Poste Italiane si prepara a sbarcare a Piazza Affari

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Tutto è pronto a Piazza Affari per il debutto negli scambi di Poste Italiane. Lunedì i vertici hanno dato il via alle adesioni per l’offerta pubblica

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Tutto è pronto a Piazza Affari per il debutto negli scambi di Poste Italiane. Lunedì i vertici hanno dato il via alle adesioni per l’offerta pubblica (ivi compresa la quota per i dipendenti) e per il collocamento istituzionale. Chiusura prevista: il 22 ottobre. Dopodiché il ministero dell’Economia fisserà il prezzo definitivo all’interno della forchetta tra 6 e 7 euro e mezzo.

“È la più grande privatizzazione europea dell’anno e sicuramente è un buon punto di partenza”, ha detto l’amministratore delegato Francesco Caio. “E contiamo, con il piano che abbiamo da raccontare, di convincere gli investitori sulla bontà di questa prospettiva di crescita per il Paese e per Poste Italiane”, ha aggiunto.

In effetti, i destini della società sembrano legati a doppio filo con quelli del governo Renzi. I quasi 4 miliardi di euro che Roma incasserà dal collocamento sono una goccia nel mare del debito pubblico italiano, certo. Ma la quotazione del 40% di Poste Italiane fa parte di un piano più grande che dovrebbe proseguire con quella di Enav e Ferrovie dello Stato.

Le privatizzazioni (come le riforme) sono dunque la scommessa di un’Italia che punta a dimostrare la sua capacità di modernizzarsi agli investitori stranieri. Senza contare la rilevanza di Poste all’interno del sistema-Paese: un’azienda con oltre 150 anni di storia e 150 mila dipendenti che, oltre al garante del servizio postale universale, è anche un colosso del risparmio gestito per le famiglie.

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