Testimonianze dalla Striscia di Gaza, tra civili in fuga e ospedali al collasso

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Di Ahmed Deeb
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In questo episodio di Witness siamo stati nella Striscia di Gaza per ascoltare le strazianti testimonianze di chi vive nel territorio assediato

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Israele continua a bombardare Gaza giorno e notte, come rappresaglia per l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. A metà novembre i funzionari sanitari di Gaza hanno dichiarato che più di 13.000 persone sono state uccise, tra cui 5.600 bambini.

Ambulanze e civili si precipitano nei luoghi colpiti dagli attacchi per cercare di salvare più persone possibile. Una scena che si ripete ogni giorno. I residenti di Gaza scavano tra le macerie degli edifici, portando fuori i feriti e coloro che non ce l'hanno fatta.

"Pensavamo di essere gli unici ad essere stati colpiti - racconta dopo un attacco Abu Ibrahim, un residente del campo profughi di al-Shati, nel nord di Gaza -. Quando siamo usciti fuori casa abbiamo visto dei corpi a terra: erano arrivati lì dopo un volo di oltre 40 metri dalla casa della famiglia Al-Ghoul. C'erano circa sette ragazze: alcuni corpi, o parti di corpi, erano sopra il tetto di un mercato pubblico. Più tardi, un incendio causato dall'attacco aereo ha bruciato corpi".

Gli ospedali di Gaza al limite

Nella notte i feriti di Gaza continuano ad essere trasportati negli ospedali. All'interno medici e infermieri si affannano a salvare bambini e adulti feriti. Gli aerei israeliani hanno lanciato milioni di volantini su Gaza City, esortando i residenti a fuggire verso sud pochi giorni prima dell'inizio dell'offensiva di terra di Israele, il 27 ottobre.

Dopo essere entrate nella Striscia le truppe israeliane hanno iniziato lentamente e metodicamente a circondare Gaza City, tagliandola completamente dal resto della Striscia. Secondo le Nazioni Unite più della metà degli ospedali di Gaza sono stati costretti a chiudere da quando Israele ha dichiarato guerra.

Il blocco israeliano della Striscia di Gaza ha fatto sì che i medicinali di base e il carburante per alimentare i generatori si esaurissero rapidamente. Nei pochi ospedali ancora in funzione infermieri e medici sono sovraccarichi.

"La situazione sanitaria nella Striscia di Gaza è crollata. Non possiamo nemmeno descriverla. La maggior parte degli ospedali è fuori servizio o non funziona affatto", ha dichiarato il dottor Ahmad Moghrabi, primario di chirurgia plastica dell'ospedale Nasser.

Il dottor Moghrabi è il primario di chirurgia plastica dell'ospedale Nasser di Khan Younis. Il suo staff comprende medici dell'ong internazionale Medici Senza Frontiere
Il dottor Moghrabi è il primario di chirurgia plastica dell'ospedale Nasser di Khan Younis. Il suo staff comprende medici dell'ong internazionale Medici Senza FrontiereEuronews

I medici devono prendere decisioni impossibili a causa della mancanza di forniture mediche. Devono scegliere chi curare e, in sostanza, chi deve vivere. Il personale dell'ospedale Nasser sta usando aceto e shampoo per disinfettare le ferite, ed esegue persino alcuni interventi chirurgici senza anestetici.

"Riceviamo feriti che non sono prioritari, ma non abbiamo spazio nei letti dell'ospedale, quindi li mettiamo nei corridoi e sui balconi finché non arriva il loro turno per l'intervento - ha detto il dottor Moghrabi a Euronews -. Ma i casi urgenti cerchiamo di curarli il prima possibile, ma a volte tardano a essere trattati e la loro situazione diventa catastrofica".

Nei pochi ospedali di Gaza ancora in funzione infermieri e medici sono sovraccarichi di lavoro
Nei pochi ospedali di Gaza ancora in funzione infermieri e medici sono sovraccarichi di lavoroEuronews

Una scelta pericolosa: fuggire o restare?

Ogni giorno l'esercito israeliano apre una strada per diverse ore per consentire ai civili di fuggire verso sud. Ma la strada non era del tutto sicura per la famiglia Al-Nimnim. Un attacco israeliano ha colpito il camion su cui viaggiavano, uccidendo 36 membri della famiglia. Solo tre sono sopravvissuti. I sopravvissuti vengono curati in una tenda fornita dall'Agenzia dell'Unione Europea per gli aiuti internazionali presso l'ospedale di al-Aqsa.

