Si aggrava la crisi al confine tra Polonia e Bielorussia
Peggiora sempre più la situazione al confine tra Bielorussia e Polonia, dove migliaia di migranti sono costretti a bivaccare in condizioni disumane, spinti dalle autorità di Minsk e non accolti da quelle di Varsavia. La crisi è stata innescata dal presidente bielorusso Lukashenko, che però respinge l'accusa di usare i migranti per destabilizzare l'Unione europea: "Abbiamo aumentato i volumi di gas pompati attraverso la Bielorussia e diretti in Europa. Li stiamo riscaldando e loro minacciano di chiudere il confine. E allora cosa accadrebbe se bloccassimo le fornitura di gas?"
Intanto, a Berlino, il presidente tedesco Steinmeier, con una mossa non solo simbolica, ha ricevuto quella che Bruxelles riconosce come leader dell'opposizione a Lukashenko, Svetlana Tsikanovskaya. Sul tema categorico il capo della doplomazia tedesca, Heiko Maas: "Siamo in una situazione in cui può sembrare emotivamente appropriato insultare il signor Lukashenko, ma questo non è più sufficiente. Ora è necessario imporre le giuste conseguenze. Ed è quello che insieme ai nostri partner europei vogliamo fare".
La crisi divide anche l'Europa, con il presidente del Consiglio Michel che non esclude la costruzione di un muro con fondi dell'Ue, e la presidente della Comissione, Von Der Leyen, che si dice contraria, auspicando una soluzione che coinvolga le agenzie delle Nazioni Unite.