Il piano di prestiti dell'Fmi è una decisione gradita al presidente, Javier Milei, che da quando è in carica ha varato un piano di tagli e di austerità in Argentina
Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha dichiarato martedì di avere raggiunto un accordo preliminare con l'Argentina per un salvataggio da 20 miliardi di dollari (18,1 miliardi di euro).
Il piano di prestiti ha offerto un'ancora di salvezza al presidente, Javier Milei, che ha ridotto l'inflazione e stabilizzato la travagliata economia argentina con un programma di austerità basato sul libero mercato, incontrando forti resistenza nella società.
Il salvataggio dell'istituzione finanziaria con sede a Washington richiede ancora l'approvazione finale del consiglio esecutivo, che si riunirà nei prossimi giorni, si legge nel comunicato dell'Fmi.
L'Argentina è il maggiore debitore del Fondo monetario internazionale
I tagli alla spesa pubblica di Milei, eletto alla presidenza alla fine del 2023, hanno invertito la tendenza all'indebitamento portata avanti per decenni dall'Argentina.
Con 22 prestiti dal 1958, l'Argentina deve al Fondo oltre 40 miliardi di dollari (36,2 miliardi di euro), la maggior parte utilizzati per rimborsare gli stessi finanziamenti ottenuti in precedenza.
Molti argentini incolpano proprio l'Fmi per il default del debito nel 2001, di cui il Paese porta ancora i segni. I nuovi prestiti internazionali arrivano in un momento in cui la seconda economia del Sud America, per via delle misure di austerità in vigore,** era a corto di riserve di valuta estera e senza possibilità di stampare ulteriormente carta moneta e svalutare il peso.
Senza l'aiuto dell'Fmi, che ha riconosciuto alle politiche di Milei un rigore ancora maggiore dei piani di rientro normalmente imposti come condizione per un prestito, si temeva che l'Argentina potesse arrivare nuovamente al punto di non riuscire a pagare i debiti o le importazioni.
Questo anche per via del fatto che gli investimenti esteri sono stati scoraggiati dalle restrizioni sui capitali introdotte dalla rigida politica monetaria varata dalla Banca centrale con la nuova amministrazione conservatrice a Buenos Aires.
Chi è Javier Milei e che cosa ha portato nell'economia dell'Argentina
Economista ed ex personaggio televisivo, autoproclamatosi "anarco-capitalista", Milei è salito al potere con la promessa di ridurre la burocrazia gonfiata dell'Argentina, di eliminare l'inflazione e di aprire l'economia ai mercati e agli investitori internazionali.
A differenza dei politici argentini degli anni passati, il nuovo presidente non ha avuto remore contro lo Stato sociale e assistenzialista, al punto da presentarsi in campagna elettorale brandendo una motosega.
Milei ha licenziato decine di migliaia di dipendenti statali, eliminato o declassato una dozzina di ministeri, tagliato gli adeguamenti delle pensioni, congelato opere pubbliche e ridotto i sussidi.
I critici del presidente notano che i poveri hanno pagato il prezzo più alto del miglioramento degli indicatori macroeconomici dell'Argentina. I pensionati hanno protestato ogni settimana contro il basso livello dei loro redditi, mentre i sindacati hanno indetto un nuovo sciopero generale di 36 ore questa settimana in solidarietà con i pensionati.
Tuttavia, Milei ha mantenuto un buon gradimento, attribuito dagli osservatori ai successi ottenuti nel ridurre l'inflazione, dal 211 al 118 per cento nel primo anno di mandato, e nel tramutare i deficit in avanzi di bilancio, misure che hanno alzato il rating del credito del Paese, un barometro fondamentale della fiducia degli investitori.
"L'accordo si basa sugli impressionanti progressi delle autorità nella stabilizzazione dell'economia, sostenuta da un forte ancoraggio fiscale, che sta portando a una rapida disinflazione", ha dichiarato l'Fmi nell'annunciare l'accordo di 48 mesi, "il programma sostiene la prossima fase del programma di stabilizzazione e di riforma dell'Argentina".
Non è ancora chiaro quanto denaro l'Argentina riceverà in anticipo, un punto chiave delle ultime trattative sull'accordo. L'Argentina sta cercando di ottenere un pagamento anticipato molto consistente per ricostituire le proprie riserve di valuta estera, anche se i prestiti vengono solitamente erogati nell'arco di diversi anni.