L'OCSE: per i lockdown ritardi nella crescita economica anche di 40 anni

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Di Indrabati Lahiri
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Secondo l'OCSE, la didattica a distanza e le scuole chiuse durante i lockdown hanno comporteranno impatti a lungo termine sulla produttività e la crescita economica globale

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Secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), l'impatto delle chiusure delle scuole sui ragazzi nel corso dei lockdown durante la pandemia potrebbe comportare enormi ritardi nella crescita economica globale. Nei peggiori dei casi, potrebbero essere stati persi addirittura quattro decenni

La stima è contenuta in un rapporto intermedio sulle prospettive per il 2024, intitolato "Rafforzare le basi per la crescita". Il documento esamina gli outlook economici e sull'andamento dell'inflazione per l'anno in corso, nonché i rischi geopolitici, come nel caso delle interruzioni delle catene di approvvigionamento dovute alle tensioni attorno al Mar Rosso.

L'impatto delle chiusure delle scuole durante i lockdown

Il rapporto ha rivelato infatti un calo senza precedenti nei punteggi dei test di matematica e lettura tra i quindicenni tra il 2018 e il 2022, gli anni in cui si è verificata la pandemia, citando il rapporto globale Performance for International Student Assessment (PISA) del 2023.

Secondo le stime dell'OCSE, la riduzione dei punteggi potrebbe avere effetti negativi sulla produttività globale, sulla diffusione della conoscenza e sull'innovazione per un periodo compreso tra i 30 e i 40 anni, in quanto i punteggi più bassi incidono sui voti della scuola secondaria e, in ultima analisi, sulle opportunità universitarie e lavorative.

Sempre secondo il rapporto, questi punteggi scarsi potrebbero essere dipesi principalmente al fatto che diverse scuole sono state costrette ad utilizzare la didattica a distanza durante la pandemia: gli studenti provenienti da situazioni economicamente più svantaggiate non hanno potuto accedere all'apprendimento online come gli altri.

In particolare, a pesare sono stati la mancanza di accesso a internet o di computer, di spazi per lo studio, ma anche del supporto di insegnanti e compagni. In alcuni casi, un certo numero di studenti ha patito anche un impatto sulla propria salute mentale, il che ha ovviamente influito anche sul percorso scolastico. Secondo il deputato conservatore britannico Duncan Smith, come riportato da This Is Money: "Molti di noi sapevano cosa sarebbe successo. L'esclusione dei bambini dalla scuola è stata un disastro".

La strada da percorrere è quella delle riforme educative

I punteggi dei test, tuttavia, hanno anche messo in evidenza alcuni difetti importanti di diversi sistemi educativi che esistevano già da molto prima della pandemia e mostrano chiaramente la necessità di cambiamenti.

Tra questi, la necessità di standard più elevati per gli insegnanti, al fine di ottenere una migliore qualità complessiva dell'istruzione impartita. Secondo il rapporto, è necessario però anche un maggiore sostegno alle scuole e ai ragazzi svantaggiati.

Inoltre, per gli studenti adulti è necessaria una maggiore scelta educativa: corsi centrati su competenze specifiche e formazione professionale, che dovrebbero essere idealmente adattati alle esigenze del mercato.

I prezzi caleranno nei prossimi due anni

Per quanto riguarda l'inflazione, secondo l'OCSE nella maggior parte dei Paesi del G20 gli indici dei prezzi dovrebbero scendere ai livelli fissati dai governi entro la fine del prossimo anno. Per il 2024, l'inflazione complessiva in tali Stati dovrebbe attestarsi intorno al 6,6%, con un'inflazione di fondo (l'inflazione al netto degli andamenti dei prezzi dei beni alimentari e dell'energia) mediamente pari al 2,5%. Nel 2025 l'inflazione complessiva dovrebbe attestarsi intorno al 3,8%, mentre quella di fondo dovrebbe scendere al 2,1%.

Le banche centrali, tuttavia, continueranno probabilmente ad adottare un approccio cautamente ottimista: la Banca d'Inghilterra che ha scelto di mantenere i tassi di interesse stabili al 5,25% nella riunione di febbraio. Questo per essere assolutamente certi che i fattori di inflazione siano sotto controllo prima di adottare qualsiasi misura di allentamento.

Il rapporto sottolinea in particolare che "la politica monetaria deve rimanere prudente per assicurare che le pressioni inflazionistiche sottostanti siano contenute in modo duraturo. Esiste la possibilità di iniziare a ridurre i tassi se l'inflazione continua a diminuire, con cali che inizieranno negli Stati Uniti e nell'area dell'euro rispettivamente entro il secondo e il terzo trimestre del 2024, ma l'orientamento dovrebbe rimanere restrittivo ancora per un po' di tempo".

Le tensioni attorno al Mar Rosso potrebbero provocare ritardi nei trasporti marittimi e aumentare i costi

Secondo le stime dell'OCSE, nel 2022 circa il 15% dei volumi del commercio marittimo globale ha attraversato il Mar Rosso. Con gli attacchi degli Houthi che non accennano a diminuire, i costi delle consegne per diverse compagnie sono aumentati rapidamente.

Ciò è dovuto principalmente al fatto che operatori come Hapag Lloyd, Maersk e Mediterranean Shipping Company (MSC) hanno annunciato la sospensione dei transiti attraverso il Mar Rosso a causa del crescente pericolo di attacchi alle navi commerciali. Altre compagnie sono state costrette a circumnavigare il continente africano, con un aumento dei tempi di viaggio del 30-50%. Il che ha comportato un impatto soprattutto sulle rotte dall'Asia all'Europa.

La speranza è che a sopperire, almeno in parte, possa essere il maggior numero di navi portacointainer disponibili, dopo gli ordini che alcune compagnie hanno effettuato nel periodo post-pandemia. Ma, in ingenerale, si teme un forte impatto sull'inflazione globale e diversi rivenditori europei, come Tesco, Primark, Next e Marks and Spencer, hanno avvertito che la situazione del Mar Rosso potrebbe portare a un aumento dei prezzi di diversi prodotti, nonché alla mancata disponibilità o alla scarsità di altri.

L'OCSE stima che, se i costi di spedizione continueranno a crescere, l'aumento annuale dei prezzi all'importazione potrebbe subire un aumento di circa il 5%. A sua volta, l'indice al consumo potrebbe aumentare di circa lo 0,4% in un anno.

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