Il gasdotto, che collega Russia e Germania, è costato 9 miliardi ma non ha ancora i permessi per l'operatività: se con la crisi ucraina il progetto saltasse, per Berlino e Mosca il colpo sarebbe assai duro
Dagli alleati Nato e perfino da Bruxelles sono velatamente accusati di cerchiobbotismo, quando non proprio di ambiguità: ma la posizione di Berlino sulla crisi in Ucraina non può essere letta se non alla luce della dipendenza energetica da Mosca.
Dalla Russia la Germania importa più del 40% del petrolio e il 55% del gas che consuma, una quantità che sperava peraltro di aumentare significativamente grazie al Nord Stream 2. Lungo più di mille chilometri e parallelo al Nord Stream 1, il gasdotto collega Russia e Germania attraverso il Mar Baltico senza passare per paesi terzi.
Un'opera che è costata più di 9 miliardi di euro, e per la quale la compagnia statale russa Gazprom, principale azionista, non ha ancora ricevuto i permessi legali per l'avvio delle operazioni: uno stallo che, se dovesse protrarsi, rappresenterebbe un duro colpo per le casse del Cremlino.
Ma se la minaccia è già stata ventilata da Washington e Bruxelles, Berlino - che quest'anno abbandonerà definitivamente il nucleare per far ricorso unicamente al gas naturale - è riluttante a paralizzare il gasdotto: il rischio, dopo due anni di pandemia, è di privarsi di un'abbondante fonte energetica, finendo per bloccare anche la ripresa economica.
Neutralità post-bellica
Ma sull'esitazione del governo tedesco pesa anche il suo passato storico di aggressore. Dalla fine della seconda guerra mondiale, la Germania ha rifiutato di fornire armi a qualsiasi parte di un conflitto, un principio che ha violato soltanto in alcune rare occasioni.
Quando Kiev ha chiesto all'Europa armi per difendersi da una possibile invasione russa, il ministero della Difesa tedesco ha risposto con la consegna di 5mila elmetti militari , mettendo sostanzialmente in chiaro che l'eccezione stavolta non ci sarebbe stata.
Secondo i sondaggi, sei tedeschi su dieci sono d'accordo con la decisione: tuttavia, molti considerano il partito socialdemocratico eccessivamente russofilo.
Relazioni antiche e nuovi interessi
Le buone relazioni dei socialdemocratici con la Russia risalgono all'epoca della guerra fredda, , e sono state mantenute al volgere del secolo sotto l'ex cancelliere Gerhard Schröder. Membro attuale del CDA di Nord Stream 2, Schröder è stato appena nominato anche in quello di Gazprom.
La crisi nel frattempo ha generato tensioni tra i socialdemocratici e i loro partner di coalizione, Verdi e Liberali. Dopo che il cancelliere Scholz ha dichiarato che la decisione sul Nord Stream 2 sarebbe stata tecnica e non politica, il suo ministro degli Esteri, l'ambientalista Annalena Baerbock ha assicurato al Bundestag che un'invasione russa dell'Ucraina avrebbe pesato eccome sul futuro del gasdotto
Ma se in Germania l'SPD inizia a calare nei sondaggi, scivolando dietro la CDU , all'estero è in gioco la fiducia nel paese.
Scholz ha scelto finora di rimanere sulla linea del dialogo e dell'equidistanza. Dopo la visita di lunedì a Washington, sarà a Kiev e Mosca all'inizio della prossima settimana.
Ma la Nato e Bruxelles iniziano a chiedersi se Berlino sia ancora un partner affidabile, nel più grande stallo tra la Russia e l'Occidente dalla fine della guerra fredda.