Cosa c'è dietro tutti i flop al botteghino di quest'anno e quali lezioni può trarne Hollywood?

Cosa c'è dietro tutti i flop al botteghino di quest'anno?
Cosa c'è dietro tutti i flop al botteghino di quest'anno? Diritti d'autore Paramount Pictures(Mission: Impossible - Dead Reckoning Part One), Walt Disney Studios Motion Pictures(Indiana Jones and the Dial of Destiny), Warner Bros (The Flash), Universal Pictures (Fast X)
Diritti d'autore Paramount Pictures(Mission: Impossible - Dead Reckoning Part One), Walt Disney Studios Motion Pictures(Indiana Jones and the Dial of Destiny), Warner Bros (The Flash), Universal Pictures (Fast X)
Di David Mouriquand
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Quali sono le ragioni di una stagione cinematografica estiva così disastrosa?

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Hollywood non è particolarmente di buon umore in questo periodo. Gli scioperi degli sceneggiatori e degli attori sono ancora in pieno svolgimento e non si intravede una soluzione prima dell'inizio della stagione dei festival autunnali. Ma il problema non è solo relativo alle serate di consegna dei premi: la situazione pesa anche sulle società di produzione che cercano di promuovere i loro film. Al di là dei festival, infatti, se gli scioperi persistono, anche il calendario delle uscite per il 2024 dovrà essere modificato. A ciò si aggiunge il fatto che il 2023, finora, è stato davvero poco esaltante per l'industria. 

Eccezion fatta per Barbie e Oppenheimer, quasi tutti i grandi film hanno avuto un rendimento insufficiente. Sia a livello di critica che e di incassi. Da Ant-Man and The Wasp: QuantumaniaIndiana Jones e il Quadrante del Destino, da The Flash a Fast X, da Shazam! Furia degli dei a Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte Uno, moltissimi film hanno faticato a centrare gli incassis perati.

Si tratta di una preoccupazione notevole per Hollywood, poiché molti speravano che il 2023 sarebbe stato il primo anno post-pandemia con un ritorno ai numeri abituali. Ecco alcuni dei motivi per cui le grandi produzioni hanno fallito quest'anno e le lezioni che Hollywood deve trarne per evitare che nei prossimi anni si ripeta il fiasco dei blockbuster estivi del 2023.

Attenzione ai budget, soprattutto dopo la pandemia

Universal Pictures
Un'immagine di "Fast X"Universal Pictures

Un denominatore comune ai flop di quest'anno è che i film avevano budget enormi. Indiana Jones e il quadrante del destino si stima sia costato 295 milioni di dollari (270 milioni di euro), mentre Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte Uno si è avvicinato alla soglia dei 300 milioni di dollari. Fast X, l'ultimo capitolo della serie apparentemente infinita, è costato ben 340 milioni di dollari (312 milioni di euro), diventando così l'ottavo film più costoso di tutti i tempi dopo Star Wars: il risveglio della Forza, oAvatar - La via dell'acqua

Per comprendere di che cifre stiamo parlando, con i soldi spesi per Fast X si sarebbe potuto realizzare due volte Mad Max: Fury Road o produrre quasi per intero sia Frozen che Frozen II. Dati che fanno riflettere, soprattutto se si considera la qualità di Fast X...

Quando si ritiene che un blockbuster debba incassare più del doppio del suo costo di produzione per essere considerato un successo commerciale (più gli extra spesi per commercializzare i film), la redditività nelle sale diventa sempre più difficile da raggiungere.

I citati titoli del 2023 hanno fallito in questo senso. Sia Indiana Jones e il quadrante del destino che Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte Uno sembravano successi garantiti, ma hanno rischiato di perdere fino a 100 milioni di dollari ciascuno. Quanto a Shazam! Furia degli dei, ha perso circa 150 milioni di dollari, mentre The Flash ha concluso la sua corsa nelle sale con un incasso di 268 milioni di dollari in tutto il mondo, a fronte di un costo dichiarato di 220 milioni di dollari (ma a quanto pare più vicino ai 300 milioni) e una campagna di marketing per la quale sono stati spesi 150 milioni di dollari. A conti fatti, la pellicola potrebbe aver comportato perdite per più di 200 milioni. 

Ciò sembra indicare che più grandi sono i budget, più grandi sono i problemi. Soprattutto in un panorama post-pandemia, dato che le abitudini del pubblico sono cambiate radicalmente dopo il Covid. Sebbene la ripresa sia in atto, come ha dimostrato Barbenheimer, non si è ancora verificata quella corsa al ritorno nelle sale che molti speravano.

Inoltre, le finestre di proiezione ridotte non hanno aiutato. Ormai i film, dopo la pandemia, arrivano più velocemente sulle piattaforme di streaming, e questo intervallo più breve tra l'uscita nelle sale e la disponibilità a casa non solo diminuisce il potenziale di ricavi del grande schermo, ma sembra aver abituato il pubblico ad aspettare per vedere i film. A maggior ragione se si tratta di pellicole che non convincono del tutto.

