Il Parlamento europeo chiede norme comuni contro la prostituzione

Il Parlamento europeo chiede una maggiore sensibilizzazione sul temadella prostituzione nell'Ue
Il Parlamento europeo chiede una maggiore sensibilizzazione sul temadella prostituzione nell'Ue Diritti d'autore Franka Bruns/AP2009
Diritti d'autore Franka Bruns/AP2009
Di Isabel Marques da SilvaVincenzo Genovese
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Il Parlamento europeo ha approvato una relazione che chiede misure a livello comunitario per contrastare la prostituzione: 234 i voti favorevoli 175 i contrari e 122 le astensioni

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L'asimmetria delle differenti norme nazionali, secondo gli eurodeputati, crea terreno fertile per la criminalità organizzata e aumenta il numero delle vittime della tratta sessuale. 

La commissione europea, dunque, dovrebbe elaborare orientamenti comuni per gli Stati membri "che garantiscano i diritti fondamentali delle persone in situazione di prostituzione" e proporre campagne di sensibilizzazione allo scopo di scoraggiare la domanda, perché "le persone che desiderano acquistare servizi sessuali rischiano fortemente di finanziare di fatto uno sfruttamento".

La relazione è stata approvata con 234 voti favorevoli, 175 i contrari e 122 astensioni: a favore si sono espressi soprattutto popolari e socialisti, contro conservatori, liberali e verdi, in una votazione che ha alterato le tradizionali divisioni dell'aula di Strasburgo.

Il dibattito, infatti, è complesso, e secondo fonti parlamentari ha richiesto lunghissime discussioni nella commissione competente (quella per per i Diritti della donna e l'uguaglianza di genere), anche solo per decidere come definire le persone in prostituzione.

"La prostituzione non è un tipo di lavoro, è una forma di violenza contro le donne"
Maria Noichl
Eurodeputata di S&D e relatrice del rapporto sulla regolamentazione della prostituzione

Punire i clienti, aiutare le vittime

La relatrice Maria Noichl, eurodeputata socialista tedesca, e la maggioranza del Parlamento, ritengono che sia necessario ridurre la domanda di servizi sessuali, limitando i canali di accesso (come le pubblicità online) e punendo i clienti delle prostitute.

"La prostituzione non è un tipo di lavoro, è una forma di violenza contro le donne. Dobbiamo ridurre la domanda, il che significa chiarire che non è consentito acquistare il corpo di una donna. Penso che sia chiaro: per tutte le cose vietate, la prima volta dovrebbero esserci le multe, e la seconda il carcere".

La riduzione della domanda di prestazioni sessuali, si legge nel testo, dovrebbe avvenire in modo da non nuocere alle persone che le offrono, molto spesso costrette a farlo. 

Alcune ex lavoratrici del sesso hanno spiegato a Euronews quali cambiamenti si aspettano dalla nuova legislazione. Amelia Tiganus, ex prostituta e ora attivista in Spagna, rifiuta di essere chiamata "lavoratrice sessuale", perché è stata venduta a uno sfruttatore e costretta a prostituirsi.

"È in gioco è la dignità stessa dell’Europa, che dovrebbe adottare un modello di progresso. La cosa più importante è avere un modello di uguaglianza, rispetto e trattamento rispettoso di donne e uomini. Questa è la nostra aspirazione".

Marie Marklinger, ex prostitura tedesca, concorda: "Nessuna donna vuole vendere il proprio corpo e i propri servizi agli uomini solo perché le piace. Quindi dobbiamo porre fine alla domanda, aiutare le donne, depenalizzare le donne. Perché in questo momento, in Germania, la legge comporta che l'unica a temere punizioni o multe sia la donna".

"Non bisogna considerare tutte le forme di lavoro sessuale come violenza di genere"
Terry Reintke
Co-presidente del gruppo Verdi/Ale

Chi chiede di non generalizzare

Ma non tutti sono d'accordo: la European Coalition of Sex Workers' Rights and Inclusion, associazione europea delle sex workers critica il rapporto, che ritiene "di parte", perché ignora l'impatto negativo della criminalizzazione dei clienti, che a suo giudizio porta soltanto a livelli più alti di clandestinità e violenza. 

Secondo la co-presidente del gruppo dei Verdi/Ale Terry Reintke non tutta la prostituzione è forzata e le lavoratrici sessuali non sono necessariamente vittime di violenza.

"Vogliamo iniziative legislative, come una revisione della direttiva sui diritti delle vittime, in modo da poter proteggere meglio le vittime di sfruttamento sessuale, senza generalizzare e considerare tutte le forme di lavoro sessuale come violenza di genere" .

Anche diverse agenzie delle Nazioni Unite, come l’Oms, e organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International e Human Rights Watch, si oppongono alla criminalizzazione dell’acquisto di prestazioni sessuali. 

Sul piano legale la questione resta dibattuta: la Corte europea dei diritti umani esaminerà prossimamente una causa intentata da un gruppo di prostitute contro una legge francese in materia approvata nel 2016.

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