Lo ha annunciato l'amministratore delegato Hiroto Saikawa. Negli ultimi due mesi la casa giapponese ha richiamato in patria 1,2 milioni di vetture con l'obbligo di una nuova certificazione
I dirigenti della Nissan restituiranno una parte dei loro stipendi dopo lo scandalo delle ispezioni condotte da personale non qualificato per oltre trent’anni. Ad annunciarlo questo venerdì è stato l’amministratore delegato della casa giapponese, Hiroto Saikawa, dopo aver presentato al ministero dei trasporti i risultati dell’inchiesta sulle false certificazioni.
Nissan ha spiegato al ministero che il management si assume le responsabilità per non aver agito preventivamente sui casi di ispezioni non autorizzate, e aver consentito che diventassero la norma negli stabilimenti domestici.
“Quanto successo è doloroso. Chiedo scusa per le pratiche avvenute per un lungo periodo – ha detto Saikawa – e per aver tradito la fiducia dei consumatori. Vogliamo voltare pagina al più presto e riconquistare la loro fiducia”.
In seguito allo scandalo, emerso dopo un’ispezione ministeriale a metà settembre, la Nissan ha sospeso la produzione delle vetture nei suoi sei stabilimenti in Giappone e ha richiamato 1,2 milioni di vetture con l’obbligo di nuova certificazione.
A ottobre le vendite in Giappone sono crollate del 55% rispetto allo stesso periodo del 2016. La casa giapponese ha anche rivisto al ribasso le stime sull’utile operativo per l’anno fiscale che si concluderà a marzo. La casa nipponica si attende un risultato operativo di 645 miliardi di yen (circa 5,7 miliardi di dollari) rispetto ai 685 miliardi di yen della precedente stima.