Colloqui al Pentagono tra Usa e Germania per il trasferimento dei Patriot a Kiev. Trump annuncia nuovi accordi Nato sugli armamenti. Tajani lancia l’allarme sui dazi: “Pronti a reagire”
Al Pentagono, in un clima segnato dalla crescente tensione tra Nato e Russia, il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius è stato ricevuto dal Segretario di Stato americano Pete Hegseth. L’incontro, avvenuto lunedì, è stato incentrato sul rafforzamento della difesa aerea ucraina, con particolare attenzione al trasferimento dei sistemi missilistici Patriot. Una questione che si intreccia con la più ampia strategia atlantica annunciata poche ore prima dal presidente Donald Trump, durante la visita alla Casa Bianca del Segretario generale della Nato Mark Rutte.
Trump ha dichiarato che l’Alleanza Atlantica è pronta a finalizzare un’intesa per l’acquisto congiunto di armamenti statunitensi da parte dei membri europei. Secondo il presidente americano, “miliardi e miliardi” di dollari in equipaggiamenti, inclusi i Patriot, saranno acquistati e inviati a Kiev come segnale diretto a Vladimir Putin: la Nato intende rafforzare il fronte orientale e non farà marcia indietro.
Trump ha inoltre avvertito che gli Stati Uniti sono pronti a introdurre tariffe al 100 per cento contro la Russia entro 50 giorni, se non ci saranno segnali concreti di volontà negoziale. “Abbiamo già speso 250 miliardi di dollari per questa guerra e vogliamo che finisca”, ha detto. Ha poi espresso delusione verso Putin, affermando che si aspettava un accordo già due mesi fa.
L'asse Berlino-Washington
Durante l’incontro al Pentagono, Hegseth ha ringraziato la Germania per il costante supporto logistico e militare, sottolineando l’importanza strategica del territorio tedesco per le forze americane. Pistorius, dal canto suo, ha ribadito l’impegno di Berlino a portare la spesa militare al 3,5 per cento del Pil entro il 2029 e ha illustrato il contributo concreto al rafforzamento della Nato, tra cui la prossima consegna di due sistemi Patriot all’Ucraina.
Le forniture tedesche si affiancheranno a quelle della Norvegia, che ne invierà uno, e ad altri contributi annunciati da vari Paesi europei. La conferma è arrivata anche dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenuto alla Conferenza internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina tenutasi a Roma la scorsa settimana.
In cosa consiste il sistema missilistico Patriot
Il sistema missilistico Patriot, al centro della nuova strategia di sostegno a Kiev, è uno dei più avanzati al mondo per la difesa aerea. Capace di intercettare e neutralizzare missili balistici, aerei da combattimento e droni, rappresenta una barriera cruciale contro i continui attacchi russi, in particolare quelli notturni con missili e UAV. Il Patriot funziona attraverso una rete radar in grado di individuare in tempo reale le minacce in arrivo e lanciare contromisure automatiche. La sua efficacia è già stata sperimentata sul campo, ma la disponibilità di questi sistemi resta limitata: ogni unità ha costi molto elevati e richiede mesi di addestramento per gli operatori. Per questo motivo, il loro dispiegamento rappresenta un salto qualitativo nelle capacità difensive dell’Ucraina, ma pone anche una sfida logistica e strategica agli alleati.
Tajani e il "dialogo costruttivo"
A Washington, alla Joint Base Andrews, è arrivato anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani con un’agenda fitta, incentrata su due dossier caldissimi: le tensioni commerciali tra Europa e Stati Uniti e il conflitto in Ucraina.
La missione, concentrata interamente nella giornata di oggi, rappresenta un’occasione cruciale per rafforzare il dialogo con l’amministrazione americana su una vasta gamma di crisi internazionali, dalla guerra in Medio Oriente – con focus su Gaza e sul programma nucleare iraniano – alla stabilizzazione della Libia e alla fragile situazione in Libano. Al centro dei colloqui anche il rischio di una guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico.
Tajani, che incontrerà tra gli altri l’ambasciatore Greer e il senatore Marco Rubio, porterà sul tavolo le preoccupazioni europee dopo la lettera del presidente Donald Trump all’Unione Europea, in cui si minaccia l’introduzione di dazi fino al 30 per cento già dal 1° agosto, qualora non venga raggiunto un accordo commerciale. Il vicepresidente del Consiglio ha già avvertito che l’Europa è pronta a reagire, ma punta a una soluzione condivisa per evitare nuove fratture nei rapporti transatlantici.