La statua, intitolata Best Friends Forever, è stata realizzata da un autore anonimo e dovrebbe rimanere al National Mall fino a domenica sera
Al National Mall, cuore simbolico di Washington, è apparsa una nuova installazione che ha immediatamente attirato l’attenzione di passanti e media. Si tratta di una statua intitolata Best Friends Forever, raffigurante il presidente Donald Trump e il defunto finanziere e criminale sessuale Jeffrey Epstein, rappresentati mentre si tengono per mano.
L’opera resterà esposta solo per pochi giorni, grazie a un permesso temporaneo concesso dal National Park Service, ma ha già acceso un acceso dibattito pubblico. La collocazione in un luogo così centrale e altamente simbolico conferisce all’installazione una forza mediatica enorme, trasformandola in un evento politico e culturale.
Messaggio satirico e riferimenti diretti
Alla base della statua compare una targa che recita: “Celebriamo il legame duraturo tra il presidente Donald J. Trump e il suo ‘amico più intimo’ Jeffrey Epstein”. L’opera gioca apertamente sul rapporto controverso tra i due, che in passato erano stati visti insieme in diversi eventi mondani.
Il testo, volutamente ironico, sottolinea l’ambiguità di un’amicizia che Trump oggi minimizza, ma che i critici continuano a mettere al centro del dibattito. L’opera include anche riferimenti al cosiddetto “Friendship Month” e a una presunta lettera scritta da Trump per il cinquantesimo compleanno di Epstein, contribuendo a dare all’installazione un tono provocatorio e sarcastico.
L’anonimato dell’autore e i precedenti artistici
Non è noto chi sia l’autore dell’opera, che si inserisce tuttavia in una tradizione ormai consolidata di interventi artistici anonimi e satirici contro Trump. In passato, nella capitale americana erano già apparse statue e installazioni simili: tra queste, la più famosa resta Dictator Approved, che raffigurava un pollice dorato intento a schiacciare la corona della Statua della Libertà.
Questi gesti artistici, sebbene temporanei, hanno la capacità di entrare nel discorso pubblico e diventare simboli di protesta, sfruttando la potenza visiva e la collocazione in spazi pubblici prestigiosi.
La risposta della Casa Bianca
La Casa Bianca non ha tardato a reagire. La portavoce Abigail Jackson ha definito la statua uno “spreco di denaro dei liberali”, minimizzando l’impatto politico dell’opera e ribadendo che Trump aveva in realtà allontanato Epstein dal suo circolo esclusivo di Mar-a-Lago per comportamenti “viscidi”.
Jackson ha insistito sul fatto che i rapporti tra i due non erano mai stati così stretti, ribadendo la versione del presidente secondo cui l’amicizia con Epstein si sarebbe conclusa bruscamente molto prima che esplodesse lo scandalo legato al traffico sessuale.
Il nodo dei legami tra Trump ed Epstein
L’installazione riporta al centro dell’attenzione i legami tra Trump ed Epstein, da anni oggetto di polemiche e speculazioni. Il presidente ha sempre dichiarato di aver interrotto ogni contatto con Epstein, accusandolo persino di aver “rubato” giovani donne che lavoravano presso il suo resort Mar-a-Lago.
Tuttavia, documenti e testimonianze emersi nel tempo – tra cui un album del cinquantesimo compleanno di Epstein che conterrebbe una lettera attribuita a Trump – continuano ad alimentare sospetti e accuse. Trump ha negato ogni coinvolgimento, arrivando a citare in giudizio testate come il Wall Street Journal per presunta diffamazione.
Un simbolo politico e mediatico
La statua Best Friends Forever è solo l’ultimo episodio in una serie di proteste artistiche che usano l’immagine di Trump ed Epstein per sollevare dubbi e critiche. Già in passato, durante una visita ufficiale di Trump nel Regno Unito, alcuni attivisti avevano esposto giganteschi ritratti dei due all’esterno del Castello di Windsor e persino proiettato immagini satiriche sulla residenza reale.
L’opera sul National Mall si inserisce dunque in una strategia di protesta visiva che sfrutta la spettacolarità e la viralità per generare attenzione. E, a giudicare dalle reazioni, l’obiettivo è stato raggiunto: il dibattito è esploso a livello nazionale e internazionale, confermando come l’arte possa ancora essere uno strumento potente di critica politica.