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L'Ue fissa al 2027 la scadenza per lo stop all'energia russa

Il gas russo continua a essere esentato dalle sanzioni dell'UE.
Il gas russo continua a essere esentato dalle sanzioni dell'UE. Diritti d'autore  Dmitri Lovetsky/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
Diritti d'autore Dmitri Lovetsky/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
Di Jorge Liboreiro
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Le importazioni di petrolio, gas e combustibile nucleare russi dovranno cessare al più tardi entro il 2027, ha indicato Bruxelles illustrando una nuova ambiziosa strategia

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L'Unione europea ha fissato al 2027 la scadenza entro la quale tutti i 27 Stati membri, da quelli con sbocco sul mare a quelli che ne sono privi, dovranno eliminare gradualmente tutti gli acquisti residui di materie prime energetiche provenienti dalla Russia. Comprese le importazioni via nave di gas naturale liquefatto (Gnl) che continuano ad arrivare sulle coste dei Paesi europei nonostante la guerra in Ucraina.

L'addio alle fonti di energia provenienti dalla nazione guidata da Vladimir Putin sarà appunto progressivo. In primo luogo, verrà introdotto un divieto di stipulare nuovi contratti a breve termine, entro la fine del 2025. La fase successiva riguarderà invece gli accordi a lungo termine, che rappresentano i due terzi di quelli legati al gas russo: essa partirà entro la fine del 2027. Saranno inoltre introdotte ulteriori restrizioni per contrastare la cosiddetta "flotta ombra" di navi che trasportano petrolio russo clandestinamente, nonché per bloccare le importazioni di uranio e di altri materiali legati alla filiera nucleare.

La Commissione europea ha presentato una strategia globale

A ogni Stato membro sarà chiesto di redigere un piano nazionale che descriva nel dettaglio come intende eliminare le fonti russe dal proprio mix energetico. Tutte le misure sono contenute a loro volta in una strategia globale presentata dalla Commissione europea martedì 5 maggio. La tabella di marcia, che deve essere concretizzata in testi legislativi prima di entrare in vigore, era inizialmente prevista nei primi cento giorni di lavoro dell'organismo esecutivo comunitario, ma è stata più volte rinviata a causa della profonda incertezza legata alla spinta di Donald Trump che punta ad accelerare i negoziati tra Ucraina e Russia.

La ripresa degli acquisti di energia russa è stata indicata infatti come una possibile condizione per un futuro accordo di pace. Con la sua strategia, Bruxelles esclude questa idea e punta a predisporre le garanzie necessarie per eliminare definitivamente l'uso di combustibili fossili russi: "Anche se domani ci fosse la pace, non sarebbe sensato per noi tornare a dipendere da quelle importazioni", ha dichiarato Dan Jørgensen, commissario europeo per l'Energia. Secondo il quale "in primo luogo, non dovremmo metterci di nuovo in una posizione di tale vulnerabilità. In secondo luogo, non vogliamo riempire le sue casse e sostenere la sua economia di guerra, perché chissà quali saranno i prossimi Paesi".

Il gas è stato risparmiato dalle sanzioni contro la Russia

Il consumo di energia russa è stato al centro del dibattito politico fin dall'inizio dell'invasione, quando l'Ue è stata improvvisamente costretta a fare i conti con la sua dipendenza da Mosca. Per reazione, Bruxelles ha approvato misure per tagliare le importazioni di carbone e petrolio via mare, ma il gas, una grande fonte di entrate per il Cremlino, è rimasto risparmiato dalle sanzioni.

L'anno scorso, i Paesi membri hanno acquistato 31,62 miliardi di metri cubi (bcm) di gas russo via gasdotto e 20,05 bcm di Gnl, pari al 19 per cento del loro consumo totale di gas. Nel frattempo, il greggio proveniente dalla nazione euro-asiatica ha continuato a transitare attraverso l'oleodotto Druzhba, che è stato esentato dalle sanzioni grazie alle pressioni ungheresi.

In totale, si stima che l'Ue abbia speso 23 miliardi di euro per i combustibili fossili russi nel 2024, superando il totale fornito all'Ucraina come sostegno militare. Questo squilibrio è da tempo fonte di attrito tra gli Stati membri che, nonostante i continui appelli di Kiev, non sono mai riusciti a trovare un accordo per eliminare completamente le importazioni di fonti russe.

L'appello di dieci nazioni per lo stop alle importazioni

All'inizio di quest'anno, dieci nazioni - Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Svezia - hanno firmato una lettera congiunta per chiedere il divieto totale di importazione del gas russo, compreso il Gnl: "La capacità della Russia di sostenere i suoi sforzi bellici è profondamente legata alle sue entrate", hanno scritto. L'Ungheria e la Slovacchia, invece, hanno serrato i ranghi per opporsi alle sanzioni, sostenendo che ciò metterebbe a rischio le loro economie nazionali e la competitività dell'Ue.

