Francia, fa discutere il trasferimento di 195 migranti da Mayotte a un castello alle porte di Parigi

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Image Diritti d'autore Gregoire Merot/Copyright 2020 The AP. All rights reserved
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Di Michela Morsa
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La decisione è stata presa dal ministro dell'Interno Gérald Darminin per allentare la tensione nell'arcipelago francese, paralizzato da oltre un mese dalle proteste contro l'immigrazione illegale e la mancanza di sicurezza

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Fa discutere in Francia la decisione del ministro degli Interni Gérald Darmanin di trasferire circa duecento migranti provenienti dall'Africa orientale dall'arcipelago di Mayotte al castello del XVII secolo di Thiverval-Grignon, poco fuori Parigi, nonostante l'opposizione della popolazione locale. 

Le persone trasferite vivevano tutte in condizioni deplorevoli in un campo profughi illegale sorto allo stadio Cavani di Mamoudzou, la capitale del dipartimento d'oltremare francese situata tra il Mozambico e il Madagascar. Nessuna di loro si trova in una situazione irregolare: tutte hanno lo status internazionale di rifugiato politico. Sono soprattutto donne e bambini costretti a fuggire dal loro Paese. 

Nei prossimi giorni un piccolo numero di loro raggiungerà i familiari nella regione di Parigi, ma la maggior parte rimarrà a Thiverval fino a metà marzo, quando sarà trasferita in alloggi permanenti nelle province della Francia continentale. 

"Nell'attuale situazione di tensione sull'isola, l'accettazione locale nei loro confronti stava scemando", afferma una fonte della prefettura per spiegare la repentinità del trasferimento. 

La gente del posto è scontenta, la sindaca: "Trasferimento imposto"

È la prima volta che un contingente così numeroso proveniente da Mayotte viene accolto nella Francia continentale, ma non è la prima volta che il castello si converte in un centro d'accoglienza. Già alla fine del 2022 aveva ospitato duecento rifugiati senza tetto, scatenando le proteste dell'estrema destra

La sindaca di Thiverval-Grignon, cittadina di 1.100 abitanti, ha parlato di un "trasferimento imposto", deplorando il carattere forzato della decisione della prefettura e l'impossibilità di qualsiasi tipo di negoziazione. 

"Non abbiamo scelta. È un terreno privato dello Stato. Appartiene al ministero dell'Agricoltura, quindi possono farci quello che vogliono. Ma non posso che esprimere la mia sorpresa per la repentinità e l'urgenza di questa richiesta, dato che la situazione a Mayotte non è nuova", ha dichiarato la prima cittadina di Nadine Gohard. "Siate certi che mi impegno a ottenere garanzie, sia per il benessere che per la sicurezza della popolazione", ha aggiunto rivolgendosi ai concittadini. 

La gente del posto vuole aiutare, ma alcuni non nascondono la loro preoccupazione. "Se può essere usato adesso (il castello, ndr), tanto vale usarlo per le persone che ne hanno bisogno", dice una residente. "Se serve per ospitare le persone, va bene, ma dopo, queste persone non dovrebbero rimanere perché nel nostro villaggio non abbiamo abbastanza infrastrutture per mantenerle", dice un altro. 

Mayotte è paralizzato dalle proteste contro l'immigrazione

Con questa mossa Darmanin spera di allentare le tensioni in corso a Mayotte, che da oltre un mese è parzialmente paralizzato dalle proteste contro l'immigrazione illegale, la maggior parte della quale proviene dalle vicini Isole Comore, e la mancanza di sicurezza nell'arcipelago, afflitto da ricorrenti violenze da parte di bande di giovani. 

Alcuni gruppi cittadini hanno eretto diversi blocchi stradali proprio a partire dal campo profughi, dove vivono ancora quattrocento migranti, e si rifiutano di rimuoverli nonostante le promesse del ministro dell'Interno. 

Sia Darmanin, che ha visitato la regione l'11 febbraio, sia la ministra d'OltremareMarie Guévenoux, tornata in visita martedì, hanno chiesto "la rimozione dei blocchi", che sono "dannosi per la sicurezza" perché le forze dell'ordine "non possono intervenire come vorrebbero sulla criminalità e sull'immigrazione". I blocchi stradali stanno anche causando problemi di salute e approvvigionamento alimentare agli abitanti dell'arcipelago. 

Durante la loro visita a Mayotte Guévenoux e Darmanin hanno risposto ad alcune delle richieste avanzate dai manifestanti, annunciando in particolare l'imminente fine del diritto di residenza legale sull'isola e l'introduzione di permessi di soggiorno territorializzati. Nonostante una lettera inviata qualche giorno dopo ai gruppi cittadini per confermare le promesse fatte, i blocchi non sono cessati, provocando la rabbia di molti mahorais che non possono spostarsi sull'isola.

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