Veto o non-veto: cos'è lo "Stormont Brake", la clausola dell'ultimo accordo post-Brexit

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen insieme al primo ministro britannico Rishi Sunak dopo la firma della Carta di Windsor
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen insieme al primo ministro britannico Rishi Sunak dopo la firma della Carta di Windsor Diritti d'autore European Union, 2023.
Diritti d'autore European Union, 2023.
Di Jorge LiboreiroVincenzo Genovese
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

Il primo ministro britannico Rishi Sunak lo definisce un "veto", la Commissione europea un' "opzione per circostanze eccezionali". A richiederne l'attivazione sarà il parlamento dell'Irlanda del Nord

PUBBLICITÀ

Il "nuovo capitolo" nelle relazioni tra Unione Europea e Regno Unito dopo la Brexit inizia con un accordo, la Carta di Windsor, e un "freno di emergenza", lo "Stormont Brake".

L'intesa complessiva è un insieme di "soluzioni congiunte" per affrontare la complessa situazione normativa nell'Irlanda del Nord, una regione con una storia di sanguinose violenze, intrappolata dopo la Brexit tra la legislazione del Regno Unito e quella dell'Unione.

Un protocollo controverso

Per mantenere l'assenza di confini fisici tra l'Irlanda del Nord, che appartiene al Regno Unito, e la Repubblica d'Irlanda che fa parte dell'Unione Europea, Bruxelles e Londra avevano negoziato un protocollo ad hoc, che includeva il territorio nordirlandese nelle norme comunitarie in materia di dogane, imposta sul valore aggiunto, accise, sovvenzioni e commercio marittimo.

Dalla sua firma nel 2019, tuttavia, il protocollo nord-irlandese è stato oggetto di molte critiche da parte degli unionisti dell'Irlanda del Nord e del Partito conservatore del Regno Unito, diventando uno dei punti più controversi delle relazioni post-Brexit. 

Tanto che gli unionisti del Dup (Democratic Unionist Party), superati dagli indipendentisti dello  Sinn Féin nelle elezioni del maggio 2022 hanno bloccato la formazione dell'esecutivo nordirlandese, rendendo necessarie nuove elezioni che si terranno nella prima metà del 2023. 

Il Dup ha motivato lo stallo con la volontà di risolvere prima la questione del protocollo, che a suo giudizio discrimina cittadini e imprese nordirlandesi.

Infatti, secondo gli accordi post-Brexit, l'Irlanda del Nord rimane allineata alle norme dell’Ue in una serie di ambiti specifici, pur formando parte del territorio doganale del Regno Unito. Questo rende necessari controlli ed eventuali dazi doganali per le merci in arrivo dalla Gran Bretagna sull'isola d'Irlanda, al fine di ammetterle nel mercato unico europeo.

Accordo con clausola

Per risolvere l'impasse, Bruxelles e Londra hanno concordato due percorsi diversi per le merci britanniche: uno "verde", senza controlli, per le merci destinate soltanto al mercato dell'Irlanda del Nord, l'altro "rosso", per quelle che devono entrare nella repubblica d'Irlanda e quindi nel mercato unico europeo.

Ma anche un meccanismo innovativo, chiamato "Stormont Brake", "Freno di Stormont", dal nome del quartiere di Belfast dove si riunisce il parlamento dell'Irlanda del Nord. 

In pratica, l'assemblea nordirlandese, composta da 90 deputati, ha una sorta di "possibilità di intervento" in caso di modifica delle leggi comunitarie che avrebbe un impatto significativo e duraturo sulla vita quotidiana dei suoi cittadini.

La richiesta dovrà essere firmata da un minimo di 30 membri del parlamento di Stormont appartenenti ad almeno due diversi partiti politici e dovrà contenere solide argomentazioni per dimostrare che l'impatto dannoso è "destinato a persistere", come ha affermato il governo britannico. Per attivare lo "Stormont Brake" non sarà necessaria nemmeno la maggioranza dell'assemblea di Belfast e quindi sia gli unionisti del Dup che gli indipendentisti pro-Irlanda dello Sinn Féin potrebbro farvi ricorso senza consenso reciproco.

Una volta firmata la petizione, il governo del Regno Unito potrà attivare la clausola e sospendere l'applicazione della legge europea modificata in Irlanda del Nord, con effetto immediato.

Successivamente, i funzionari europei e britannici si incontreranno nel loro comitato congiunto per discutere la controversia legale, e possibilmente risolverla. Se invece non viene trovata alcuna soluzione, le due parti sottoporranno la loro controversia ad un arbitrato indipendente.

