A volte “poesia” puo’ rimare con “profezia”; in quel caso è la cronaca che dimostra questa corrispondenza:
“Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sé i bambini, e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua. Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci,
asiatici, e di camice americane”.
Profezia (Pier Paolo Pasolini, 1964) https://t.co/RsfhA0hhRRpic.twitter.com/nrBMtmADeP
— Antonio Falcone (@AntonioFalcone1) septiembre 5, 2015
Cosi’ scriveva il poeta, regista, sceneggiatore, scrittore, saggista Pier Paolo Pasolini (1922-1975) all’inizio degli anni Sessanta. Una profezia che reca in calce la dedica ad un maître à penser francese : “A Jean Paul Sartre che mi ha raccontato la storia di Alì dagli occhi azzurri”. Quanti ne abbiamo visti in questi ultimi giorni su tutti i telegiornali del mondo di ‘Alì dagli occhi azzurri’ ammassarsi sui barconi della morte che sfidano le acque del Mediterraneo, saltare dalla Turchia alle isole greche oppure infrangere le barriere che alcuni vogliono erigere davanti alla loro disperazione? Pasolini ambisce a nominarli quasi per nome questi esseri “sempre umili, sempre deboli, sempre timidi, sempre infimi, sempre colpevoli”, parla di loro come di coloro che da secoli accettano tutte le dominazioni e si sono arresi ad un mondo sotto il mondo. Eppure, adesso il tempo della migrazione si avvera e allora “deponendo l’onestà delle religioni contadine, dimenticando l’onore della malavita” anche i diseredati dilagano con la loro storia. L’Europa ha capito benissimo che uno scoglio non puo’ arginare il mare: meglio venire a patti con i vecchi disastri storici piuttosto che alimentare futuri tsunami. E cosi’ la fortezza Europa diventa faticosamente terra d’asilo nello scenario di quella globalizzazione che si voleva servisse soltanto al capitale e al profitto. Ma intanto come molti degli scritti pasoliniani anche questa profezia non concede sconti all’occidente e inclina ad uno scenario che andrebbe scongiurato “(…) prima di giungere a Parigi per insegnare la gioia di vivere, prima di giungere a Londra per insegnare a essere liberi, prima di giungere a New York, per insegnare come si è fratelli – distruggeranno Roma e sulle sue rovine deporranno il germe della Storia Antica.”
Non a caso il Papa “ che viene dalla fine del mondo” come prima uscita pubblica nel luglio del 2013 si reco’ all’isola di Lampedusa per gettare una corona di fiori sulle acque di quel Mediterraneo che in pochi lustri ha divorato forse 30 mila migranti. I fiori sono il simbolo del ricordo ma anche quello della pace.