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Rifugiati e politica migratoria, la Commissione Ue verso l'adozione di un meccanismo permanente di risposta alle crisi

Rifugiati e politica migratoria, la Commissione Ue verso l'adozione di un meccanismo permanente di risposta alle crisi
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Di Arianna Sgammotta
Pubblicato il
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L’emergenza rifugiati in diversi Stati membri europei solleva quesiti sull’adeguatezza della politica comunitaria in materia d’immigrazione. La

L’emergenza rifugiati in diversi Stati membri europei solleva quesiti sull’adeguatezza della politica comunitaria in materia d’immigrazione. La Commissione europea si difende e annuncia nuove misure in arrivo, già la prossima settimana. Per l’esecutivo la chiave di volta è uscire dallo stato di emergenza continua.

“Quello che intendiamo fare è creare un meccanismo permanente” ha spiegatol a Portavoce dell’esecutivo Ue Natasha Bertaud “In modo che quando ci sarà uno stato di crisi o quando un Paese si troverà in un momento di crisi, il sistema si attiverà automaticamente. In questo modo sarà possibile garantire una redistribuzione di una parte dei rifugiati in altri Paesi. Si tratterà sempre di una parte, non possiamo allentare del tutto la pressione sui Paesi”

Il meccanismo per la redistribuzione e il ricollocamento dei richiedenti asilo trova il consenso dell’Agenzia Onu per i Rifugiati, che però chiede a Bruxelles di andare oltre le cifre.

“Abbiamo già espresso il nostro appoggio alla proposta di ricollocare 20.000 rifugiati l’anno e distribuirne 40.000 già arrivati in Europa tra i diversi Paesi membri” spiega Philippa Candler dell’ufficio europeo dell’Unhcr“La Commissione europea dovrebbe portare avanti quanto scritto nell’agenda sulle migrazioni presentata a maggio, guardare anche ad altre soluzioni più innovative”.

Oltre alla modalità di distribuzione dei rifugiati tra gli Stati membri , sul tavolo della Commissione c‘è anche la riforma della politica d’asilo europea. Altro capitolo difficile da affrontare per Bruxelles.
Soltanto nel 2014 l’Europa ha ricevuto 600.000 domande d’asilo. Il 76% delle quali è stata gestita e analizzata soltanto da 5 Paesi membri. Uno squilibrio che alcune capitali europee hanno già sottolineato più volte.

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