Tale collegio, nominato da entrambe le parti, avrà il compito di decidere se l'attivazione del freno sia stata ingiustificata oppure soddisfi tutti i requisiti necessari. 

Nel primo caso lo "Stormont Brake" viene semplicemente disattivato e la nuova legge europea si applica anche all'Irlanda del Nord.

Nel secondo, si conferma la sospensione della nuova norma dell'Ue in Irlanda del Nord, che a questo punto avrà una "divergenza normativa" con la confinante Repubblica d'Irlanda. L'Ue dovrà quindi adottare specifiche "misure correttive" per affrontare la nuova situazione.

Freno "eccezionale" o veto mascherato?

"Il freno non sarà disponibile per futili motivi", ha avvertito l'esecutivo di Londra, mentre la Commissione europea insiste sul fattoche lo strumento sarà un'opzione di ultima istanza, destinata solo alle "circostanze eccezionali" in cui tutti gli altri sforzi di mediazione sono risultati vani.

PUBBLICITÀ

Tra Bruxelles e Londra, tuttavia, sembra esserci un sorprendente disaccordo sul funzionamento reale del meccanismo. 

Che "darebbe al Regno Unito un veto inequivocabile, consentendo la disapplicazione permanente della norma europea, secondo quanto afferma il governo britannico. La parola "veto" è stata usata anche dal primo ministro Rishi Sunak durante la conferenza stampa congiunta con la presidente von der Leyen e successivamente ripetuta sul suo account Twitter.

Né von der Leyen né alti funzionari europei hanno utilizzato il termine, che potrebbe essere interpretato come un'ammissione di perdita di controllo da parte dell'Ue. La parola è assente da qualsiasi documento ufficiale rilasciato dalla Commissione europea in merito.

"I nomi o gli aggettivi utilizzati per descrivere il freno sono scelti dalle parti in causa", ha detto a Euronews un portavoce della Commissione europea quando gli è stato chiesto della divergenza semantica.

Per David Henig, dell'European Centre for International Political Economy, il ruolo del freno è stato esagerato da Sunak e dal suo governo, dove l'ala dei conservatori favorevoli alla Brexit detiene ancora un'influenza importante. "Il Regno Unito può decidere di non applicare il diritto dell'Ue, ma poi entrambe le parti devono discutere le alternative e l'Unione può prendere le sue misure se non c'è accordo", dice Henig a Euronews.

PUBBLICITÀ

Christy Petit, professoressa di diritto europeo all'università di Dublino, è d'accordo, osservando che il freno è limitato dalla condizione di dimostrare un impatto "significativo" sulla vita dei nordirlandesi.

"Anche se venisse attivato su decisione unilaterale da parte del Regno Unito, l'U può sempre reagire, ed esiste una salvaguardia procedurale per assicurarsi che il governo britannico abbia agito in buona fede e in conformità con la Carta di Windsor", spiega la docente universitaria a Euronews.

Arbitrato indipendente

Con una concessione per certi versi sorprendente,l'Unione Europea ha accettato di affidare le decisioni sullo "Stormont Brake" a un collegio arbitrale indipendente, accettando la rinuncia alla Corte di Giustizia europea, che invece all'ultima parola sul resto delle controversie post-Brexit.

A Bruxelles, alti funzionari sottolineano che al collegio arbitrale sarà chiesto di pronunciarsi solo sulle condizioni per far scattare il freno - una questione procedurale - piuttosto che sulla sostanza del diritto europeo stesso, in cui la Corte di Giustizia rimarrà "l'unico e ultimo arbitro".

Secondo Federico Fabbrini, professore di diritto presso la Princeton University, la Carta di Windsor  non sminuisce il ruolo della Corte di Giustizia europea, il cui ruolo rimane "radicato" nel protocollo originale e il collegio arbitrale indipendente esaminerà soltanto le nuove modifiche al diritto dell'Ue, ma non la legislazione nella sua interezza.

PUBBLICITÀ

"Le parti si sono impegnate alla risoluzione pacifica delle controversie e al ricorso all'arbitrato, che era già possibile secondo il protocollo. Quindi su questo non cambia nulla". 

L'intero accordo dovrà essere approvato dal parlamento di Londra e da quello comunitario di Strasburgo, ma sia il Regno Unito che l'Unione Europea sembrano soddisfatti dell'accordo raggiunto. Almeno fino alla prima attivazione del "freno d'emergenza".

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

L'avvertimento di Bruxelles a Londra

La lenta agonia dell'industria della pesca in Irlanda

Zaporizhzhia probabilmente non salterà in aria, ma l’Europa è comunque pronta al peggio