L'enclave britannica nel sud della Spagna si pronuncia su un allentamento della disciplina per l'aborto. Oggi passibile di pene fino all'ergastolo, sarebbe autorizzato anche in caso di stupro e di rischi per la salute fisica e mentale della madre
Qualche modifica, ma le principali restrizioni restano. Cosa prevede la riforma
Sì o no a una disciplina dell'aborto, che allenterebbe le maglie di una delle legislazioni più restrittive in Europa. Referendum oggi a Gibilterra, su una riforma che autorizzerebbe l'interruzione volontaria di gravidanza fino alla dodicesima settimana di gestazione. Oggi punito con pene fino all'ergastolo e previsto solo se la madre è in pericolo di vita, l'aborto sarebbe autorizzato anche in caso di rischi per la salute fisica e mentale o di gravidanza frutto di violenze sessuali. Nessun limite temporale è invece previsto, nel caso di rischi per il feto, mentre ai medici chiamati a praticare l'interruzione di gravidanza è riconosciuta la possibilità di opporvi l'obiezione di coscienza.
La Corte suprema britannica: "Legislazione attuale contraria ai diritti dell'uomo"
Promotrici dell'iniziativa referendaria, le autorità locali hanno invitato a votare "sì", bollando come arcaica la legislazione attualmente in vigore. Sottoposta al voto è una riforma votata dal parlamento locale nel 2019, in seguito a un pronunciamento della Corte suprema britannica, che tre anni fa aveva bacchettato l'Irlanda del Nord e giudicato la sua legislazione in materia d'aborto -molto simile a quella di Gibilterra - come "contraria alla convenzione europea per i diritti dell'uomo".
Chiesa e movimenti pro-life: "Primo passo verso la liberalizzazione"
Inizialmente previsto per il marzo 2020, il referendum è stato posticipato a causa della pandemia di Covid. Apertamente contrari al referendum il vescovo di Gibilterra e il movimento pro-life, che nella riforma vedono un primo passo verso la liberalizzazione dell'interruzione volontaria di gravidanza e argomentano sostenendo la possibile strumentalizzazione dell'argomento dei "rischi per la sanità mentale" della madre. Dei 32.000 abitanti dell'enclave britannica, circa 80% è di religione cattolica. Circa 23.000 i cittadini iscritti sulle liste elettorali per partecipare al voto.