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Solide e sostenibili: come le banche etiche in Europa battono quelle tradizionali

Una serra dotata di impianto fotovoltaico in Germania
Una serra dotata di impianto fotovoltaico in Germania Diritti d'autore  Martin Meissner/AP Photo
Diritti d'autore Martin Meissner/AP Photo
Di Andrea Barolini
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Ormai le banche etiche rappresentano una forma importante di credito alternativo. Ovunque in Europa, sono soprattutto attive in settori poco sostenuti dagli istituti tradizionali, come le micro-imprese. Lo dicono i dati dell'ottavo rapporto su questo tipo di attività bancaria a vocazione sociale

Fare profitti, sì. Ma non ad ogni costo. Le banche etiche funzionano sulla base di questo principio. A differenza di quelle tradizionali, applicano dei criteri di esclusione e puntano a sostenere invece l’economia sociale.

Cosa sono le banche etiche e come funzionano

In altre parole, no ai finanziamenti, ad esempio, nell’industria delle armi, nei combustibili fossili che alimentano la crisi climatica, nel gioco d’azzardo o nel tabacco. Sì alle cooperative sociali, agli impianti eolici e solari, ai progetti benefici di organizzazioni non governative, all'agricoltura biologica e sostenibile. Oltreché, ovviamente, ai rapporti bancari classici come conti correnti per privati e aziende, prestiti e mutui.

Gli stessi principi valgono anche per gli investimenti, ovvero per il risparmio gestito. Qualcuno potrebbe leggere in questa strategia una forma di rinuncia ai risultati economici. E invece è l’esatto contrario: a confermarlo sono i numeri contenuti nell’ottavo Rapporto sulla finanza etica in Europa.

Il documento, intitolato “Capitale comune” e cofinanziato dall'Unione europea, è stato presentato lunedì 1 dicembre a Bruxelles al Parlamento europeo dall’italiana Fondazione Finanza Etica, dalla spagnola Fundacion Finanzas Eticas e dalla Federazione europea delle banche etiche e alternative (Febea).

Più prestiti, meno crediti deteriorati rispetto alle banche tradizionali

Nel 2023, si legge nel report, le banche etiche hanno gestito attivi pari a 79 miliardi di euro, in netta crescita rispetto ai 51 miliardi del 2018. Con un rapporto tra prestiti e attivi del 67,91 per cento: un risultato migliore rispetto al 60,9 per cento delle banche che applicano modelli di business tradizionali. Si tratta di un dato che indica una propensione maggiore alla concessione di linee di credito da parte degli istituti etici.

Ma non è solo in questo che la finanza etica “batte” quella tradizionale. I crediti “deteriorati” (non performing loans, Npl) rappresentano quei mutui, finanziamenti, prestiti concessi che i debitori non riescono più a ripagare regolarmente, in tutto o in parte.

Ebbene, anche in questo caso si potrebbe cadere nell’errore di pensare che prestare denaro a cooperative sociali o micro-imprese utili per il benessere delle comunità possa rappresentare un rischio maggiore, rispetto ad esempio a colossi internazionali dell'industria degli armamenti o del petrolio. In realtà, è l’esatto contrario: i Npl si sono infatti attestati all’1,61 per cento per le banche etiche, contro l’1,89 per cento delle banche tradizionali.

Le performance delle banche etiche rispetto a quelle tradizionali
Le performance delle banche etiche rispetto a quelle tradizionali “Capitale comune”, ottavo Rapporto sulla finanza etica in Europa - Fondazione Finanza Etica

Ielasi (Banca Etica): “L’Europa punti sulla finanza etica se vuole coesione, sostenibilità e pace”

Al contempo, il rendimento degli attivi (return on assets, Roa), valore che indica la redditività complessiva di un’attività, ha raggiunto lo 0,75 per cento. Superiore anche in questo caso allo 0,64 per cento degli istituti di credito tradizionali. “I dati confermano che le banche etiche sono solide almeno quanto le altre”, evidenzia Mauro Meggiolaro, analista di Fondazione Finanza Etica e tra gli autori del rapporto.

“Il quadro che emerge è chiaro: la finanza etica è solida, in crescita e produce impatti concreti sull’ambiente, sulla società e sull’occupazione. L’Europa deve ascoltare questo attore se vuole orientare le proprie scelte verso coesione, sostenibilità e pace”, aggiunge Federica Ielasi, vicepresidente di Banca Etica.

L’economia sociale in Europa vale quasi quanto l’automotive

Ma non è tutto: più del 70 per cento dei crediti concessi delle banche etiche in Europa è andato all’economia sociale, contro appena il 19 per cento delle grandi banche. Parliamo di un comparto che nell’Unione europea conta 3,8 milioni di associazioni, 240mila cooperative e circa 143mila fondazioni.

Nei 19 Stati analizzati dal Rapporto sulla finanza etica in Europa, il giro d’affari dell’economia sociale supera i 912,9 miliardi di euro di fatturato (dati riferiti al 2021). Poco meno di un’industria considerata cruciale come quella dell’automotive.

