I luoghi del dibattito e la posizione dei giovani in Russia su guerra e libertà di espressione
La propaganda in Russia si è evoluta: non c'è più l'agit-prop di matrice sovietica, ma piattaforme di diffusione di idee, come il Forum Internazionale della Partecipazione Civica, che si è tenuto a Mosca il 9 dicembre scorso. L'evento riunisce esponenti della società civile.
Tra i partecipanti al forum quest'anno c'era anche un ''Eroe della Russia'', il pilota Peter Kashtanov: "Il mio sogno è quello di terminare il prima possibile l'operazione militare speciale per adempiere a tutti i compiti assegnati all'esercito e al Paese. E porre fine una volta per tutte al nazismo e al fascismo, che ora prosperano sul territorio dell'Ucraina".
"Ho amici che sono coinvolti nell'operazione militare speciale e diversi parenti. "Vorrei che finisse in fretta, tutto qui. Voglio che i miei cari tornino a casa e che nessun altro soffra" commenta Elisaveta, che fa parte del Fronte Popolare Russo.
Ma il dubbio sull'opportunità della guerra e sul ruolo dei giovani in Russia non è stato messo al bando. Nikita Kuchinskiyè uno studente e scrive per la Doxa, una rivista sociopolitica studentesca che si posiziona come "rivista indipendente contro la guerra, la dittatura e la disuguaglianza".
L'attività del giornale ha acquisito risonanza in relazione al procedimento penale a carico dei suoi redattori dopo le proteste russe del 2021. Dopo l'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, il sito web di Doxa è stato bloccato in Russia.
"I giovani non sono più in grado di impegnarsi nell'attivismo, nella politica, i giovani non hanno praticamente più spazio per esprimere le proprie opinioni - dice Kuchinskiy - Nelle università, che sono la principale piattaforma di realizzazione dei giovani, la propaganda è penetrata in tutti i settori."
Anche Ekaterina Martinova scrive per Doxa e non è allineata: "Sembra che ci sia una linea oltre la quale non si capisce più se c'è un limite alla repressione e se rimane almeno un po' di libertà di parola".
Tra i giovani, in Russia, il dibattito non è dunque morto. Ma la cornice istituzionale entro cui si sviluppa non garantisce l'immunità.