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Obbligazione Ineos sotto pressione, la società prepara denunce antidumping all'UE

Jim Ratcliffe, presidente di Ineos, al centro, durante una conferenza stampa a Londra.
Jim Ratcliffe, presidente di Ineos, al centro, durante una conferenza stampa a Londra. Diritti d'autore  Jim Ratcliffe, Chairman of Ineos, centre, speaks alongside Kent Bowker, of Ineos Upstream, left, and Gary Haywood CEO of Ineos Upstream, right, during a press conference in London. (Kirsty Wigglesworth/AP)
Diritti d'autore Jim Ratcliffe, Chairman of Ineos, centre, speaks alongside Kent Bowker, of Ineos Upstream, left, and Gary Haywood CEO of Ineos Upstream, right, during a press conference in London. (Kirsty Wigglesworth/AP)
Di Nadya Oppenheim
Pubblicato il
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INEOS ha presentato o sta preparando dieci denunce anti-dumping alla Commissione europea, sotto pressione economica per l’aumento dei costi e la concorrenza globale.

Un’obbligazione in euro di INEOS è scesa di quasi il 10% nell’ultimo mese, secondo i dati della Borsa di Francoforte. La flessione aumenta la pressione finanziaria su uno dei maggiori produttori chimici d’Europa e alza la posta attorno ai dieci casi anti-dumping avviati di recente con Bruxelles.

Il bond 5,625% 2025-2030 della società, scambiato a €95,14 il 13 ottobre, giovedì quotava intorno a €85,4. I dati settimanali mostrano un minimo di circa €84,9 all’inizio della settimana, prima della stabilizzazione di mercoledì e giovedì.

INEOS, controllata dal miliardario Sir Jim Ratcliffe, ha dichiarato lunedì di aver presentato, o di essere in procinto di presentare, dieci casi anti-dumping alla Commissione europea: un’ondata di denunce insolita per un’unica società.

I prodotti interessati includono PVC, ABS, glicoli polietilenici, MEG (monoetilenglicole) e poliolefine, tutti ampiamente utilizzati nell’industria automobilistica, delle costruzioni, degli imballaggi e nell’industria farmaceutica in Europa.

INEOS sostiene che l’Europa sia sommersa da importazioni a basso costo dall’Asia, dal Medio Oriente e dagli Stati Uniti. Avverte che prodotti ad alte emissioni stanno sottoprezzando i produttori europei, alle prese con costi dell’energia e del carbonio molto più elevati.

L’azienda accusa i fornitori esteri di praticare dumping sul mercato UE e sostiene che la tendenza stia accelerando le chiusure degli impianti.

INEOS ha iniziato a chiudere anche impianti europei, annunciando in ottobre lo stop a due unità a Rheinberg, in Germania, con 175 posti di lavoro persi, e confermando chiusure o sospensioni di siti nel Regno Unito, in Belgio, in Francia e in Spagna.

Il tutto arriva in un momento in cui INEOS sta già affrontando condizioni di mercato più dure, tra domanda fiacca e costi dell’energia e del carbonio in aumento.

Fitch Ratings ha declassato INEOS a BB- il 15 settembre, citando «un mercato chimico debole e investimenti elevati» per il Project One da €4 miliardi ad Anversa, destinato a diventare uno dei più grandi impianti di plastica in Europa una volta costruito.

La società ha riportato un debito netto di circa €11,3 miliardi a fine settembre, secondo l’ultimo comunicato, insieme a €2,6 miliardi di cassa e a un rapporto di leva di 5,7x.

All’epoca l’azienda ha detto di aver introdotto controlli sui costi e di rivedere la spesa in conto capitale in risposta a «condizioni di mercato difficili», osservando che il clima globale nel settore chimico resta condizionato dall’incertezza sui dazi nei mercati chiave, mentre i produttori europei continuano a fronteggiare alti costi energetici e tasse sul carbonio.

Un rallentamento più ampio pesa inoltre sui produttori. L’industria chimica europea è colpita da alti costi di produzione, materie prime più economiche negli Stati Uniti e in Medio Oriente e dal rapido aumento di nuova capacità in Cina. Questo sta portando a chiusure di impianti e a un calo dei tassi di utilizzo in tutta la regione.

INEOS è stata interpellata per un commento.

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