"Cosa hanno fatto i miei figli per essere fatti a pezzi? Ho trovato solo sei dei loro corpi intatti, mentre gli altri erano smembrati in un sacchetto di plastica", ha detto Nabeel al-Nimnim, un residente del nord di Gaza sopravvissuto a un attacco israeliano.

Con quasi la metà di Gaza danneggiata o distrutta, molti non hanno avuto altra scelta che fuggire verso sud. Ma altri pensavano che la strada per l'evacuazione fosse troppo pericolosa. Alcuni hanno deciso di non abbandonare le loro case. L'81% dei gazesi sono infatti rifugiati e discendenti di rifugiati sfollati durante le guerre con Israele.

"Dove dovremmo andare? - si chiede Abu Ibrahim, un residente del campo profughi di al-Shati, nel nord di Gaza -. Non c'è modo di lasciare le nostre case. Non me ne andrò, anche se questo significa morire. Questa è la mia patria e non la abbandonerò".

Stando a Israele a metà novembre la grande maggioranza del milione di palestinesi che vivono nel nord di Gaza era fuggita verso sud. La maggior parte è stata costretta a camminare, portando sulle spalle quel poco che poteva.

La maggior parte degli abitanti di Gaza è stata costretta a fuggire a piedi, portando sulle spalle quel poco che poteva
La maggior parte degli abitanti di Gaza è stata costretta a fuggire a piedi, portando sulle spalle quel poco che potevaEuronews

Anche nelle cosiddette zone sicure i civili non sono in salvo. Secondo i funzionari sanitari di Gaza il 5 novembre almeno 45 persone sono state uccise durante un attacco aereo israeliano sul campo profughi di Maghazi.

Il campo di Maghazi si trova nella zona in cui l'esercito israeliano aveva invitato i civili palestinesi a cercare rifugio. Un portavoce dell'esercito israeliano ha dichiarato che stava verificando se le forze israeliane stessero operando nell'area.

Gli aiuti e i beni di prima necessità scarseggiano

Nel frattempo nel sud di Gaza, invaso da nuovi rifugiati provenienti dal nord, i beni di prima necessità come pane, carburante e acqua scarseggiano. Ogni giorno la gente fa la fila per ore, sperando di ottenere quel poco che può.

"Vivevamo con dignità nelle nostre case. Ma siamo stati umiliati da quando siamo stati sfollati - grida una donna palestinese sfollata nel sud di Gaza -. Dateci del pane e riparate i sistemi fognari nelle scuole. Rischiamo di contrarre malattie e il coronavirus potrebbe colpire i nostri figli. Abbiate pietà di noi!".

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I rifugiati provenienti dal nord di Gaza hanno allestito nuovi campi profughi più a sud. Le tende offrono poca protezione dalle intemperie e il campo non dispone di servizi di base, nemmeno di una toilette. Gli aiuti che arrivano a Gaza sono pochi: ogni camion può portare solo una piccola parte delle forniture necessarie.

I rifugiati provenienti dal nord di Gaza hanno allestito nuovi campi profughi più a sud, ma le tende offrono scarsa protezione contro le intemperie
I rifugiati provenienti dal nord di Gaza hanno allestito nuovi campi profughi più a sud, ma le tende offrono scarsa protezione contro le intemperieEuronews

Sul lato palestinese del valico di Rafah, al confine con l'Egitto, centinaia di persone controllano con ansia gli orari affissi, in attesa di poter uscire. A un numero limitato di cittadini stranieri è stato permesso di lasciare Gaza. Molti sono bloccati in attesa. Una di queste persone è la tedesca Katya Miess, arrivata una settimana prima dell'inizio della guerra per visitare il marito palestinese.

"La gente soffre, piange, ha paura. Ogni giorno ci sono bombe e missili - ha detto a Euronews -. La gente non sa dove andare. Sentiamo di essere stati abbandonati dal nostro Paese. Non sappiamo cosa succederà. Ogni giorno la gente teme per la propria vita. Non è normale".

La mancanza di carburante per i generatori ha limitato la capacità degli ospedali di svolgere anche i servizi di base, mettendo a rischio molte persone, compresi i neonati prematuri. "Se la situazione continua così, tra pochi giorni non saremo in grado di andare avanti, assisteremo a massacri e crimini che la storia non ha mai visto prima", ha detto il dottor Ahmad Moghrabi.

Il 15 novembre l'esercito israeliano ha preso il controllo del più grande ospedale di Gaza, Al-Shifa, sostenendo che i combattenti di Hamas lo usano come base principale. Al momento della nostra trasmissione il centro di comando di Hamas non era ancora stato trovato.

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