Barbie e Oppenheimer sono un'eccezione alla regola, solo perché sono stati a) commercializzati con successo e b) venduti come un evento imperdibile, soprattutto se si voleva partecipare alla diatriba culturale su Barbenheimer. Se non c'è questo incentivo, perché pagare un biglietto del cinema? La diminuzione del potere d'acquisto ha poi ridotto il reddito disponibile per il divertimento, con le persone che devono scegliere con maggiore attenzione ciò che guardano sul grande schermo, per far quadrare i conti. Una serata con la famiglia al cinema, infatti, ormai costa cara, soprattutto se si scelgono 3D, IMAX o se si aggiungono i costi degli snack.

Se le condizioni economiche globali dovessero migliorare, il panorama potrebbe cambiare a favore delle sale cinematografiche. Ma per ora, spendere per diversi film al mese sembra un'impresa ardua se si considerano priorità più urgenti come le bollette e i frigoriferi pieni.

I film a puntate che hanno stancato e il problema Disney

Paramount Pictures
Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte UnoParamount Pictures

Che si tratti della Marvel e del suo Universo Cinematografico (MCU) o della DC con i suoi rendimenti in costante diminuzione, i film a puntate stanno diventando stancanti. Non si può stare al passo con le narrazioni se non si sono visti tutti i capitoli precedenti, sul grande come sul piccolo schermo. Ciò è particolarmente vero per le onnipresenti trame che popolano la maggior parte dei film del Marvel Cinematic Universe e della DC. Questa forma di investimento fa sì che, a meno che non si sia disposti a dedicare tempo ed energie, si smetta di interessarsi a una sorta di soap opera in corso, che magari ci aveva interessati in precedenza, ma che ora sembra un lavoro.

I film con i supereroi sono particolarmente colpevoli da questo punto di vista: sembra che nessuno di essi al giorno d'oggi riesca ad accontentarsi di una struttura tradizionale fatta da un'introduzione, uno svolgimento e una conclusione. Così gli studios si trovano in una situazione di stallo quando si tratta di conservare la fedeltà del proprio pubblico.

Supereroi a parte, chi ha il tempo oggi di guardare Vin Diesel in un Fast & Furious sciatto, ripetitivo e anche colpevole di aver ritrattato le morti, il che significa che nulla ha importanza e che la posta in gioco emotiva è ormai inesistente.

Mission: Impossible - Dead Reckoning ha anche dimostrato che la saga di M:I sta mostrando segnali di esaurimento di idee, ed è un peccato se si considera che era in controtendenza rispetto agli altri film a puntate. Certo, l'argomentazione secondo cui dobbiamo aspettare la seconda parte per avere un quadro completo è valida, ma quando la prima parte è così confusa (oltre che caratterizzata da dialoghi stereotipati), il pubblico avrà voglia di sborsare il prezzo del biglietto per il sequel?

Allo stesso modo, anche se non sorprende che Transformers - Il risveglio non abbia suscitato molto appetito, molto più sconcertante è stato Indiana Jones e il Quadrante del Destino. Nonostante l'impegno di Harrison Ford, il film è stato un'ulteriore prova del fatto che certe proprietà intellettuali dovrebbero essere lasciate riposare sugli allori senza essere spremute come limoni.

A questo proposito, veniamo alla House of Mouse - Il Topoclub e alla sua continua campagna di remake in live-action dei suoi classici.

Disney
The Little Mermaid (2023)Disney

Non era una buona idea quando hanno iniziato nel 2010 con Alice in Wonderland, e non lo è nemmeno adesso. Purtroppo, l'orrenda rivisitazione del classico di Tim Burton ha rappresentato un successo miliardario al botteghino e questo ha dato alla Disney un incentivo sufficiente per passare in rassegna l'intero catalogo di film senza badare a nulla e senza riflettere, con solo il segno della fila al botteghino.

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L'industrioso rigurgito aveva senso per loro: minimo sforzo, dato che non si dovevano inventare storie o personaggi originali, e massimo ritorno, dato che la propaganda nostalgica sembrava funzionare. Fino a un certo punto però. La Bella e la Bestia, Dumbo, Il Re Leone, Mulan, Pinocchio - tutti usciti puntualmente e tutti assolutamente derivati dagli originali si sono rivelati fallimenti creativi che non avrebbero mai dovuto vedere la luce del giorno.

La Sirenetta di quest'anno è stato l'ennesimo remake poco ispirato (e dall'aspetto molto brutto) che ha portato tutti a porsi la stessa domanda dopo ogni remake Disney in live-action: perché sprecare il proprio tempo con questi rifacimenti se si può guardare l'originale, di gran lunga migliore? E non è finita qui, con l'imminente remake di Biancaneve e i sette nani che arriverà sui grandi schermi l'anno prossimo, ora la stanchezza che circonda queste pellicole si è trasformata in vero e proprio disprezze sui social media.

