Opinione pubblica divisa sull'allargamento dell'Ue, i leader si preparano a prendere decisioni cruciali

Un manifestante con una bandiera ucraina e una dell'UE
Un manifestante con una bandiera ucraina e una dell'UE Diritti d'autore Markus Schreiber/AP
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Di Mared Gwyn Jones
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Un nuovo sondaggio suggerisce che l'opinione pubblica è divisa sul potenziale allargamento dell'Unione europea

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Secondo un sondaggio su sei Paesi dell'Ue pubblicato martedì dall'European Council on Foreign Relations (Ecfr), non c'è una chiara maggioranza di consensi per l'ingresso a breve nel blocco degli attuali Paesi candidati, nonostante gli intervistati siano aperti all'adesione di Ucraina, Moldavia e Montenegro.

Le opinioni sembrano differire a seconda che gli intervistati provengano da Stati membri "vecchi" o "nuovi": in Austria, Germania, Francia e Danimarca prevale l'opinione che l'Ue non dovrebbe aggiungere nuovi membri in tempi brevi, mentre in Polonia e Romania si registra un ampio sostegno all'allargamento.

I risultati giungono mentre i leader dell'Ue e dei Balcani occidentali si preparano a discutere dell'allargamento in un vertice che si terrà mercoledì a Bruxelles, e prima delle decisioni cruciali sull'avanzamento delle candidature di Ucraina, Moldavia e Georgia, che avverranno nel corso della settimana.

Dieci Paesi vicini all'Ue sono candidati ufficiali o "potenziali" all'adesione al blocco di 27 Paesi, tra cui sette dei Balcani occidentali.

La guerra della Russia contro l'Ucraina ha dato un senso di urgenza al processo, tradizionalmente lento, di approvazione di nuovi membri, mentre l'Ue cerca di rafforzare il suo potere geopolitico integrando il "fianco" orientale.

Il mese scorso, la Commissione europea ha raccomandato l'avvio di colloqui formali di adesione con l'Ucraina e la Moldavia, in attesa dell'approvazione dei leader dell'Ue al vertice che si aprirà giovedì.

Ma il premier ungherese, Viktor Orbán, ha espresso la sua ferma opposizione, minacciando di porre il veto all'apertura dei colloqui con l'Ucraina e di far deragliare i piani dell'Ue per dare una spinta necessaria alle ambizioni di Kiev di diventarne membro, in un momento in cui il sostegno occidentale all'Ucraina sta vacillando.

Sovrana indecisione

Nei Paesi oggetto del sondaggio dell'Ecfr, il 37% degli intervistati è favorevole all'ingresso dell'Ucraina nell'Ue, mentre il 33% è contrario.

Gli intervistati si sono dimostrati aperti anche all'adesione della Moldavia, che finora è stata al fianco di Kiev nella sua candidatura, e del Montenegro, considerato il più avanzato dei Paesi dei Balcani occidentali nell'allinearsi alle politiche economiche ed estere dell'Ue.

Ma la maggioranza degli intervistati (51%) si oppone all'ingresso della Turchia e l'opinione è divisa su molti Paesi dei Balcani occidentali: più di uno su tre si oppone all'adesione all'Ue di Kosovo (37%), Serbia (35%) e Albania (35%).

La propensione all'allargamento varia anche tra i Paesi intervistati, con gli austriaci che sono i più scettici di tutti gli intervistati.

Il 53% degli intervistati austriaci si dichiara contrario all'ingresso di nuovi membri nell'Ue: il 72% degli austriaci si oppone all'adesione della Turchia e oltre la metà si oppone anche all'adesione del Kosovo e dell'Ucraina.

Gli intervistati in Romania e Polonia si sono dimostrati, nel complesso, molto più aperti all'adesione di nuovi Paesi, con una resistenza massima in Romania nei confronti dell'Ucraina (29% di contrari) e in Polonia nei confronti della Turchia (26% di contrari).

L'opinione non è sempre divisa tra est-ovest e nord-sud: gli intervistati danesi sono i più propensi a sostenere l'adesione dell'Ucraina all'Ue. 

Il 50% dei danesi ritiene che Kiev dovrebbe poter entrare nel blocco, mentre in Austria si scende a un minimo del 28%.

L'impatto dell'adesione dell'Ucraina preoccupa

Anche le potenziali implicazioni dell'adesione dell'Ucraina all'Unione europea preoccupano gli europei: in media, il 45% degli intervistati in tutti e sei i Paesi oggetto del sondaggio teme che la sicurezza dell'Ue venga minata dall'adesione dell'Ucraina.

Questo nonostante i leader dell'Ue sostengano che l'adesione dell'Ucraina al blocco sia necessaria per proteggere la sicurezza del blocco e tenere sotto controllo le ambizioni imperiali di Putin.

Quasi uno su quattro (39%) teme inoltre che l'economia del blocco soffrirebbe con l'adesione dell'Ucraina.

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La possibile integrazione dell'Ucraina - il cui Pil pro capite è tre volte inferiore a quello della Bulgaria, l'economia più piccola dell'Ue - fa temere che Kiev destabilizzi la struttura di bilancio del blocco e che molti Paesi dell'Ue passino da beneficiari netti a contribuenti netti.

Sia l'ungherese Viktor Orbán che il primo ministro slovacco Robert Fico hanno espresso in passato riserve sull'adesione dell'Ucraina, a causa delle preoccupazioni per quelli che considerano gli alti livelli di corruzione nel Paese, che potrebbero danneggiare gli elevati standard anti-corruzione dell'Ue.

Nonostante il radicamento della corruzione, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha compiuto enormi sforzi per conformarsi alle richieste di Bruxelles in materia di lotta alla corruzione. 

Un giro di vite sulla corruzione nel suo governo è culminato a settembre, quando il ministro della Difesa, Oleksii Reznikov, ha lasciato il suo incarico a seguito di molteplici scandali riguardanti l'acquisto di beni e attrezzature nel suo ministero.

Il mese scorso, la Commissione ha eccezionalmente dato il via libera all'apertura dei colloqui con l'Ucraina e la Moldavia, nonostante alcune riforme in sospeso (tra cui, nel caso di Kiev, l'innalzamento del limite legale del numero di dipendenti dell'Ufficio nazionale anticorruzione e l'attribuzione all'Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione di maggiori poteri per la verifica dei beni dei funzionari pubblici).

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