Ue-Turchia: il nodo dei diritti umani

La Turchia resta un paese candidato all’ingresso nell’Unione europea ma ci sono importanti passi da fare per andare avanti. È il succo della dichiarazione dell’alta rappresentante Ue per la politica estera Federica Mogherini al termine dell’incontro con il ministro degli esteri turco: “Come abbiamo sempre fatto in passato, insistiamo che la nostra cooperazione e il dialogo devono essere sostenuti da concreti passi positivi nei campi dello stato di diritto e delle libertà fondamentali, così come nelle relazioni bilaterali con ciascuno degli Stati membri europei”.
Il riferimento è alle purghe seguite al fallito colpo di Stato del luglio dell’anno scorso. A preoccupare particolarmente la Commissione, gli attacchi alla libertà d’espressione.
“Che si tratti di giornalisti o attivisti – ha reagito Mevlüt Çavuşoğlu riferendosi all’ondata di arresti – non ha importanza. Bisogna distinguere fra i giornalisti che fanno bene il loro lavoro in piena libertà e i sedicenti giornalisti che appoggiano il terrorismo”
Prima dell’incontro, una petizione firmata da quasi 900 mila persone per il rilascio degli attivisti detenuti in Turchia è stata consegnata all’ufficio di Federica Mogherini.
Tomorrow EU's
FedericaMog</a> must demand the release of our staff in Turkey when she meets Turkey's Foreign Minister: <a href="https://t.co/wX4mxwo25g">https://t.co/wX4mxwo25g</a> <a href="https://t.co/WQg91OqH86">pic.twitter.com/WQg91OqH86</a></p>— AmnestyInternational (
amnesty) 24 luglio 2017
Per John Dalhuisen, direttore generale di Amnesty International per l’Europa e l’Asia centrale, “Questo è un momento decisivo per la società civile in Turchia e per la comunità internazionale nelle sue relazioni con la Turchia. Queste relazioni devono cambiare e i nostri colleghi della comunità dei diritti umani devono essere rilasciati e devono essere sostenuti”.