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Sardegna: Far West europeo delle rinnovabili?

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Di Monica Pinna
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Il boom di richieste per nuovi impianti di rinnovabili in Sardegna scatena un caso politico e un profondo movimento di protesta. La Regione reclama un ruolo attivo nella gestione dell’energia che produrrà. I residenti promettono che difenderanno la loro isola dall'"invasione delle rinnovabili.

Entro il 2050 le emissioni di gas a effetto serra dovranno azzerarsi. E’ l’enorme sfida lanciata dall’Europa sulla quale tutti i Paesi dell’Unione stanno lavorando.

L'Italia ha l'obiettivo a medio termine di produrre 80 gigawatt in più di energia verde entro il 2030. Tutte le regioni devono contribuire.

La Sardegna dovrà fare la sua parte producendo almeno 6,2 gigawatt di energia verde entro la fine del decennio. Oggi il 75% dell’eneriga della regione è prodotta da tre centrali che bruciano carbone e scarti del petrolio.

Esplosione di richieste per impianti di rinnovabili

C’è un primo problema. A causa di un ritardo di tre anni nell’approvazione el decreto nazionale sulle aree idonee, le richieste di nuovi impianti sono arrivati a piú di ottocento. Se venissero approvate tutte, in Sardegna si produrrebbero circa 56 gigawatt. Quasi quanto richiesto all’Italia intera.

Popolazione contro "l'assalto" green

Comitati di residenti stanno nascendo in ogni angolo dell’isola. Da mesi vengono organizzati raduni, manifestazioni, tavole rotonde. Ci sono stati anche atti di sabotaggio in alcuni cantieri già avviati. Non è mancata una raccolta firme per un disegno di legge, la “Pratobello 24”, contro la speculazione energetica. Un gruppo di sindaci è all’origine dell’iniziativa. Gli abitanti parlano di “assalto” e chiedono regole chiare.  

"Chiediamo che vengano rispettati i diritti dei residenti e dei proprietari terrieri e che ci siano benefici economici", dice Giancarlo Ballisai, co-fondatore del comitato dei residenti di Nuraxi Figus.

Il caso si è trasformato in una battaglia politica tra il governo italiano e quello regionale. Roma ha incoraggiato la costruzione di parchi eolici con incentivi e considera le energie rinnovabili "strategiche" per il Paese. Le autorità regionali hanno bloccato tutte le nuove richieste per un periodo di 18 mesi.

"Ci siamo dati il compito di arginare questa massa di autorizzazioni con una sospensione che aveva lo scopo di guadagnare tempo, per costruire una legge regionale per le aree idonee", dice la presidente della Regione Alessandra Todde, che intende sfruttare la moratoria per realizzare un piano energetico regionale e creare una società energetica locale.   

"Abbiamo un'opportunità: possiamo produrre elettricità e i produttori possono stabilire il prezzo - sottolinea Todde -. La Sardegna ha la possibilità di giocare un ruolo attivo e di non subire la gestione dell'energia per conto di terzi".

Fabrizio Pilo, tra i massimi esperti in Italia di sistemi elettrici, pro-rettore dell’Università di Cagliari al Territorio e all’Innovazione, ci spiega che non piú di una decina di gigawatt saranno realizzabili sull’isola e serviranno principalmente a coprire il fabbisogno della regione. Per il Professore non si parla nei termini giusti delle rinnovabili ed è "necessario farne capire i benefici".

Off-shore senza un piano marittimo nazionale

Residenti e aministrazioni locali si preoccupano anche per il loro mare, finito anch’esso nel mirino delle multinazionali. Sugli impianti offshore è il governo a decidere. Ma manca ancora il piano marittimo nazionale. Questo significa che i progetti vengono valutati senza regole chiare su dove e come installare gli impianti. 

Gli impianti off-shore al vaglio in Sardegna sono una ventina. Otto progetti figurano intorno all’isola di San Pietro. L’Iter dell’ICHNUSA Wind Power é in fase avanzata. Dietro a questo progetto c’è anche la multinazionale a partecipazione statale ENI.

“Questo impianto consiste di 42 mega pale eoliche di 285 metri di altezza nel punto più elevato. E’ un'isola di 30 chilometri di lunghezza e dieci chilometri di larghezza. Quindi secondo noi ci sarà un impatto devastante e irreversibile sull'ambiente marino”, Ci racconta sgomento Salvatore Obino, Presidente del Comitato “No Speculazione Energetica Carloforte”.  

 

L’amministrazione di Carloforte ha espresso pareri negativi sui  progetti off-shore. Il Sindaco Stefano Rombi spiega che le richieste del Comune sono state per il momento ignorate. 

“Non è neppure possibile leggere per intero tutta l'istruttoria della pratica perché alcune parti sono state coperte e quindi non si riesce ad avere ben chiara quali siano gli studi a supporto delle loro conclusioni sul fatto che gli impatti in realtà sarebbero nulli o comunque assolutamente limitati e che poi sarebbero di breve periodo”.

Domani?

Cinquant’anni. E’ grossomodo la durata di vita di questi impianti che si costruiscono oggi. Resta da chiedersi come saranno queste coste e questi territori tra cinquant’anni?  

In Sardegna, come in Europa, popolazione e territorio pagano già gli errori del passato, anche nel nome delle energie rinnovabili. Riparare il danno è oneroso e non sempre possibile. 

 

 

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