Abbiamo intervistato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian: "mostrare flessibilità ora tocca a Stati Uniti e Occidente"
Il traguardo è ormai all'orizzonte, ma la maratona diplomatica potrebbe essere tutt'altro che conclusa.
Dopo l'ultimo round di colloqui a Vienna, l'accordo sul nucleare iraniano pare ormai pronto a resuscitare: significativo, in questo senso, è l'annuncio del premier israeliano Naftali Bennet, che questa domenica ha messo le mani avanti, parlando di un accordo ormai pronto, seppur definito "fragile" e della durata di 30 mesi, a fronte dei 10 anni del precedente.
Di fatto, però, sul tavolo resta ancora la questione delle linee rosse poste da Teheran, che accetterà l'intesa soltanto se gli Stati Uniti rimuoveranno tutte le sanzioni in essere e garantiranno che non ci sarà un nuovo abbandono come nel 2018.
Il nostro corrispondente Babak Kamiar ne ha parlato con il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian, in un'intervista esclusiva per Global conversation.
"Ci stiamo avvicinando all'accordo - ha detto il ministro - ma ci sono ancora alcune questioni in sospeso. Finora abbiamo mostrato molta creatività e flessibilità al tavolo dei negoziati; ma abbiamo informato gli americani attraverso i nostri intermediari, oltre a tre paesi europei attraverso i miei colleghi a Vienna: e ciò che, stiamo dicendo loro in modo molto chiaro è che ora è il turno degli occidentali di mostrare creatività e la flessibilità"
"Noi - prosegue Abdollahian - crediamo che se le parti occidentali vedranno in modo più realistico quanto sta succedendo a Vienna , in poche ore si potrà finalizzare l'accordo. Quindi, fissare una tempistica esatta, per quanto ci riguarda, dipende dalla parte occidentale. Resteremo al tavolo dei negoziati con serietà nonostante il fatto che più volte durante i duri negoziati, le parti occidentali abbiano ventilato la possibilità di lasciare il tavolo".
L'intervista con Hossein Amir-Abdollahian sarà in onda martedì 22 febbraio su Global Conversation.