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Commissione Ue avverte l’Italia: il decreto sul caso UniCredit-Bpm viola il diritto europeo

Ingresso della torre UniCredit a Milano, Italia
Ingresso della torre UniCredit a Milano, Italia Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Hannah Brown & Eleanor Butler
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Bruxelles contesta l’uso del golden power da parte del governo italiano nell’acquisizione di Banco Bpm da parte di UniCredit. Secondo la Commissione alcune condizioni imposte da Roma non sono sufficientemente motivate e potrebbero infrangere alcune norme Ue

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La Commissione europea ha lanciato un avvertimento all'Italia dopo che un'indagine ha rilevato che il decreto governativo sull'acquisizione del Banco Bpm da parte di UniCredit potrebbe violare le leggi dell'Ue.

Lunedì 14 luglio, la Commissione ha avvertito che gli obblighi imposti da Roma all'operazione “potrebbero costituire una violazione dell'articolo 21 del Regolamento Ue sulle concentrazioni (Eumr) e di altre disposizioni del diritto dell'Ue”, secondo un comunicato ufficiale.

Il governo italiano ha fatto ricorso al cosiddetto “golden power” per porre condizioni all’operazione. Lo strumento consente al governo di dettare specifiche condizioni all'acquisto di partecipazioni, di porre il veto all'adozione di determinate delibere societarie e di opporsi all'acquisto di partecipazioni.

Banco Bpm è la terza banca italiana, nata nel 2017 dalla fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano. UniCredit, seconda banca del Paese, ha lanciato un’offerta pubblica da circa 10 miliardi di euro alla fine di novembre 2024 per acquisirla. Il periodo di offerta scadrà il 23 luglio 2025, ma al momento l’adesione degli azionisti resta molto bassa.

Il 19 giugno, la Commissione ha approvato l’operazione “a determinate condizioni”. Tuttavia, già il 18 aprile, la Presidenza del Consiglio aveva emesso un decreto che imponeva vincoli a UniCredit in caso di successo dell’Opa.

Qual è il nodo dell'acquisizione?

Secondo la Commissione, l’articolo 21 del Regolamento Ue stabilisce che gli Stati membri possono adottare misure per proteggere “interessi legittimi”, ma solo se compatibili con i principi dell’Ue, proporzionate, giustificate e non discriminatorie. Tali misure sono soggette al controllo della Commissione, per evitare la frammentazione del mercato unico.

A seguito del decreto, il 26 maggio Bruxelles ha richiesto ulteriori informazioni all’Italia, che ha risposto l’11 giugno. Ma dopo l’analisi, la Commissione ha ritenuto che “la giustificazione delle condizioni attualmente non è sufficientemente motivata” e che il decreto avrebbe dovuto essere notificato in anticipo.

Oltre all’articolo 21, Bruxelles ha anche segnalato possibili violazioni delle norme Ue sulla libera circolazione dei capitali e sulla vigilanza prudenziale bancaria, affidata alla Bce.

In parallelo, il Tar del Lazio ha parzialmente annullato il decreto il 12 luglio, confermandone solo due delle quattro condizioni iniziali. Secondo quanto trapelato, tra quelle ancora in vigore ci sarebbe l’obbligo per UniCredit di chiudere le sue operazioni in Russia.

La Commissione attende ora ulteriori risposte da Roma prima di decidere se intraprendere un’azione formale.

Palazzo Chigi: risponderemo con spirito collaborativo a lettera Ue

In una nota Palazzo Chigi ha fatto sapere che il governo italiano risponderà con spirito collaborativo e costruttivo ai chiarimenti richiesti "così come già fatto in sede giurisdizionale dinanzi al Tar nei termini e con motivazioni ritenute già legittime dai giudici amministrativi".

Tra i membri del governo, è stato il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini a margine del convegno "Autostrada Pedemontana Lombarda - L'opera e il territotio", a commentare la mossa di Bruxelles.

"Penso che l'Unione europea abbia cose più importanti delle quali occuparsi, ad esempio trattare con gli Usa", invece che "rompere le scatole al governo italiano su balneari, spiagge, motorini, auto elettriche e banche. L'Ue si occupi di poche cose, serie, e lo faccia bene", ha detto Salvini rispondendo a una domanda sulla lettera di Bruxelles sul golden power per l'Ops Unicredit su Bpm.

"Il dossier è sul tavolo del ministro Giorgetti, che fino a oggi ha lavorato perfettamente e il sistema bancario e creditizio è un asset strategico per il Paese. Quindi, l'Italia può e deve normare come ritiene senza che da Bruxelles nessuno si permetta di intervenire", ha aggiunto il vicepremier.

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