Costi in aumento e poca neve: le Olimpiadi invernali sono condannate?

La cerimonia di chiusura delle Olimpiadi invernali del 2022, a Pechino
La cerimonia di chiusura delle Olimpiadi invernali del 2022, a Pechino Diritti d'autore AP Photo/Jae C. Hong
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Di Giulia Carbonaro
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

L'aumento dei costi e la mancanza sempre più marcata di precipitazioni nevose rappresenta una minaccia crescente per chi organizza le Olimpiadi invernali

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Il 31 luglio è scaduto il termine entro il quale le imprese dovevano presentare la proprie offerte per la costruzione della nuova (e costosa) pista di bob per le Olimpiadi invernali del 2026, che si terranno tra Milano e Cortina d'Ampezzo. E la gara è andata deserta: nessuno si è fatto avanti. 

L'annuncio è stato dato da una perplessa Simico, la società incaricata di gestire tutte le strutture delle Olimpiadi, che ha dichiarato che ora sarà costretta a cercare altrove imprese in grado di garatire il lavoro. 

"Non è particolarmente sorprendente che nessuno voglia costruire una nuova pista da bob", ha dichiarato Madeleine Orr, ecologista dello sport che lavora presso l'Institute of Sport Business della Loughborough University di Londra. L'esperta ricorda quanto il progetto susciti perplessità, fin dal momento in cui Milano e Cortina d'Ampezzo si sono aggiudicate l'onore - e l'onere - di ospitare i Giochi invernali del 2026. "So che gli organizzatori delle Olimpiadi si sono preoccupati dell'impatto che i cambiamenti climatici avranno su questo evento", ha aggiunto.

Negli ultimi due anni, i due Comuni sono stati criticati per via degli sforzi finanziari necessari per la kermesse sportiva, giudicati eccessivi. È stata inoltre sottolineata l'insostenibilità dell'evento dal punto di vista ambientale: è possibile che almeno una parte delle nuove infrastrutture possa risultare in breve inutilizzabile in futuro. 

In particolare, la nuova pista da bob - che dovrà essere costruita ex novo dopo la demolizione di quella vecchia - dovrebbe costare tra i 93 e i 120 milioni di euro, secondo il presidente del Veneto Luca Zaia. La costruzione dovrà essere rapida, perché la pista, che potrà essere utilizzata anche per le gare di skeleton e slittino, dovrà essere pronta entro il dicembre 2024 per il primo test in vista delle Olimpiadi.

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Il cantiere del villaggio olimpico a Porta Romana, a MilanoAP Photo/Luca Bruno

Così cambia il volto dei Giochi olimpici invernali

Sia le Olimpiadi invernali che quelle estive stanno affrontando profondi problemi legati ai cambiamenti climatici, ha dichiarato Orr a Euronews, "visto l'aumento dei fenomeni meteorologici estremi, che stanno diventando la nuova normalità". "In passato ci si poteva aspettare che l'inverno fosse freddo e l'estate calda", ha aggiunto la ricercatrice. "Ora stiamo assistendo a inverni caldi ed estati ancora più calde, e si sta arrivando al punto in cui, in molti casi, non è più sicuro gareggiare in queste condizioni".

Nel caso degli sport invernali, l'impatto riscaldamento globale è drammatico: "Sta diventando molto difficile mantenere le piste di sci o il bob", ha sottolineato Orr. "La maggior parte delle piste, tutte tranne una a St Moritz, vivono grazie a ghiaccio e neve artificiali, quindi sono supportate da sistemi che possono fare un buon lavoro per mantenerle relativamente fredde. Ma nonostante tutta la tecnologia, se si verifica una giornata molto calda, sarà molto complicato".

La maggior parte dei siti che hanno ospitato le recenti Olimpiadi invernali è dotata di innevamento artificiale, un sistema normalmente utilizzato nella maggior parte delle stazioni sciistiche di tutto il mondo, ha dichiarato a Euronews Walker Ross, docente di Sport Management & Digital Marketing presso l'università di Edimburgo.

"Ogni stazione sciistica in cui si va ha una quota di neve artificiale perché cerca di rimanere aperta finché è redditizio. È una pratica molto comune", ha detto. "Ma a Pechino (sede delle ultime Olimpiadi invernali, ndr), ogni singolo fiocco di neve era artificiale. Spero che questa non sia la tendenza per il futuro".

AP Photo/Robert F. Bukaty, File
Wendy Holdener durante una gara dei Giochi invernali del 2022AP Photo/Robert F. Bukaty, File

Ma questa potrebbe essere la "soluzione" inevitabile per molti, soprattutto perché si prevede che il numero di città che possono ospitare le Olimpiadi invernali diminuirà drasticamente nel prossimo futuro.

Daniel Scott, docente di Geografia all'università di Waterloo in Canada, ha coordinato uno studio nel 2022 nel quale si conclude che, se non ridurremo le emissioni di gas ad effetto serra in modo significativo, entro la fine del secolo solo una delle 21 città che hanno ospitato le Olimpiadi invernali potrebbe garantire temperature adatte per nuovi Giochi.

"Se si considerano le proiezioni dell'aumento medio globale della temperatura, elaborate dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC, ndr), si nota che ben la metà delle città che hanno ospitato i Giochi olimpici invernali in passato non saranno più in grado di ospitare l'evento in futuro", ha dichiarato Walker Ross.

Queste località non avranno le temperature necessarie per ospitare questo tipo di sport, ha ribadito Ross, anche se questo non impedirà loro di ospitarli, a patto che si affidino  appunto alla neve artificiale.

