I sei mesi successivi alla caduta del regime di al Assad non sono stati la fine delle violenze, ma piuttosto l'inizio di un nuovo capitolo di caos e sangue. Nonostante il cambiamento di chi controlla la scena, le uccisioni continuano, con i civili che pagano il prezzo più alto
Sono oltre settemila le persone uccise in Siria tra l'8 dicembre 2024 e il 6 giugno 2025 a causa di atti di violenza e violazioni da parte di più soggetti, sia locali che stranieri, in assenza di istituzioni statali e servizi di sicurezza. Lo riporta un rapporto pubblicato dall'Osservatorio siriano per i diritti umani.
Delle vittime, 5.784 erano civili, tra cui 306 bambini e 422 donne, il che riflette l'entità della minaccia ai gruppi più vulnerabili della società e conferma che i civili sono la parte più colpita dal continuo caos, con il 75,4% del numero totale di vittime.
Nelle ultime settimane del 2024 sono stati registrati 2.354 morti, di cui 1.894 civili, nel gennaio 2025 il bilancio è salito a 1.122 morti, di cui 679 civili, seguito da febbraio con 603 morti, di cui 435 civili.
Marzo è stato il mese più letale, con 2.644 vittime, di cui 2.069 civili, mentre ad aprile il numero totale di vittime è sceso a 452, di cui 352 civili. Maggio ha registrato 428 morti, tra cui 295 civili, e al 6 giugno, 67 persone sono state uccise, tra cui 60 civili.
Il rapporto ha documentato anche episodi di uccisioni casuali da parte di proiettili vaganti durante eventi pubblici e dispute individuali, in cui i civili sono stati uccisi senza intenzioni o motivi chiari, in uno scenario che riflette l'assenza di un minimo controllo sulle armi o sulla sicurezza della comunità.
Uccisioni in aree gestite da Esercito siriano e governo di Damasco
Nelle aree dell'Esercito nazionale sostenuto dalla Turchia, il rapporto ha documentato episodi di sparatorie dirette e incursioni che hanno portato alla morte di civili, oltre a casi di tortura a morte in centri di detenzione affiliati alle fazioni, in assenza di qualsiasi controllo legale o responsabilità.
Nelle aree controllate dal governo di Damasco, sono stati registrati casi di morte per tortura nelle carceri ufficiali, in una totale assenza di giustizia e di diritti legali per i detenuti.
Per quanto riguarda le aree controllate dalle Sdf, l'Osservatorio ha registrato gravi violazioni, tra cui esecuzioni sul campo e uso eccessivo della forza durante le operazioni di sicurezza, che sollevano seri interrogativi sui meccanismi di responsabilità e supervisione in queste aree.
Il rapporto fa luce anche sulle uccisioni e gli assassinii compiuti dall'Isis, affermando che sebbene il controllo geografico del gruppo sia diminuito, non è scomparso, poiché continua a compiere assassinii contro i suoi oppositori in varie aree.
Raid israeliani e attacchi turchi
Nell'ultimo periodo si sono verificati anche attacchi aerei israeliani che hanno colpito località all'interno della Siria, alcuni dei quali hanno ucciso civili, secondo la documentazione dell'Osservatorio, aggiungendo una dimensione internazionale alla spirale di violenza interna.
Nel nord-est del Paese, gli attacchi aerei turchi hanno causato la morte di numerosi civili, tra cui donne e bambini, in chiara violazione delle leggi di guerra e dei conflitti armati.
Il rapporto documenta anche casi di siriani uccisi mentre cercavano di attraversare il confine con la Giordania o la Turchia, dove sono finiti sotto il fuoco diretto delle guardie di frontiera, scene che mostrano la portata dei pericoli che corrono i civili anche fuori dal Paese.
Uccisioni basate su identità e appartenenza settaria
Uno dei fenomeni più pericolosi rivelati dal rapporto è l'escalation delle esecuzioni sul campo e delle uccisioni basate sull'identità e sull'appartenenza settaria. Sono stati documentati 2133 casi, molti dei quali descritti come "brutali", e la maggior parte di essi si è verificata nel mese di marzo, che da solo ha visto 1726 uccisioni in concomitanza con attacchi armati ai posti di blocco della sicurezza nella costa siriana.
Secondo l'Osservatorio, questa continua ambiguità lascia la popolazione in uno stato di costante paura e mina ogni tentativo di stabilità.
Anche le aree classificate come sicure non sono state risparmiate dalle uccisioni: mine e ordigni inesplosi continuano a mietere vittime tra i civili, compresi bambini e contadini. Il rapporto documenta anche massacri compiuti per motivi settari e di vendetta, prendendo di mira intere famiglie a causa delle loro precedenti affiliazioni o posizioni.