Mentre proseguono i raid israeliani, in diverse zone della Striscia sono state improvvisate proteste contro la guerra e contro Hamas, che da anni reprime il dissenso incarcerando e torturando i palestinesi
Gruppi di palestinesi della Striscia di Gaza hanno inscenato una protesta pubblica contro Hamas martedì 25 marzo, chiedendo al gruppo militante di porre fine alla guerra e lasciare la Striscia.
I video che circolano online mostrano centinaia di persone che marciano in protesta contro la guerra nella città settentrionale di Beit Lahiya, parzialmente distrutta.
Sebbene le proteste siano iniziate nel nord di Gaza, secondo gli utenti online si sono diffuse altrove nel corso della giornata, con manifestazioni che si sarebbero svolte anche a sud, fino a Khan Younis, in serata.
In alcuni video si vedono sostenitori di Hamas che tentano di disperdere la folla.
Mentre alcuni manifestanti hanno chiesto più in generale la fine della guerra alimentata da Israele, altri hanno apertamente accusato Hamas di aver dato inizio al conflitto e hanno chiesto al gruppo di lasciare Gaza.
Hamas contro le proteste a Gaza: megafono di Israele
Attraverso le dichiarazioni di alcuni funzionari Hamas ha condannato le proteste contro la guerra e l'organizzazione fondamentalista che governa Gaza. Un membro di spicco di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha definito i manifestanti "megafoni di Israele" e ha lasciato intendere che stiano tradendo il popolo palestinese. L'alto funzionario Osama Hamdan ha accusato Israele di "avere avviato le proteste".
Hamas ha ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni legislative del 2006, ma non ha ottenuto la maggioranza assoluta. L'organizzazione politico-militare palestinese si è anche opposto a un accordo di condivisione del potere con Fatah, il gruppo politico che in precedenza controllava Gaza, e ha preso il potere con la forza nel 2007.
Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani accusano Hamas di reprimere violentemente il dissenso, impedendo le proteste nelle aree che controlla e incarcerando e torturando le voci critiche.
Le proteste potrebbero influenzare Hamas
A Beit Lahiya i manifestanti sono scesi in piazza con cartelli con su scritto "Fermate la guerra" e "Ci rifiutiamo di morire", mentre altri gridavano apertamente "Hamas fuori".
"Siamo stanchi di essere bombardati, uccisi e sfollati", ha dichiarato Ammar Hassan, che ha partecipato alla protesta. Secondo Hassan, la manifestazione è iniziata come un raduno contro la guerra con poche decine di persone, fino ad allargarsi e raggiungere più di duemila palestinesi.
"È l'unica parte che possiamo influenzare", ha detto al telefono. "Le proteste non fermeranno l'occupazione (israeliana), ma possono influenzare Hamas", ha detto.
"La protesta non aveva a che fare con la politica. Si trattava della vita delle persone", ha detto Mohammed Abu Saker, padre di tre figli della vicina città di Beit Hanoun, che si è unito alla manifestazione.
"Vogliamo fermare le uccisioni e gli sfollamenti, a qualunque costo. Non possiamo impedire a Israele di ucciderci, ma possiamo fare pressione su Hamas affinché faccia delle concessioni", ha detto.
Una dichiarazione rilasciata dal gruppo Elders and Mukhtars of Beit Lahiya ha espresso sostegno alle proteste contro l'offensiva di Israele e il suo blocco, ma ha appoggiato la resistenza armata.
I leader locali hanno dichiarato di respingere "qualsiasi tentativo di sfruttare le legittime richieste popolari da parte di una quinta colonna", in un apparente riferimento agli oppositori di Hamas.
Israele continua a bombardare la Striscia
Le proteste sono scoppiate una settimana dopo che Israele ha posto fine al cessate il fuoco con Hamas lanciando un'ondata di attacchi a sorpresa che ha ucciso centinaia di persone.
All'inizio del mese, Israele ha anche interrotto le consegne di cibo, carburante, medicine e aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, che conta circa due milioni di persone.
Israele ha promesso di intensificare la guerra finché Hamas non restituirà i 59 ostaggi che detiene, 24 dei quali si ritiene siano ancora vivi.
Israele chiede inoltre che il gruppo rinunci al potere, disarmi e mandi in esilio i suoi leader.
Le condizioni poste da Hamas per il rilascio dei restanti prigionieri in cambio di prigionieri palestinesi sono un cessate il fuoco duraturo e il completo ritiro militare israeliano da Gaza.
Almeno 830 persone sono morte e altre 1.787 sono rimaste ferite nella Striscia di Gaza dalla ripresa dei raid israeliani nell'enclave palestinese, il 18 marzo scorso, dopo una tregua di due mesi. Lo ha riferito mercoledì il ministero della Sanità di Gaza, precisando in un comunicato che sono almeno 38 i palestinesi rimasti uccisi nelle ultime 24 ore. Dall'inizio del conflitto, il 7 ottobre 2023, i morti sono 50.183.
I bombardamenti e le operazioni di terra israeliane hanno causato vaste distruzioni in tutta la Striscia e sfollato circa il 90 per cento della popolazione.