L’Amministrazione autonoma curdo-siriana che governa le province nord-orientali della Siria, ha consegnato ai Paesi Bassi una donna olandese, i suoi due figli piccoli e una ragazza olandese, che vivevano in un campo per famiglie di presunti militanti dell'ex Stato Islamico
L’Amministrazione autonoma curdo-siriana che governa le province nord-orientali della Siria, ha consegnato sabato ai Paesi Bassi una donna olandese, i suoi due figli piccoli e una ragazza olandese, che vivevano in un campo per famiglie di presunti militanti dell'ex Stato Islamico.
Un affare internazionale
Una delegazione giunta da Amsterdam, guidata dall'inviato speciale in Siria Emiel de Bont, ha preso in consegna le quattro persone nella città di Qamishli, negli uffici dell'amministrazione curda. Il gruppo viene rimpatriato perché le autorità curde affermano che la donna non ha carichi pendenti. "Oggi consegnamo al governo olandese una donna e i suoi due figli. Nulla osta per questa decisione. Non abbiamo prove o elementi che dimostrino che queste persone abbiano commesso crimini in questa regione, pertanto possono essere rilasciate e consegnate all'amministrazione del loro paese - ha detto Abdel Karim Omar, alto funzionario affari esteri curdo-siriano - Con loro parte anche una bambina ma si tratta di un caso umanitario speciale. Abbiamo deciso di consegnarla al governo dei Paesi Bassi dopo aver ottenuto il consenso scritto di sua madre per il rimpatrio".
Una soluzione spinosa
L'operazione è un piccolo passo nella spinosa soluzione che paesi europei e mediorientali devono affrontare: cosa fare delle migliaia di cittadini europei che hanno viaggiato nei territorio che erano stati occupati dall'ISIS in Siria e Iraq. L'inviato De Bont ha affermato che i quattro vivevano in un piccolo insediamento noto come campo di Roj, che ospitava per lo più donne occidentali finite in Siria e in Iraq con i loro figli.