Sudan, scontri tra esercito regolare e paramilitari: ci sono morti

Sudan, base militare vicino a Khartoum
Sudan, base militare vicino a Khartoum Diritti d'autore AP Photo
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Di Euronews
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A Karthoum 2 - l'area dove si trova l'ambasciata italiana - sono state avvertite diverse esplosioni e nella zona circolano carri armati. Almeno 3 morti negli scontri

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A Khartoum, capitale del Sudan, si inaspriscono gli scontri tra l’esercito regolare e le Forze di supporto rapido (Rsf), del generale Mohamed Hamdan Dagalo.
I paramilitari di Dagalo sono legati al gruppo privato russo Wagner. 

Un gruppo di medici sudanesi ha dichiarato che almeno tre persone sono state uccise e altre decine sono rimaste ferite negli scontri iniziati sabato tra l'esercito del Paese e i paramilitari.

In un comunicato, il Comitato dei medici del Sudan ha affermato che due civili sono stati uccisi all'aeroporto del Paese e un altro uomo è stato colpito a morte nello Stato del Nord Kordofan. 

Il gruppo ha aggiunto che altre decine di persone sono rimaste ferite in tutto il Paese, alcune in condizioni instabili. Gli scontri sono iniziati sabato mattina ed entrambe le parti hanno accusato l'altra di aver scatenato la violenza.

Gli scontri vicino all'ambasciata italiana

A Karthoum 2 - l'area dove si trova l'ambasciata italiana - si spara con armi pesanti: sono state avvertite diverse esplosioni e nella zona circolano carri armati.
Spari sono stati uditi anche all'aeroporto. 

L'esercito sudanese sostiene che le Forze di supporto rapido hanno attaccato le sue basi mentre i paramilitari denunciano un'incursione nei loro campi da parte dell'esercito regolare. 

I paramilitari annunciano di aver preso il controllo dell' aeroporto della Capitale, mentre vanno avanti da settimane le rivalità tra i due generali dietro il colpo di Stato del 2021.

Resta dunque al palo la firma sull'accordo finale per passare a un governo civile, prevista per il primo aprile scorso.

Il Sudan avrebbe dovuto trovare una stabilità di governo dopo la caduta nel 2019 di Omar al-Bashir, ma il processo è stato reso impossibile dal colpo di stato avvenuto nell'ottobre 2021, organizzato dal generale al-Burhan (comandante in capo dell'esercito regolare).
Un altro tentativo di restituire alle forze civili l'esecutivo del Paese è stato bloccato dagli scontri tra Rsf e forze armate.

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