Peso e ripartizione dell'economia sociale in Europa
Peso e ripartizione dell'economia sociale in Europa “Capitale comune”, ottavo Rapporto sulla finanza etica in Europa - Fondazione Finanza Etica

Inoltre, l’economia sociale dà lavoro a 11,5 milioni di persone. Valore che risulta tra l’altro in crescita, a differenza di numerosi altri settori industriali (inclusa proprio l’industria automobilistica).

Abadia Jover (Ppe): “La finanza etica investe dove l’Europa ha più bisogno”

“La finanza etica - osserva l'eurodeputata Maravillas Abadia Jover (del Partito popolare europeo), copresidente dell'Intergruppo sull'economia sociale, durante la presentazione del Rapporto - è tutt’altro che marginale. Al contrario, è un pilastro della nostra economia, capace di investire dove c’è più bisogno in Europa: microimprese, cooperative, associazioni, fondazioni. Attori che generano valore reale per le società”.

L'eurodeputata spagnola del Partito popolare europeo, Maravillas Abadia Jover
L'eurodeputata spagnola del Partito popolare europeo, Maravillas Abadia Jover Philippe BUISSIN/ European Union 2024 - Source : EP - Public domain

Secondo la parlamentare europea, infatti, quello tra banche etiche e clienti “è più di un rapporto classico con un fornitore di servizi finanziari. È una missione condivisa, un riconoscimento reciproco, un arricchimento. Ed è un programma comune per l'Europa in un momento in cui essa deve affrontare grandi sfide, come l'edilizia abitativa e la competitività”.

L’idea di un “capitale di qualità”

La finanza etica, insomma, è presente anche laddove le banche tradizionali non arrivano. “Anche nel contesto della revisione delle politiche di coesione europee (che, non senza discussioni, accompagna il processo di definizione del Quadro Finanziario Pluriennale dell’Unione Europea 2028–2034) - prosegue la vice-presidente di Banca Etica Ielasi - la questione delle condizioni per favorire lo sviluppo dell’economia sociale in Europa, anche attraverso la finanza etica, è destinata a occupare una posizione non marginale nell’agenda dei prossimi anni”.

D’altra parte, tale modo alternativo di concepire l’attività bancaria e finanziaria non è semplicemente una speranza per il futuro. Con la sua natura quasi rivoluzionaria rispetto al business tradizionale, è ormai una realtà radicata da decenni in Europa. Un’utopia concreta, al servizio del benessere umano, ambientale e sociale.

La mappa delle banche etiche che operano in Europa
La mappa delle banche etiche che operano in Europa “Capitale comune”, ottavo Rapporto sulla finanza etica in Europa - Fondazione Finanza Etica

“I dati di questo Rapporto - sottolinea Peru Sasia, presidente di Febea - sfatano il mito che la finanza etica rappresenti una nicchia e dimostrano che è possibile un modello alternativo di intermediazione, basato su capitale di qualità, credito a famiglie e imprese, valutazioni sociali e ambientali. È un modello che esiste già. Che sta funzionando. Che produce stabilità finanziaria e benefici concreti per le comunità”.

Un impatto ambientale minore rispetto alle banche tradizionali

“Sebbene la politica europea abbia recentemente rivolto l’attenzione ad altri fronti, in particolare competitività e Difesa, le ragioni strutturali che rendono l’economia sociale un fattore determinante per qualsiasi strategia di sviluppo dei Paesi europei richiedono attenzione e risorse. Come indicato nel Piano d'azione per l'economia sociale della Commissione europea e nella Raccomandazione in materia del Consiglio europeo".

Le banche etiche, tra l’altro, generano un impatto nettamente minore dal punto di vista ambientale rispetto a quelle tradizionali. Consumano meno della metà dell’energia per ciascun dipendente, e quella che usano proviene per circa il 90 per cento da fonti rinnovabili (contro il 65,4 per cento delle altre banche).

Inoltre, producono un quindicesimo delle emissioni dirette di CO2 (veicoli aziendali, riscaldamento) e circa tre quinti delle emissioni indirette (consumo di energia elettrica, emissioni generate da crediti e investimenti). A incidere, in questo senso, sono anche però le dimensioni mediamente più piccole delle banche etiche, che con meno filiali, organizzazioni più snelle e più concentrate geograficamente.

In Europa operano 24 banche etiche

In Europa, sono ventiquattro le banche etiche attive. Oltre a Banca Etica in Italia e in Spagna, anche, tra le altre, GLS Bank e Umweltban in Germania, Triodos nei Paesi Bassi, Charity Bank e Ecology Building Society nel Regno Unito, Crédal e Ehfboom in Belgio. O ancora Cooperative Bank of Karditsa in Grecia, e La Nef e Crédit Coopératif in Francia.

“Una volta dimostrato che le banche etiche funzionano tanto quanto quelle tradizionali - conclude Simone Siliani, direttore di Fondazione Finanza Etica - possiamo considerare l’idea che rappresentino non solo un modello di banca, ma anche di società più sostenibile ed equa. Investire nelle fonti fossili, ad esempio, comporta certamente più rischio sul medio-lungo periodo e più conflitti. Per questo la finanza etica è anche fonte di stabilità. E siccome la finanza si alimenta di risparmio, anche retail, noi tutti possiamo fare la differenza”.

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