I due Paesi, privi di sbocco sul mare, hanno poi reagito con veemenza quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha deciso di rescindere il contratto con Gazprom e di interrompere il transito del gas russo attraverso il territorio del suo Paese, alla fine del 2024. "Non permetteremo loro di guadagnare altri miliardi sul nostro sangue", aveva dichiarato il leader di Kiev. Budapest e Bratislava avevano chiesto l'intervento di Bruxelles, ma la Commissione non ha criticato la decisione di Zelensky, dato che ha contribuito ad accelerare il processo di phase-out.

L'interruzione ha lasciato il TurkStream, che attraversa la Turchia verso i Balcani e l'Europa centrale, come unico gasdotto che porta attivamente il gas russo all'Ue. I flussi attraverso i gasdotti NordStream e Yamal-Europe erano già cessati nel primo anno di guerra. "I divieti che fanno parte del piano saranno adottati a maggioranza qualificata. Quindi in modo diverso rispetto alle sanzioni, per le quali è necessaria l'unanimità", ha detto Jørgensen. "Ci aspettiamo che tutti i Paesi, anche se non sono d'accordo con la decisione, rispettino la normativa".

Un grattacapo politico

Ma se gli acquisti di gas russo via terra sono crollati ai minimi storici, le navi che trasportano il Gnl russo continuano a entrare nei terminal con volumi ancora più elevati, senza alcun impedimento, creando un grattacapo politico per Bruxelles. Secondo il Centro di ricerca sull'energia e l'aria pulita (Crea), le importazioni di Gnl russo nell'Ue nel 2024 sono aumentate del 9 per cento rispetto all'anno precedente. Quasi il 90 per cento di questi acquisti è arrivato in Francia (7,7 bcm), Spagna (5,7 bcm) e Belgio (5,1 bcm).

"La Russia dipende enormemente dal mercato dell'Ue per le sue esportazioni di gas, in quanto fornisce il 52 per cento dei suoi ricavi", ha spiegato il Crea in un rapporto pubblicato ad aprile. La mancanza di restrizioni ha permesso alle aziende europee di firmare liberamente contratti con i fornitori russi, alcuni dei quali hanno come scadenza il 2040.

Secondo il piano della Commissione, il divieto di acquistare gas russo sarà sufficiente perché le imprese dell'Ue possano dichiarare cause di forza maggiore - cioè eventi o circostanze che vanno al di là del controllo dei firmatari - e svincolarsi dagli impegni legali. "Pertanto, non potranno essere ritenute responsabili. Questa è la chiara valutazione dei nostri servizi legali. E quindi, pensiamo anche di avere un messaggio molto confortante per le imprese che hanno stipulato questi contratti", ha precisato Jørgensen.

Il rischio di controversie legali per le imprese europee

La rescissione, tuttavia, rischia di essere contestata in tribunale e potrebbe comportare pesanti sanzioni per gli europei. I contratti russi sono generalmente regolati da termini ben definiti di "take or pay", il che significa che gli acquirenti sono obbligati ad accettare le consegne concordate o a pagare una compensazione finanziaria per il loro rifiuto. Secondo la Reuters, le controversie legali tra le imprese dell'UE e i fornitori russi ammontano già a 18,5 miliardi di euro.

Il metodo più infallibile per invocare la forza maggiore e sfidare le cause in tribunale sarebbe l'approvazione di sanzioni a livello europeo, sostiene Elisabetta Cornago, ricercatrice senior presso il Centro per le Riforme Europee (Cer). Secondo la quale le posizioni di Ungheria e Slovacchia rendono però tale ipotesi virtualmente impossibile: "La nuova tabella di marcia presentata oggi dalla Commissione riconosce questa difficoltà, ma cerca di trovare nuove strade per garantire tecnicamente l'eliminazione graduale delle importazioni di combustibili fossili russi, ad esempio fornendo percorsi di uscita dai contratti alle aziende europee", ha dichiarato Cornago a Euronews.

Si tratta di una strategia che, secondo l'esperta, "non è priva di rischi, in quanto potrebbero seguire costosi arbitrati per tali aziende, ma è una strada da percorrere e un modo per segnalare che l'Ue sta (finalmente) facendo sul serio per eliminare gradualmente tutte le importazioni di combustibili fossili russi".

La presentazione di martedì arriva nel bel mezzo dei negoziati sui dazi tra la Commissione e la Casa Bianca. Donald Trump ha ventilato l'idea di incrementare le vendite di Gnl di produzione americana per riequilibrare i rapporti commerciali.

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