Il furore si è scatenato dopo le interviste a Rachel Zegler, che interpreta la nuova Biancaneve. La Zegler, di origini colombiane, è stata oggetto di attacchi razzisti (come Halle Bailey quando è stata scritturata per La sirenetta). E i suoi commenti sulla necessità di affrontare il patriarcato in questa nuova versione non sono andati giù. C'è stato anche il dibattito sui sette nani, che sono stati eliminati dal titolo e ora sono stati indicati come sette "creature magiche".

Le reazioni contro Biancaneve sono deplorevoli, ma confermano che le tattiche utilizzate dalla Disney (gender-flipping, casting daltonico, iniziative finto-progressiste, assecondare le conversazioni attuali che i detrattori etichettano come "woke baiting"...) non sono sorprendenti. Ci si distanzia solo superficialmente dall'originale, il che offusca le eredità, infastidisce i fan e tradisce una mancanza di idee veramente originali.

La lezione che Hollywood deve imparare è che non tutto ha bisogno di un universo cinematografico. Per un po' hanno avuto senso e hanno funzionato grazie a una pianificazione decente; ora, il pubblico è in overdose e questi film collegati tra loro sembrano solo il lavoro di produttori e studios affamati di denaro e con il pilota automatico che cercano di convincervi a sborsare i vostri soldi. La Disney in particolare deve capire che affidarsi a nomi preesistenti per sfornare scopiazzature senz'anima non è più sinonimo di successo. Il pubblico è ormai informato e ne ha chiaramente abbastanza.

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Purtroppo, siamo oltre il punto di non ritorno: l'anno prossimo avremo un doppio sequel di Biancaneve e Re Leone, Moana di Thomas Kail, Bambi di Sarah Polley e una serie di altri remake. Si dice persino che la Disney non abbia imparato nulla dal fallimento de La sirenetta e che annuncerà un secondo film live-action. Assurdo.

La lezione di Barbenheimer

Warner Bros. Pictures
BarbieWarner Bros. Pictures

C'è almeno una buona notizia in tutto questo? Sì: Barbenheimer, che ha superato ogni aspettativa al botteghino. Barbie di Greta Gerwig ha offerto qualcosa di nuovo con il suo sguardo femminista sul popolare giocattolo. Il film ha raggiunto 1,18 miliardi di dollari a livello globale (con un budget di 145 milioni di dollari e un marketing di 150 milioni di dollari) e si appresta a diventare il film di maggior incasso del 2023.

Anche Oppenheimer ha avuto un successo clamoroso, incassando oltre 722 milioni di dollari in tutto il mondo a fronte di un costo di 100 milioni di dollari. Non male per uno psicodramma di oltre 3 ore sull'invenzione della bomba atomica che non è esattamente un intrattenimento di evasione nel senso tradizionale del termine. Senza dubbio, il film ha dimostrato che il pubblico si sta allontanando dai blandi blockbuster.

Sia la Gerwig che Christopher Nolan hanno fornito agli spettatori un motivo per spendere i loro soldi, soprattutto perché i loro film li trattano come esseri intelligenti che dovrebbero essere ricompensati con esperienze significative in sala. Cosa che molti blockbuster non riescono a fare.

Certo, ci sarà sempre spazio per i film d'evasione simili a "gomme da masticare per il cervello", ma se la stagione dei blockbuster 2023 ci ha insegnato qualcosa, è che il pubblico è affamato di film originali e nuovi, con buone sceneggiature e senza sciocchezze che hanno già visto innumerevoli volte. Come i flashback di The Flash, che fanno rabbrividire per gli effetti speciali da urto alla retina, e che hanno reso l'atto finale assolutamente ridicolo.

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Il panorama continua a cambiare e resta da vedere se Hollywood ascolterà il chiaro messaggio in arrivo dal pubblico. Tuttavia, il fenomeno Barbenheimer non può essere ignorato e dimostra che, se Hollywood vuole una ripresa, un ritorno del pubblico e soldi in tasca, potrebbe dover ripensare ai suoi piani a lungo termine, oltre a venire a patti con alcune semplici richieste: pagare gli sceneggiatori; trattare loro e gli attori con rispetto; non pensare che il pubblico non sia consapevole dei pericoli dell'intelligenza artificiale nella produzione cinematografica; dare al team degli effetti speciali il tempo e il denaro per perfezionare effettivamente il proprio mestiere. E, soprattutto, dare credito ai clienti paganti con sufficiente intelligenza per non distribuire sempre la stessa robaccia.

Se queste richieste saranno almeno ascoltate - e, nel migliore dei casi, soddisfatte - allora forse il mega-flop estivo del 2023 sarà stato utile.

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