Moldavia: domenica elezioni cruciali. La presidente Maia Sandu sogna l'emancipazione dalla Russia

La presidente moldava Maia Sandu in uno scatto durante un comizio
La presidente moldava Maia Sandu in uno scatto durante un comizio Diritti d'autore Vadim Ghirda/Copyright 2019 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Euronews
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Il parlamento moldavo era controllato dall'alleanza dei socialisti filo-russi dell'ex presidente Igor Dodon

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Potrebbe essere un voto storico quello di domenica in Moldavia, che segnerebbe l**'uscita del Paese dall'area d'influenza russa**. 

Almeno secondo i sondaggi, che danno per favorito il Partito dell'Azione e della Solidarietà (PAS) della presidente Maia Sandu. È la bestia nera dei socialisti (PSRM) di Igor Dodon, sconfitto da Sandu alla presidenziali dello scorso autunno. Con il PAS che macina consensi, la formazione politica di Dodon rischia di perdere anche il controllo del parlamento, che aveva con gli alleati nella scorsa legislatura.

Sandu ha portato avanti una dura lotta politica per andare alle elezioni e rimuovere ogni ostruzionismo parlamentare contro le riforme economiche e sociali che ha in mente per risollevare il Paese, il più povero d'Europa.

Il tweet in italiano della presidente moldava Maia Sandu dopo la visita ufficiale a Roma

"Speriamo in un cambiamento. Vorremmo non essere più costretti ad andare all'estero per lavorare", commenta un'elettrice intervistata per le strade di Chișinău.

"Ho ancora due giorni per decidere chi votare. So quale partito sento più vicino, ma finora ci sono state solo parole", aggiunge una concittadina ancora indecisa.

Un sostenitore di Maia Sandu dice: "Combatte e combatterà la corruzione. La sua squadra ha una strategia e dei piani a questo scopo. Mi sentirei rappresentato da un parlamento in cui 51 dei 101 deputati fossero del suo partito".

Il PAS veleggia nei sondaggi tra il 35 e il 40 per cento, staccando di 5-10 punti percentuali l'alleanza filorussa dei socialisti di Dodon e i comunisti (PCRM) di Vladimir Voronin. 

Maia Sandu era riuscita a indire le elezioni dopo che la Corte Suprema aveva decretato, ad aprile, l'incostituzionalità dello stato d'emergenza varato sull'onda della crisi Covid-19, che impediva di sciogliere il Parlamento.

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