Dopo l'annuncio sulla sospensione dei fondi ai territori palestinesi da parte del commissario Várhely, la Commissione avvia invece una semplice revisione. "Nessuna sospensione perché non era previsto nessun pagamento". Proseguiranno gli aiuti umanitari
I fondi destinati dall'Unione europea ai territori palestinesi sono in revisione. "Non erano previsti pagamenti, dunque non ci sarà alcuna sospensione", si legge in un comunicato ufficiale della Commissione, secondo cui l'obiettivo è garantire che nessun finanziamento europeo consenta indirettamente a un'organizzazione terroristica di compiere attacchi contro Israele.
"Non sospenderemo nulla finché non avremo effettuato questa revisione" ha spiegato il portavoce capo dell'esecutivo comunitario Eric Mamer. "Ma riconosciamo, e questo è il risultato dell'incontro dei commissari, che è necessario rivedere l'assistenza alla Palestina in generale perché la situazione sul campo si sta evolvendo".
Proseguiranno comunque gli aiuti umanitari, che per il 2023 ammontano a 27,9 milioni.
Confusione alla Commissione
In precedenza Olivér Várhelyi, commissario europeo per l'Allargamento e la politica di vicinato, aveva annunciato la sospensione di tutti i pagamenti in reazione all'attacco militare lanciato dal movimento che controlla la Striscia di Gaza.
"In qualità di principale donatore per i palestinesi, la Commissione europea sta mettendo sotto esame l'intero portafoglio di sviluppo, per un valore totale di 691 milioni di euro", aveva scritto Várhelyi su X.
Un altro commissario, quello alla Gestione delle crisi Janez Lenarčič, ha poi specificato che gli aiuti umanitari ai palestinesi proseguiranno, e la revisione sembrerebbe riguardare dunque soltanto i fondi dedicati allo sviluppo.
La confusione è stata prodotta da un**'iniziativa personale del commissario Várhelyi**, senza aver consultato gli altri membri del collegio dei commissari, ha spiegato Eric Mamer, portavoce della Commissione.
Nemmeno gli Stati membri erano stati consultati prima dell'annuncio, cosa che ha spinto alcuni governi a chiedere chiarimenti sulle basi legali della decisione annunciata: secondo quanto apprende Euronews, Irlanda, Belgio, Spagna e Lussemburgo avrebbero presentato obiezioni.
L'Unione europea è uno dei principali fornitori di aiuti umanitari e finanziari alla Cisgiordania, il territorio governato dall'Autorità Nazionale Palestinese del presidente Mahmoud Abbas, e alla Striscia di Gaza.
Il sostegno è destinato ai servizi essenziali, come la sanità, l'assistenza sociale, gli stipendi dei dipendenti pubblici e i progetti di sviluppo. Per quanto riguarda Gaza, il denaro viene raccolto e convogliato attraverso l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa).
Le reazioni nell'Ue
Nei giorni successivi all'attacco di Hamas, anche alcuni Paesi dell'Unione europea hanno deciso di riconsiderare il loro supporto umanitario ai territori palestinesi. L'Austria ha annunciato lo stop al trasferimento di 20 milioni di euro e la Germania una sospensione temporanea per effettuare una "revisione finanziaria".
Oltre alle misure concrete, ci sono le prese di posizione. Il portavoce della Commissione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Peter Stano ha ribadito che l'Unione appoggia "il diritto di Israele a difendersi", pur specificando che le operazioni vanno condotte "nel rispetto del diritto internazionale".
I vertici delle istituzioni comunitarie, dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a quella del Parlamento Roberta Metsola, avevano già condannato in maniera netta l'attacco, decidendo pure di proiettare la bandiera di Israele sulle facciate dei rispettivi edifici, in segno di solidarietà con il popolo israeliano.
L'Alto rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri Josep Borrellha convocato un consiglio dei ministri degli Esteri d'emergenza il 10 ottobre per affrontare la situazione.
I dubbi degli esperti
Hugh Lovatt, analista dell'European Council on Foreign Relations ed esperto di relazioni israelo-palestinesi, spiega a Euronews che la decisione europea potrebbe rivelarsi pericolosa. "Gli europei dovrebbero sostenere il diritto di Israele all'autodifesa, ma premere per una risposta in linea con il diritto internazionale".
"Un'invasione totale di terra e attacchi sproporzionati che prendono di mira i civili palestinesi avranno conseguenze di vasta portata e destabilizzanti sia per gli israeliani che per i palestinesi, anche aumentando il sostegno alla resistenza armata palestinese e aumentando il rischio che Hezbollah entri nel conflitto".
"Dare a Israele un assegno in bianco, come potrebbero fare ora gli europei, rischia di avere un esito pericoloso e controproducente", spiega l'esperto.
Lovatt ritiene inoltre che l'Europa debba lavorare a stretto contatto con altri Stati arabi che possono mediare nel conflitto, in particolare Egitto e Qatar.