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La relatrice Onu Albanese sulle sanzioni Usa: contro di me "intimidazione mafiosa"

Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati
Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati Diritti d'autore  AP Photo - Salvatore Di Nolfi
Diritti d'autore AP Photo - Salvatore Di Nolfi
Di Gabriele Barbati
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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La relatrice Onu per i diritti nei Territori palestinesi occupati ha reagito alle sanzioni imposte contro di lei dal segretario di Stato Usa, Marco Rubio, per via delle sue dichiarazioni e dei suoi rapporti su Gaza. Albanese ha parlato ad Al Jazeera

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Francesca Albanese, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi occupati sanzionata mercoledì dagli Stati Uniti, ha dichiarato che "le sanzioni funzioneranno solo se la gente avrà paura e smetterà di impegnarsi".

In un'intervista rilasciata all'emittente Al Jazeera e resa pubblica giovedì, la giurista italiana ha sottolineato come il suo lavoro venga ostacolato da pressioni simili a "tecniche di intimidazione mafiosa", volte a distruggere la reputazione di chi denuncia crimini e collusioni.

Albanese ha rivendicato di provenire da un Paese, l'Italia, dove attivisti, giudici e avvocati sono stati uccisi per avere difeso la giustizia e ricordato che la paura non deve avere la meglio. Il sostegno da parte delle Nazioni Unite è arrivato con il commento del segretario generale, Antonio Guterres, che ha definito "inaccettabili" e "unilaterali".

Le sanzioni ad Albanese erano state annunciate da Marco Rubio

La sua "campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele non sarà più tollerata", aveva detto Rubio, adducendo gli "illegittimi e vergognosi sforzi di Albanese per fare pressione sulla Corte Penale Internazionale affinché agisca contro funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani".

"Né gli Stati Uniti né Israele sono parte dello Statuto di Roma", aveva argomentato il segretario di Stato Usa, "il che rende la sua azione una grave violazione della sovranità di entrambi i Paesi".

Albanese ricopre la carica di relatrice speciale Onu dal 2022 e lo scorso aprile il mandato è stato rinnovato per altri tre anni. Nel suo ruolo, dopo una lunga carriera nel diritto internazionale e umanitario, ha criticato fortemente l'operato di Israele e degli Stati Uniti sin dai primi mesi della guerra a Gaza, definendolo un genocidio dei palestinesi sulla base del diritto internazionale.

A inizio mese la relatrice ha pubblicato il suo ultimo rapporto sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi, chiamando in causa una serie di aziende europee e internazionali accusate di collaborare con Israele nell'occupazione e "nel sistema di apartheid" imposto ai palestinesi, di fatto "facendo profitti" sulla pelle dei palestinesi.

"Albanese ha fomentato l'antisemitismo, espresso sostegno al terrorismo e disprezzo per gli Stati Uniti e Israele" e questo suo pregiudizio, aveva aggiunto Rubio è stato evidente in "tutta la sua carriera", inclusa la "raccomandazione alla Corte Penale Internazionale di emettere mandati di arresto contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della difesa Yoav Gallant".

La giurista italiana ha lavorato per alcuni anni a Gerusalemme nell'ufficio legale dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i Palestinesi, messa fuori legge da Israele e nel mirino da vari Stati, tra cui gli Usa, che hanno finito per tagliare i finanziamenti, con il risultato di aggravare indirettamente l'assistenza umanitaria nella stessa Striscia di Gaza.

Nelle scorse settimane gli Stati Uniti avevano chiesto in una lettera all'Onu le dimissioni di Albanese, accusandola di avere ricevuto finanziamenti da gruppi legati ad Hamas.

Non è la prima volta che gli Stati Uniti sanzionano funzionari internazionali che non si allineano alla politica della Casa Bianca. La stessa sorte è toccata il mese scorso al procuratore generale e ad alcuni giudici della Corte Penale Internazionale.

Oltre a numerosi messaggi di solidarietà da politici e personalità italiane e internazionali, Albanese ha incassato giovedì 15 mila firme in poche ore su una petizione, promossa dall'Alleanza Verdi Sinistra, che sostiene una sua candidatura al premio Nobel per la Pace.

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