La Commissione europea ha avanzato la proposta per dire addio al greggio e ai prodotti raffinati importati dalla Russia. Ma tra i 27 Stati membri c'è chi chiede deroghe
L'unione europea ha messo sul tavolo uno stop alle importazioni di petrolio russo, ma deve fare i conti con le titubanze di alcuni Stati.
La proposta, inclusa nel sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia dall'inizio della guerra in Ucraina avanzato dalla Commissione europea, deve essere adottata all'unanimità dai governi dell'Unione, ma si scontra con la forte dipendenza dal petrolio russo di alcuni Paesi. L'iniziativa ha preso piede infatti solo dopo l'ok della Germania.
Circa il 25% del petrolio importato dall'Unione europea viene dalla Russia, ma ci sono Stati membri più dipendenti di altri. La Commissione spinge per dire definitivamente addio al greggio proveniente da Mosca entro sei mesi e ai prodotti raffinati entro la fine dell'anno per azzoppare gli sforzi militari di Putin in Ucraina.
L'obiezione ceca e l'ombra del veto ungherese
Diversi Stati chiedono deroghe. La Repubblica Ceca ha chiesto un rinvio del piano di due o tre anni.
"Siamo a favore di sanzoni più dure purché la Repubblica Ceca non sia danneggiata più della Russia, afferma il primo ministro ceco Petr Fiala.
Per il governo ungherese il divieto proposto da Bruxelles distruggerebbe l'economia nazionale, e questo apre la strada a un possibile veto in fase di approvazione del pacchetto di sanzioni.
"Per l'economia ungherese è impossibile funzionare senza il greggio russo", ha detto il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó.
Quanto proposto dalla Commissione deve essere ora deciso dagli ambasciatori degli Stati membri, ma diversi esperti prevedono che l'approvazione finale richiederà un buon livello di flessibilità. Mercoledì sera intanto, la prima riunione sul nuovo pacchetto del Coreper, l'organo dove si incontrano gli ambasciatori, si è conclusa con un nulla di fatto.