L'Australia non riconosce Gerusalemme capitale di Israele

L'ambasciata australiana in Israele resterà a Tel Aviv. Il governo di Canberra ha revocato la decisione del precedente esecutivo che trasferiva la sede diplomatica a Gerusalemme. Per Penny Wong, ministra australiana degli Esteri, una tale iniziativa non avrebbe avvicinato la pace."Il governo australiano resta impegnato nella soluzione dei due stati, in cui Israele e il futuro stato palestinese possano coesistere. Non supporteremo un approccio che comprometta questa prospettiva".
Da Ramallah l'Autorità Nazionale Palestinese commenta positivamente la decisione australiana, sottolineandone la coerenza con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ammar Hijazi, diplomatico di carriera afferma: "Quei paesi che continuano a incoraggiare Israele sul terreno dell'annessione di territori che non gli appartengono si pongono in violazione delle norme e della legittimità internazionali, e devono assumersene la responsabilità".
Opposta la reazione israeliana. Il premier Yair Lapid ha bacchettato il governo australiano, rivendicando il diritto di considerare Gerusalemme come capitale esclusiva dello Stato di Israele, nonostante le dispute ancora in corso. "Né gli australiani né nessun altro possono dirci quale debba essere la capitale di Israele. Negli ultimi tremila anni Gerusalemme è sempre stata la capitale di Israele, e continuerà a esserlo", ha detto.
Tuttavia, nel quadro della cosiddetta soluzione a due stati, Gerusalemme Est è considerata capitale anche della futura Palestina e proprio a causa della sua identità plurale, è teatro di tensioni tra polizia israeliana e palestinesi che si trasformano spesso in scontri. L'utima ondata di violenza va avanti da sei giorni e ha causato la morte di almeno due manifestanti paestinesi, uccisi dal fuoco israeliano.