Una nuova legge europea contro i lavori forzati

In tutto il mondo oltre 27 milioni di persone sono costrette al lavoro forzato
In tutto il mondo oltre 27 milioni di persone sono costrette al lavoro forzato Diritti d'autore AP Photo/Timur Karpov
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Di Euronews
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La normativa vieterà l'importazione di prodotti realizzati in condizioni di manodopera coatta. Nel mirino anche le merci in arrivo dallo Xinjang, la regione degli Uiguri

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La Commissione Europea presenterà presto una proposta legislativa per vietare l’importazione di tutti i prodotti realizzati con il lavoro forzato, una condizione che riguarda milioni di persone in tutto il mondo.

Una piaga mondiale

Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, gli individui costretti a lavorare sono circa 27,6 milioni, di cui 3,3 milioni bambini o minori. L’86% delle volte questa pratica avviene nel settore privato, ma ci sono casi in cui sono le autorità statali a costringere le persone al lavoro.

Cina nel mirino

Il caso forse più noto riguarda la popolazione degli Uiguri, una minoranza musulmana che abita la provincia cinese dello Xinjiang.

Proprio un’attivista uigura è stata invitata all’ultima sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, dal gruppo politico dei Verdi:Alleanza libera per l’Europa, fra i più attivi sul tema.

"Da 5 anni sappiamo che la Cina utilizza la popolazione uigura per il lavoro forzato. Sappiamo quali sono i settori industriali... il settore tessile, l'alta tecnologia e le telecomunicazioni, in particolare", dice Dilnur Reyhan, ricercatrice e presidente dell'Istituto Uiguro d'Europa.

I Verdi chiedono a gran voce una norma simile a quelle adottate in Canada e negli Stati Uniti: quando vi sono sospetti fondati di casi di lavoro forzato in un determinato luogo, le aziende devono dimostrare di escluderlo dalla loro filiera di approvvigionamento. Secondo loro, la proposta della Commissione è invece troppo morbida e quindi meno efficace, come spiega un eurodeputato che si è occupato della questione

"Secondo la proposta, le autorità nazionali dovrebbero indagare dopo che sono state allertate da associazioni, esperti o altre società. Quindi c'è il rischio di mettere in piedi un sistema poco efficiente", commenta l'europarlamentare dei Verdi francesi Yannick Jadot. 

Il regolamento proposto potrà comunque essere modificato dal parlamento europeo e dagli Stati membri: una volta ottenuta l’approvazione definitiva dovrebbero poi passare due anni prima della trasposizione nelle legislazioni nazionali.

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