Newsletter Newsletters Events Eventi Podcasts Video Africanews
Loader
Seguiteci
Pubblicità

Casa Bianca, Trump accusa il Sud Africa di genocidio dei bianchi ricevendo il presidente Ramaphosa

Il presidente del Sud Africa, Cyril Ramaphosa, con quello statunitense Donald Trump alla Casa Bianca (21 maggio 2025)
Il presidente del Sud Africa, Cyril Ramaphosa, con quello statunitense Donald Trump alla Casa Bianca (21 maggio 2025) Diritti d'autore  يورونيوز
Diritti d'autore يورونيوز
Di Gabriele Barbati
Pubblicato il
Condividi questo articolo Commenti
Condividi questo articolo Close Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto: Copy to clipboard Copied

Nello Studio Ovale si è visto di nuovo quanto accaduto a febbraio con il presidente ucraino. Trump ha sfoderato un fuori programma parlando con il collega sudafricano Ramaphosa davanti ai media. Ha accusato il Sud Africa di compiere un genocidio ai danni della minoranza bianca afrikaner

PUBBLICITÀ

Nello Studio Ovale mercoledì Donald Trump ha ripetuto con il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, quanto testimoniato dai giornalisti presenti alla Casa Bianca e da spettatori in tutto il mondo, lo scorso 28 febbraio, quando a ricevere una tirata di accuse sul proprio Paese fu il leader ucraino, Volodymyr Zelensky.

Ramaphosa era a Washington per negoziare un'intesa commerciale, come fatto da altri leader mondiali prima di lui per mitigare i dazi sulle importazioni imposti dagli Stati Uniti.

Solo che Trump, nell'introduzione davanti ai media prima di iniziare i colloqui riservati, ha sorpreso il 72enne capo di Stato, con accuse e video sul presunto genocidio in corso in Sud Africa di proprietari terrieri bianchi, parte del gruppo etnico degli afrikaners, vale a dire i discendenti dei colonizzatori olandesi del 17esimo secolo.

Trump mostra video e articoli a Ramaphosa su persecuzioni di bianchi in Sud Africa

Il presidente Usa ha chiesto a un certo punto di abbassare le luci per mostrare a tutti nella stanza un video di circa quattro minuti, che includeva politici neri - nessuno facente parte del governo o del partito politico di Ramaphosa - che attaccavano verbalmente sudafricani bianchi.

Trump fissava lo schermo, al contrario di un imbarazzato Ramaphosa, ex collaboratore di Nelson Mandela e alla guida di un Paese con una travagliata storia di segregazione e persecuzione razziale contro i neri, tragicamente noto come apartheid.

Le immagini dettagliavano croci bianche, che il leader Usa ha specificato essere un migliaio di sepolture di agricoltori uccisi. “È uno spettacolo terribile. Non ho mai visto nulla di simile”, ha detto Trump.

“Morte. Morte. Morte orribile” ha proseguito il presidente Usa, la sua amministrazione ha accolto decine di afrikaner negli Stati Uniti come rifugiati, affermando che in patria subiscono discriminazioni e violenze.

“Vorrei sapere dove si trova”, ha replicato Ramaphosa respingendo le accuse di genocidio, “perché questo non l'ho mai visto”.

"Purtroppo nel mio Paese c’è molta criminalità, nelle fattorie viene uccisa gente di tutte le razze, nessuna caccia al bianco»", ha aggiunto.

A gennaio, è entrata in vigore in Sud Africa una misura che consente al governo di espropriare terreni privati nell'interesse pubblico, con l'obiettivo di correggere uno squilibrio per cui i tre quarti delle aziende agricole sono possedute dalla minoranza bianca che costituisce meno di un decimo della popolazione.

Trump lo ha definito un provvedimento "razzista" contro cui il 7 febbraio ha firmato un ordine esecutivo per tagliare tutti i finanziamenti Usa al Sudafrica e a marzo ha espulso l'ambasciatore sudafricano.

L'uomo d'affari sudafricano Johann Rupert, a sinistra, e i golfisti sudafricani Retief Goosen, al centro, ed Ernie Els, a destra nello Studio Ovale (21 maggio 2025)
L'uomo d'affari sudafricano Johann Rupert, a sinistra, e i golfisti sudafricani Retief Goosen, al centro, ed Ernie Els, a destra nello Studio Ovale (21 maggio 2025) AP Photo

Chi è John Rupert, il magnate che ha replicato a Trump nello Studio Ovale

In uno stravolgimento del protocollo diplomatico, già visto a febbraio con Zelensky, l'atmosfera si è tesa e ha preso parola anche John Rupert, un afrikaner e magnate del lusso tra le persone più ricche del Sudafrica che ha facilitato l'incontro.

“Abbiamo troppi morti. E questo vale per tutti. Non si tratta solo di agricoltori bianchi”, ha detto Rupert, in piedi dietro un divano, fuori dalle inquadrature come buona parte dei presenti nello Studio Ovale.

Rupert ha anche affermato che il Sud Africa ha “bisogno di Starlink in ogni stazione di polizia locale”, riferendosi al servizio internet satellitare creato da Elon Musk, il miliardario di origine sudafricana, che era in sala nella delegazione Usa.

Musk è stato uno dei consiglieri di Trump in questo suo secondo mandato presidenziale e ha affermato di non poter ottenere la licenza per operare in Sudafrica perché bianco.

Il confronto non è sfociato nel battibecco visto nel precedente ucraino e il colloquio tra i presidenti si è poi svolto, a differenza di quanto accaduto con la delegazione di Kiev che lasciò subito la Casa Bianca.

Il presidente sudafricano ha incoraggiato infatti il collega ad ascoltare altri membri della sua delegazione, tra cui i golfisti professionisti Ernie Els e Retief Goosen. “Sono campioni”, ha detto Trump, un appassionato di golf, “rispetto i campioni”.

L'incontro con i media, incentrato sul Sudafrica, è stato brevemente interrotto quando a Trump è stato chiesto se il Pentagono avesse accettato formalmente un Boeing 747 donato dal Qatar, che il Presidente intende utilizzare come Air Force One.

Trump si è scagliato contro il giornalista, dicendo che stava solo cercando di distrarre dalle questioni che coinvolgono gli agricoltori bianchi.

Ramaphosa ha colto l'occasione per stemperare la tensione. “Vorrei avere un aereo da darti”, ha detto. “Vorrei che lo avessi”, ha risposto Trump, “lo prenderei”.

Vai alle scorciatoie di accessibilità
Condividi questo articolo Commenti

Notizie correlate

"Codardi", così il presidente sudafricano Ramaphosa critica gli afrikaner negli Stati Uniti

Primo gruppo di sudafricani bianchi arriva negli Stati Uniti dopo aver ottenuto status di rifugiato