Dmitri Lovetsky/AP
Una gara di bob alle Olimpiadi invernali di PechinoDmitri Lovetsky/AP

L'eredità perduta dei Giochi

Numerose nazioni hanno voluto ospitare le Olimpiadi - invernali o estive - sperando nei benefici che teoricamente ne derivano in termini di incremento del turismo, di pubblicità, di opportunità per costruire nuove infrastrutture. Ma questo potrebbe non accadere più in futuro, come sottolineano i critici dei Giochi di Milano e Cortina. 

"Qualsiasi cosa stiamo costruendo ora o abbiamo costruito potrebbe non essere più utilizzabile in futuro", ha spiegato Ross. "Oggi costruiamo un gigantesco complesso di impianti per sport invernali, ma il clima potrebbe impedirne l'uso. Se la temperatura media globale crescerà anche solo di 1,5 gradi centigradi, per non parlare di valori più alti, quell'infrastruttura, quell'eredità, e tutta la buona volontà profusa andranno perse a lungo termine, perché potremmo non essere in grado di praticare quello sport".

In luoghi come Rio de Janeiro, ha detto Ross, gli impianti sportivi sono stati costruiti in regioni a bassa altitudine che sono destinate ad allagarsi di tanto in tanto, e si prevede che questi eventi diventeranno più frequenti in futuro. "Se lo scenario non cambierà, costruire qualsiasi infrastruttura oggi pensando di poterla utilizzare di qui a 50 anni è impossibile".

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Il francese Clement Noel alle Olimpiadi invernali del 2022Robert F. Bukaty/AP

Gettare soldi sul problema

L'aumento dei costi e l'impatto devastante della crisi climatica sono d'altra parte problemi che si sono dimostrati in grado di far fallire i mega-eventi sportivi. Lo stato australiano di Victoria ha recentemente rinunciato ad ospitare i Giochi del Commonwealth nel 2026, affermando che i costi erano semplicemente troppo alti, lasciando il futuro della competizione in un limbo. 

Allo stesso modo, la provincia canadese dell'Alberta ha annullato la propria candidatura per ospitare quelli del 2030, con motivazioni analoghe: il costo stimato per ospitare i Giochi, pari a 2,7 miliardi di dollari canadesi (oltre 1,8 miliardi di euro), è stato giudicato un onere "troppo elevato per la provincia", come dichiarato dal ministro del Turismo e dello Sport Joseph Schow. La decisione lascia i Giochi del Commonwealth del 2030 senza una meta per il momento.

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L'Arabia Saudita, uno dei Paesi più ricchi del mondo, nonostante vicende decisamente poco edificanti in materia di diritti umani, si è assicurata alcuni dei più grandi eventi sportivi del Pianeta nei prossimi anni, essendo semplicemente uno dei pochi Stati disposti a sborsare cifre gigantesche.

Nel 2029, il Paese ospiterà i Giochi asiatici invernali, nonostante la neve sia rarissima in Arabia Saudita: "Il numero di località che hanno la capacità di ospitare questi eventi e il clima per farlo si sta riducendo rapidamente", ha detto Ross. "Dato che altri luoghi non hanno il clima per ospitare eventi simili, ci si comincia a rivolgere a chi è disposto a spendere per realizzarli", ha aggiunto.

Orr ritiene che, nel caso dei Giochi invernali, "si dovrà fare un piccolo passo indietro rispetto al grande evento, al grande spettacolo, perché molti dei luoghi che hanno un clima adatto non hanno necessariamente infrastrutture turistiche sufficienti per ospitare qualcosa di quelle dimensioni. Se riusciamo a spostare un po' l'attenzione sullo sport in sé e a rendere l'evento un po' più piccolo, allora diventerà possibile organizzarlo in località turistiche molto più piccole. 

Ma ridurre o tagliare questi eventi potrebbe non essere ciò che vuole il CIO, il Comitato internazionale olimpico, ha aggiunto Ross, sia per i profitti che per la volontà di espandere l'accesso agli sport (missione in capo allo stesso CIO): "Mi preoccupa - aggiunge Orr - il futuro delle Olimpiadi se si tratta solo di capire chi ha i soldi per risolvere il problema, invece di chiedersi come ripensare radicalmente l'aspetto di questi eventi e dove ospitarli".

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L'austriaco Matej Svancer alle Olimpiadi invernali in CinaGregory Bull/AP

Quale futuro per le Olimpiadi invernali?

Non sorprende il fatto che non sia stata ancora trovata una località pronta ad ospitare le Olimpiadi invernali del 2030, anche se il CIO ha dichiarato che Salt Lake City, Barcellona e Sapporo sono in corsa.

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In futuro, però, potrebbero non esserci così tante opzioni. Il Comitato ha dichiarato che sta valutando la possibilità di far ruotare i Giochi invernali tra un gruppo approvato di località ospitanti affidabili dal punto di vista climatico, in quanto le città potrebbero dover soddisfare nuovi criteri di temperatura, dato che l'impatto della crisi climatica continua ad aggravarsi.

Il CIO sta attualmente valutando una proposta che richiederebbe alle città ospitanti una temperatura minima media inferiore a 0°C per le sedi delle competizioni sulla neve per un periodo di 10 anni al momento dello svolgimento dei Giochi.

Un'altra soluzione allo studio dell'agenzia è l'opzione di assegnare alla stessa città sia i Giochi del 2030 che quelli del 2034, ma non sono ancora state prese decisioni in merito.

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