Il Ceo di Barclays Europe ha espresso le sue opinioni sul potenziale impatto dei dazi sull'economia europea e sulla possibilità che il continente sia ancora interessante per gli investitori
"Ci sono le basi per poter credere nell'attrattività dell'Europa". A dichiararlo è stato Francesco Ceccato, amministratore delegato di Barclays Europe, ad Angela Barnes, Business Editor di Euronews, in un'intervista esclusiva. "Quello che abbiamo visto dall'inizio dell'anno è chiaramente una compressione del mercato azionario statunitense, ad esempio, e un aumento degli indici dei mercati azionari europei".
Le Borse europee sono andate finora meglio rispetto a Wall Street nel 2025
Secondo un recente rapporto di Morgan Stanley, in effetti, quest'anno le Borse europee hanno ottenuto risultati migliori rispetto a Wall Street: per tornare a risultati simili occorre andare indietro di 25 anni, al 2000. L'indice MSCI Europe è salito di oltre il 9% da gennaio, battendo il +4,5% dello S&P.
Per quanto riguarda l'ultimo sondaggio tra i gestori di fondi di Bank of America, pubblicato martedì, i dati hanno mostrato il più significativo scostamento dalle azioni statunitensi a quelle europee da quando sono disponibili i dati, ovvero dal 1999. Il 39% netto dei gestori di fondi detiene ora una posizione di più esposta verso le azioni europee: il livello più alto dalla metà del 2021. D'altra parte, il 23% degli investitori dichiara di aver diminuito le azioni statunitensi.
Gli analisti di Goldman Sachs prevedono che il rialzo delle azioni europee non sarà passeggero: la scorsa settimana hanno indicato che le Borse del Vecchio Continente potrebbero guadagnare fino al 6% nei prossimi 12 mesi.
La guerra commerciale preoccupa
"È evidente che gli investitori sono molto preoccupati per le conseguenze che le perturbazioni commerciali potrebbero avere sull'economia", ha osservato Ceccato, riferendosi alle scelte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump in materia di imposizione di dazi doganali.
Martedì la Casa Bianca ha dichiarato che le nuove tariffe reciproche entreranno in vigore il 2 aprile, nonostante le spinte per un possibile rinvio. Se da un lato gli Stati Uniti stanno cercando di rispondere ad alcune barriere commerciali stabilite da altri Paesi, dall'altro hanno imposto un'altra serie di dazi.
Ad esempio, Trump ne ha introdotto uno del 25% su tutte le importazioni di acciaio e alluminio. Oltre al 20% sulle merci in arrivo dalla Cina e alla minaccia di un 200% sulle importazioni di alcolici europei. Secondo Ceccato, le politiche commerciali potrebbero avere un impatto "significativo" sugli Stati Uniti, colpendo la crescita e facendo salire l'inflazione.
Il dirigente ha aggiunto che anche l'Europa è destinata a soffrire nella guerra commerciale, anche se le economie potrebbero ricevere una spinta dalla spesa extra per la difesa: "L'area dell'euro ha circa 480 miliardi di euro di esportazioni di merci verso gli Stati Uniti. Al momento, gli ultimi modelli esaminati dal nostro team di ricerca indicano impatti relativamente blandi legati ai dazi. Ma se si dovesse imporre il 25% su tutti questi beni, l'eurozona potrebbe davvero entrare in recessione".
Maggiori spese per la difesa
Nel frattempo, il Parlamento tedesco ha approvato proprio questa settimana una riforma delle norme che imponevano limiti all'indebitamento pubblico, come chiesto dal cancelliere designato Friedrich Merz, il che consente una maggiore flessibilità nella spesa. In particolare, gli stanziamenti per la difesa superiori all'1% del Pil saranno esentati dalle limitazioni. Il disegno di legge istituisce anche un fondo da 500 miliardi di euro per investire nello svecchiamento delle infrastrutture.
Sulla prospettiva di una maggiore spesa militare, le aziende europee del settore della difesa stanno incassando la spinta dei mercati. Le azioni di Rheinmetall sono salite del 124,8 per cento circa nell'anno in corso, quelle di Thales del 79,2 per cento e quelle di Leonardo dell'82,9 per cento.
"Occorrono maggiori capitali, sia pubblici che privati"
Parlando di come l'Europa possa migliorare ulteriormente la sua competitività, Ceccato ha osservato che l'Ue deve ancora lavorare per ottenere maggiori capitali: "Dobbiamo anche pensare in modo creativo a come utilizzare la potenza di fuoco che abbiamo in alcune delle nostre istituzioni europee e abbinarla al capitale privato. Abbiamo bisogno del capitale istituzionale per affrontare alcune delle sfide più importanti".
Ceccato ha spiegato che se l'Europa vuole sostenere efficacemente le proprie industrie, non può affidarsi esclusivamente a investimenti puntuali: rispetto alle imprese europee, per le aziende statunitensi è ancora più facile accedere ai capitali grazie alle dimensioni del mercato e alle opzioni di finanziamento flessibili. Un'attitudine meno portata al rischoi nell'Ue, così come un mercato finanziario più frammentato tra i diversi Stati membri, possono ostacolare l'innovazione.