L'idea di un'Europa in cui alcuni Stati possono avanzare più velocemente degli altri ha generato tensioni tra i leader europei nelle settimane scorse
Nonostante le minacce e le polemiche delle settimane scorse alla fine Beata Szydlo, primo ministro polacco, ha firmato sabato la dichiarazione per i 60 anni dei trattati di Roma. Complice l’assenza nel testo di ogni riferimento esplicito a un’Europa a più velocità, invisa a molti paesi dell’Est.
“E’ qualcosa a cui dobbiamo fare attenzione – ha dichiarato il premier slovacco, Robert Fico- perché penso che tutti i paesi dell’Unione europea dovrebbero essere pronti a continuare insieme. Personalmente non riesco a immaginare che questo meccanismo in cui alcuni paesi vanno più velocemente possa essere il principio del funzionamento dell’Unione europea.”
Europa come garanzia di pace e prosperità, su questi punti ha insistito Donald Tusk, presidente del consiglio europeo, non senza qualche riferimento alla propria storia personale. Lui che ha “vissuto dietro la cortina di ferro per più di metà della mia vita, in cui era proibito anche solo sognare anche quei valori” ha spiegato che “quella si che all’epoca era davvero un’Europa a due velocità”.
La dichiarazione di Roma servirà a guidare i leader europei per i prossimi anni verso un futuro a 27, in cui sarà necessario ritrovare l’unità che in questo momento sembra mancare.