Merkel vista da Juncker: humour, leadership e intelligenza

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Di Efi Koutsokosta
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La cancelliera tedesca uscente è di gran lunga la più longeva tra gli attuali leader dell'Ue. Ma che cosa lascia davvero in eredità all'Europa? Ne abbiamo parlato con l'ex presidente della Commissione.

La cancelliera tedesca uscente Angela Merkel è di gran lunga la più longeva tra gli attuali leader europei. Ha contribuito a pilotare l'Unione attraverso la crisi migratoria, la crisi dell'euro e il Covid-19. Ma che cosa lascia davvero in eredità all'Europa? Ne abbiamo parlato con un altro leader politico molto longevo, l'ex presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.

Le controversie sulla Grecia

Presidente, vuole condividere con noi qualche momento memorabile degli anni in cui lei e Angela Merkel avete lavorato insieme?

"È una persona con un gran senso dello humour, anche se in Germania è conosciuta come una persona con i piedi per terra, seria... Imitava sempre i colleghi, me incluso, anche se non mi ha mai imitato in mia presenza. Imitava Sarkozy, Trump e altri in un modo meraviglioso. Era un'artista nel farlo".

Ma ricorda qualche scontro che avete avuto in passato con tutte queste crisi?

"Certo che abbiamo avuto scontri. Insomma, scontri... grandi controversie, diciamo, soprattutto sulla Grecia, perché i tedeschi, il suo stesso gruppo parlamentare, la stampa tedesca non rispettavano la dignità del popolo greco. E allora io le dicevo che la Grecia è diversa dalla visione che ne aveva lei".

Senso dello humour all'Ue

Può dire di averla convinta?

"No, ma ci ho provato. Ci sono riuscito con altri, in particolare e soprattutto con il presidente francese dell'epoca, François Hollande. E il ministro delle finanze di Merkel, Schauble, che era un mio buon amico, tra l'altro, ed era un grande europeista, avrebbe voluto escludere temporaneamente la Grecia dalla zona euro. Io ero fortemente contrario a quell'idea. E lei non ne è mai stata a favore, ma non ha mai nemmeno negato l'utilità dell'idea. Ma alla fine, siccome è una persona che ragiona sempre in prospettiva, ha pensato che una soluzione del genere avrebbe potuto metterci in difficoltà con l'Italia e con alcuni altri paesi".

Lei la sta descrivendo - ed è descritta generalmente come una pragmatica. Ma qual è stato secondo lei il suo maggiore successo e quale il suo maggiore fallimento?

"Penso che il suo maggiore fallimento sia la riluttanza che ha mostrato durante la crisi della Grecia. A causa delle sue esitazioni e della sua riluttanza abbiamo perso tempo. La Grecia si sarebbe potuta aiutare prima".

Il più grande successo: la crisi dei rifugiati

Quindi, a parte la Grecia, in generale qual è stato il suo più grande successo e qual è la più grossa eredità che lascia all'Europa?

"Il suo più grande successo a mio avviso è il ruolo che ha svolto durante la crisi dei rifugiati nei mesi di agosto e settembre 2015. Era fermamente contraria all'idea di chiudere il confine tedesco fra il Tirolo in Austria e la Baviera in Germania, perché anche in questo caso pensava in un modo e aveva un modo di affrontare questa importante crisi mettendola in prospettiva. Ci siamo parlati spesso al telefono in quel periodo e ci siamo incontrati molto spesso, e lei mi diceva: che immagine daremo dell'Unione europea e dell'Europa al resto del mondo se chiudiamo le frontiere, se mettiamo soldati e poliziotti al confine con l'Austria, respingendo queste povere persone, molte provenienti dalla Siria, altre dall'Afghanistan, provenienti da ogni dove? Povera gente, gente disperata. E l'ha fatto andando contro la maggioranza dell'opinione pubblica tedesca e contro la maggioranza del suo stesso gruppo parlamentare, contro la Cdu. Un leader è qualcuno che ha la capacità di dire no al proprio campo".

Una Germania fermamente ancorata all'Europa

Quindi è una leader.

"È una leader. E che cosa lascia Merkel all'Europa in eredità? Lascia l'aver decisamente ancorato la Germania all'Europa. Ha fatto capire chiaramente ai cittadini tedeschi che l'Europa fa parte della 'ragion di Stato' tedesca, ed è questa la più grande eredità che ci lascia, perché dopo di lei non ci saranno cancellieri che non saranno europeisti".

Guardiamo avanti. La Germania manterrà la sua leadership in Europa dopo Merkel?

"Non c'è una leadership tedesca in Europa. Questa è una visione tedesca condivisa dai greci e da tutti gli altri, ma l'Unione europea non è mai stata un gruppo di paesi guidato dalla Germania. Questo non è vero. Però è vero che la Germania ha un ruolo importante, è il paese più grande, l'economia più forte, il paese con il maggior numero di vicini europei. Quindi la Germania deve svolgere il suo ruolo nel centro del continente. La Germania è molto vicina all'Europa centrale e orientale. Quindi la Germania ha un ruolo indipendentemente da chi è cancelliere. Ma lei l'ha fatto in un modo molto attento, devo dire, saggio e intelligente, perché ascoltava tutti i paesi, che fossero grandi, di media grandezza o piccoli. Quando io ero primo ministro non mi ha mai dato l'impressione di trattarmi con condiscendenza. Mi ha dato l'impressione di essere importante quanto il presidente degli Stati Uniti".

L'Ue non deve dare lezioni ma il buon esempio

E in conclusione, come sarà l'Europa negli anni a venire, secondo lei, su una scena internazionale che sta cambiando?

"La scena internazionale sta cambiando, ma l'Unione europea non sta cambiando a sufficienza. Non ci stiamo adattando al nuovo mondo del futuro, a ciò di cui avremo bisogno nel 2030 o 2040. E penso che il ruolo internazionale dell'Unione europea vada accresciuto, incluso il ruolo internazionale dell'euro, la nostra moneta comune. Non dobbiamo essere troppo modesti, ma non dobbiamo nemmeno cercare di dare lezioni al mondo intero. Questa è una non-virtù europea: ogni volta che siamo in Africa o in Asia diciamo loro come dovrebbero comportarsi. A loro questo non piace. E il ruolo dell'Europa non è dare lezioni agli altri, ma dare il buon esempio".

Abbiamo leader carismatici da mettere al timone?

"È da dimostrare".

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