Brexit, "Nessuno ha interesse a una guerra del commercio"

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Il Regno Unito potrebbe imporre dazi e questo distruggerebbe molti posti di lavoro, nessuno ha davvero interesse ad una guerra del commercio.

Per saperne di più sulle condizioni del divorzio abbiamo incontrato Pieter Cleppe, direttore del Think Thank indipendente Open Europe a Bruxelles.

Sophie Clodet, euronews:

“Il suo Think Tank sostiene che non cambierà molto dopo il Brexit nel senso che il Regno Unito accederà ancora ai singoli mercati europei. Potrebbe dirci di più?”

Pieter Cleppe:

“La posta in gioco è troppo alta per poter fare deragliare tutto. La Germania esporta molto nel Regno Unito, il Belgio anche di più, i Paesi bassi con i porti di Anversa e Rotterdam, i costruttori di auto tedeschi…
Certo potrebbero esserci restrizioni alla sua industria finanziaria, ma il Regno Unito potrebbe imporre dazi e questo distruggerebbe molti posti di lavoro, nessuno ha davvero interesse ad una guerra del commercio. E coloro che dicono che è il continenete ad avere il coltello dalla parte del manico, credo si sbaglino. Siccome nel Regno Unito si perderebbero 200 mila posti di lavoro e in Germania solo 100 mila, non è che Angela Merkel sarebbe disponibile a rischiarli tutti d’un colpo”.

Sophie Claudet:

“Crede che questo referendum apra la strada ad altri in Europa sulla possibilità per altri Paesi di andarsene?”

Pieter Cleppe:

“Non subito ma dipenderà da come l’Unione europea reagirà a quanto è accaduto. Se l’Unione europea continuerà a fare ciò che è popolare e cioè togliere le barriere al commercio, penso che aumenterà il gradimento.

Se l’Unione europea cerca di salvaguardare imprese come RyanAir o Wizz Air, lasciandole operare sul continente, non suscita molte critiche. Quando invece interferisce nei conti nazionali o cerca di gestire i trasferimenti fiscali tra Paesi o cerca di gestire materie come l’asilo, allora monta l’euroscetticismo, quindi Bruxelles dovrebbe finirla con l’apetto politico della cooperazione ed essere una organizzazione che si occupa solo di rimozione delle barriere commerciali”.

Sophie Claudet:

“In questo modo prende chiaramente un partito in favore del commercio, ma altri cittadini europei potrebbero argomentare che è la libertà di movimento dei cittadini che conta di più e che potrebbe essere sacrificata”.

Pieter Cleppe:

“Ma la libertà di movimento, è parte del libero commercio. E penso che questo sia un valore nella cooperazione europea purtroppo, la maggioranza, non solo nel Regno Unito ha molti problemi con questo. Quindi per salvare il più possibile questa libertà di movimento, sarà necessario fare molti compromessi. Pensiamo a come l’accordo sullo spazio Schengen in Europa sia stato salvato l’anno scorso. La Commissione europea ha fatto un ottimo lavoro nel mostrarsi flessibile. Ha permesso ai singoli Paesi di imporre controlli temporanei alle frontiere e questo ha contribuito a stabilizzare la crisi dei rifugiati e cosa ancor più importante, ha probabilmente salvato l’area Schengen. Se l’Europa vorrà sopravvivere dovrà mostrarsi flessibile”.

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