Allarme suicidi nelle carceri: denuncia di Antigone, la Procura di Bologna apre un fascicolo

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Col rinvenimento senza vita di un 53enne detenuto bolognese, si contano già 59 suicidi nelle prigioni italiane dall'inizio dell'anno

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L'ennesimo suicidio in carcere, l'ennesima inchiesta di rito: nell'Italia del sovraffollamento carcerario (e in particolare a Bologna si denunciava da tempo l'abnorme numero di detenuti con problemi psichiatrici) l'ultimo caso, quello del 53enne morto nel carcere bolognese della Dozza giovedì 1 settembre, ha spinto la Procura di Bologna ad aprire un fascicolo contro ignoti.  Come da prassi, per consentire il conferimento dell’incarico per l’autopsia. Interessante è che si faccia riferimento all'art. 580 del Codice Penale, che riguarda i casi di istigazione o aiuto al suicidio

Punibile con la reclusione da cinque a dodici anni.

“Si è in attesa di una prima ricostruzione della vicenda da parte degli organi di polizia giudiziaria – rende noto la Procura distrettuale in un comunicato stampa diffuso lunedì 5 setembre – al fine di eventualmente delegare ulteriori approfondimenti per il chiarimento di quanto accaduto”.

Numeri allarmanti

Nel 2022, l'Italia ha superato il dato dell'intero 2021 (già 59 decessi sinora, contro i 57 di tutto l'anno passato) e si avvicina al triste "primato" conseguito nel 2009: all'epoca, furono 72 le vittime di suicidio in carcere nel corso dell'anno solare.

Le statistiche sui suicidi nelle carceri europee (fornite dalla rivista Ristretti orizzonti) sono elaborate annualmente dal Consiglio d’Europa. I dati sono del 2007. 

Nei due anni precedenti (2005 e 2006), risulta una media annua di 9,4 suicidi ogni 10.000 detenuti, tra i presenti in tutte le carceri del continente. 

In Italia, nel triennio 2005 - 2007, il tasso di suicidio è stato pari a 10 casi ogni 10.000 detenuti; nel 2009 è salito a 11,2 e per l’anno in corso si manterrà almeno sullo stesso livello.

In alcuni Paesi, come Francia, Regno Unito e Germania, che hanno un numero di detenuti paragonabile a quello dell’Italia, avvengono in media più suicidi rispetto a quelli che si registrano nelle nostre carceri.

Tuttavia, per un confronto efficace occorre considerare anche la frequenza dei suicidi nella popolazione libera: l’Istituto Nazionale francese di Studi Demografici (INED), con una ricerca pubblicata a fine 2009, ha considerato la frequenza di suicidi tra i cittadini liberi, maschi, di età compresa tra 15 a 49 anni (che rappresenta gran parte della popolazione detenuta).

Ebbene, l’Italia, tra i Paesi considerati, è quello in cui maggiore è lo scarto tra i suicidi nella popolazione libera e quelli che avvengono nella popolazione detenuta, con un rapporto da 1,2 a 9,9 (quindi, in carcere i suicidi sono circa 9 volte più frequenti), mentre nel Regno Unito sono 5 volte più frequenti, in Francia 3, e così via.

 L’Italia si trova al decimo posto per tasso di suicidi in carcere tra i Paesi membri del Consiglio d’Europa (la classifica fa riferimento ai dati del 2020, quando il tasso di suicidi in carcere in Italia era 11 casi ogni 10mila detenuti, mentre la Francia era maglia nera con 27,9 casi ogni 10mila detenuti).

La denuncia di Antigone

Nel 2021, il numero dei suicidi in carcere in Italia è rimasto molto alto: stando ai dati raccolti nella 18esima edizione del rapporto "Il carcere visto da dentro", pubblicato dall’**Associazione Antigone**(onlus che dal 1991 si occupa di carceri, giustizia, diritti umani e prevenzione della tortura), il tasso di suicidi in carcere, ossia il rapporto tra il numero di suicidi e le persone mediamente presenti negli istituti di pena nel corso dell’anno, a fronte di una presenza media di 53.758 detenuti, si è attestato a 10,6 casi ogni 10mila persone detenute.

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"Un numero mai così alto negli ultimi decenni - afferma Patrizio Gonnella, presidente dell'Associazione Antigone, commentando i più recenti casi di suicidio in carcere - segno di una disperazione che da individuale è diventata collettiva.

Nel solo mese di agosto, ogni due giorni si è suicidata una persona in carcere: una percentuale che, se proiettata nella società libera, farebbe tremare i polsi, facendo pensare a forme prossime al suicidio di massa.

Siamo alla fine della legislatura e non ha più senso chiedere l’adozione di provvedimenti che avrebbero dovuto essere assunti negli scorsi mesi.

Ha senso, però, chiedere a tutti coloro che sono coinvolti da protagonisti nella campagna elettorale di impegnarsi per dare un senso alla pena, per renderla meno afflittiva, per ridurre la pressione data del sovraffollamento che riduce gli esseri umani da persone a numeri di matricola".

Allarmi dispersi nel vuoto

Nonostante le sistematiche denunce succedutesi nel corso degli anni, che puntavano l'indice proprio verso il rischio legato al sovraffollamento (in particolare, ma non solo, di detenuti psichiatrici), ben poco è stato fatto.

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Anche in piena estate, i sindacati hanno lanciato l'ennesimo allarme per "l'alta concentrazione di pazienti psichiatrici" presso la casa circondariale della Dozza, a Bologna: colluttazioni tra detenuti, aggressioni al personale, gesti autolesionistici, rinvenimento di telefoni cellulari ed alcolici, danneggiamenti di beni e continui invii negli ospedali cittadini sono praticamente all'ordine del giorno, unitamente a problemi cronici di carenza d'acqua.

Aumento del 300%

Il nostro Paese detiene il primato del tasso di sovraffollamento penitenziario in Europa, presentando lo scarto maggiore tra suicidi dentro e fuori dal carcere.

Tra il 2000 e il 2009, i detenuti suicidi nelle carceri italiane sono stati 568, mentre nel decennio 1960-1969 erano stati appena 100, con una popolazione detenuta che era circa la metà.

In termini percentuali, la frequenza dei suicidi tra i due decenni è quindi aumentata del 300%. 

Dal rapporto Space (CoE) 2021 emerge, nel contesto di una popolazione carceraria diminuita per via delle misure di prevenzione del contagio pandemico, un quadro ancora particolarmente allarmante per l'Italia, perché il sistema carcerario italiano si trova nelle posizioni di vertice in diverse classifiche che rappresentano proprio alcuni dei principali fattori che spingono al suicidio: sovraffollamento (105,5 per 100 posti, naturalmente con picchi estremi), età dei detenuti (over 50: media europea 16%, Italia 26%), origine (media europea intorno al 15% di stranieri, Italia 32%), tipologia (particolarmente frequenti i reati di droga) eccetera. 

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Infine, in questo rapporto relativo al 2020 si fa notare l'alta percentuale di suicidi tra i detenuti in attesa di processo, o comunque non arrivati a sentenza: benché l'Italia non abbia in questo caso i numeri più alti in assoluto, si confrontano i 3.657 suicidi totali nel Paese (nel 2019), cioè 0,6 ogni 10.000 persone,  con i 29 condannati suicidi, cioè 7,9 ogni 10.000: un tasso enormemente più alto, ulteriormente accresciuto per i casi in attesa di giudizio - 32 suicidi, cioè 19,1 su 10.000 - più del doppio rispetto ai condannati e più di 50 volte il tasso della società libera. 

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