Vent'anni fa la fuga dal grattacielo in fiamme; sopravvissuto al crollo delle Torri Gemelle, un sopravvissuto ricorda il dramma che sconvolse l'America
Sono passati vent'anni e le immagini di New York, colpita al cuore dai due aerei che hanno squarciato i grattacieli del World Trade Center, sono ancora impresse nella memoria collettiva. Bruno Dellinger, un uomo d'affari sopravvissuto all'atacco delle torri, racconta quei tragici momenti e la difficoltà di superare il trauma e tornare alla vita di tutti i giorni.
Un boato e poi l'inferno
"Vivevamo nel cielo del World Trade Center, in una calma immensa. Ho contemplato il panorama. Sono arrivati i miei dipendenti, ho controllato la posta, e improvvisamente ho sentito il suono stridente dei motori dei jet, un rumore inaudito che andava oltre la comprensione. Poi l'impatto immediato dove si trovava il mio ufficio, una ventina di piani sopra. Ho vissuto il crollo delle facciate, l'edificio dondolava, eravamo sull'orlo del collasso. È durato molto a lungo, due, tre minuti".
Bruno Dellinger subito ricorda che un aereo in passato aveva già colpito accidentalmente l'Empire State Building . Resta alla sua scrivania, cercando di scacciare il panico, prima di rendersi conto di dover evacuare subito .
"Ho superato un gruppo di persone che stavano prendendo una scala diversa da quella che ho preso io, e loro sono morte. E sono uscito dopo una discesa di 50 minuti, molto complicata nel caldo terribile. Avrei potuto morire in cinquanta occasioni quel giorno. Fossi partito dieci secondi dopo, sarei davvero morto".
Il crollo
Arriva in strada già sotto shock, e assiste attonito al crollo delle torri, inghiottito da una gigantesca nuvola di polvere dopo un'esplosione incredibile . Un trauma incancellabile.
"Nel giro di pochi istanti, tutto è diventato più nero della notte, e non si sentiva nessun rumore. Davanti a un fatto cosi straordinario il mio corpo ha avuto la percezione della morte. Tutte queste cose: il rumore, le luci, il suono, il respiro, non le impariamo, le conosciamo dalla nascita. Ma quando sono sfidate dalla forza degli eventi, il corpo e la mente non capiscono più. "
Il ritorno alla vita
Traumatizzato, Bruno Dellinger non è tornato sul luogo del disastro per i primi tre mesi. Ma la vita continua. Ha ricominciato a lavorare, ha scritto un libro e ha avuto dei figli. 20 anni dopo racconta questo difficile processo di ricostruzione.
"È stato molto complicato ricostruire, perché ero un groviglio di dolore, davvero morto psicologicamente. Quando camminavo per strada e vedevo un segno di vita, il sole che splendeva, pensavo : 'non è possibile perché sei morto' e la testa mi esplodeva. I segni di vita hanno cominciato a riapparire un mese, due mesi dopo: il buon sapore di un pomodoro per esempio. Cose molto semplici."