Sciopero nella città curda di Saqez nell'ovest dell'Iran. È la città natale della 22enne Mahsa Amini, la cui morte durante la custodia della polizia per futili motivi in settembre ha scatenato una protesta senza fine in cui sono morte centinaia di persone colpite dalla polizia
Nel video colto da un furtivo telefonino il 12 novembre si individuano gli abitanti della città curda di Saqez nell'ovest dell'Iran, in preda ad uno sciopero. Questa è anche la città natale della 22enne Mahsa Amini, la cui morte durante la custodia della polizia per futili motivi ha scatenato da settembre proteste che restano in crescendo anche a livello internazionale. Sono almeno 326 le persone uccise dalla polizia nelle manifestazioni causate dalla morte della ragazza, lo sostiene la Ong di stanza ad Olso Iran Human.
Forti critiche dalla Germania
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha fortemente criticato il governo iraniano ed ha promesso nuove sanzioni dell'UE dalla settimana entrante. "L'Unione Europea ha adottato una serie di pacchetti di sanzioni. Gli obiettivi sono tutti i responsabili di questa violenza contro il popolo iraniano. Ulteriori sanzioni dovrebbero essere aggiunte a queste la settimana entrante. Vogliamo continuare a intensificare la pressione sul Corpo delle Guardie della Rivoluzione e sulla leadership iraniana. Sosteniamo gli sforzi per raccogliere prove in modo che i colpevoli vengano assicurati alla giustizia" .a ha tuonato Scholz.
Le proteste per la morte di Mahsa Amini sono tali da essere diventate la più grande forma di protesta espressa contro la teocrazia iraniana dai mesi caotici della rivoluzione islamica del 1979. Contestualmente cresce la tensione tra Berlino e Teheran. La più alta resopnsabile della diplomazia germanica Annalena Baerbock ha detto che "proprio come i diritti umani sono per me universali e indivisibili, così non ritengo che le minacce siano un mezzo di politica estera e relazioni internazionali". Baerbock ha commentato le parole del ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian che - in risposta agli appelli di Baerbock contro la repressione di Teheran e l'annuncio di nuove possibili sanzioni Ue - si è ieri rivolto direttamente alla ministra tedesca, scrivendo su Twitter: "posizioni provocatorie, interventiste e poco diplomatiche non sono un segnale di raffinatezza e saggezza. Minare vecchi legami ha conseguenze a lungo termine". Amir-Abdollahian ha poi aggiunto che "la Germania può scegliere l'impegno per affrontare sfide comuni o lo scontro. La nostra risposta sarà proporzionata e ferma".
Botta e risposta Berlino -Teheran
Come riporta l'agenzia di stampa tedesca Dpa, Baerbock - che sabato ha parlato in conferenza stampa dopo un incontro a Berlino con il suo omologo lituano Gabrielius Landsbergis - ha replicato a Teheran che il rispetto dei diritti umani non è una questione nazionale, "ma una questione universale, altrimenti non si tratterebbe di diritti umani universali". La ministra tedesca ha inoltre confermato che i ministri degli Esteri Ue discuteranno di nuovo di Iran questo lunedì, a Bruxelles. Nel tweet di mercoledì che ha probabilmente scatenato la reazione iraniana, Baerbock aveva scritto: "non molleremo. Siamo al fianco degli uomini e delle donne dell'Iran, non solo oggi, ma fino a quando sarà necessario", suggerendo poi l'arrivo di nuove possibili sanzioni: "a 4 settimane dalla morte di Jina Mahsa Amini abbiamo emesso sanzioni Ue contro i responsabili della brutale repressione delle proteste in Iran. Stiamo lavorando a pieno ritmo al prossimo pacchetto di sanzioni. Pensiamo di adottarlo la prossima settimana".