Una nuova strategia europea per la disabilità

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Diritti d'autore OLIVIER HOSLET/AFP or licensors
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Di Bryan Carter
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Con la pandemia molte persone disabili si sono ritrovate isolate e prive di ogni forma di interazione. Una nuova strategia europea cercherà di rimetterli al centro della vita sociale

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Thierry Balint è un 56enne residente a Bruxelles, che ama le attività all'aria aperta, la fotografia, il cinema e i musei.

Sebbene sia nato con disabilità intellettive e soffra di epilessia, è un membro attivo della società e lavora nella pubblica amministrazione da 20 anni.

Tuttavia, afferma che le persone con la sua condizione soffrono ancora le discriminazioni e di mancanza di accesso ai trasporti, all'istruzione e alla cultura.

“Le cose stanno iniziando a cambiare -afferma- ma si dovrebbe fare di più. Ad esempio, per avere accesso alla cultura, per andare ai musei, al cinema, per vedere mostre, le cose dovrebbero migliorare, dovremmo essere accolti meglio”.

Si stima che circa 87 milioni di persone nell'UE convivano con una qualche forma di disabilità. Sebbene la loro situazione possa variare da un paese all'altro, sono generalmente più esposti all'esclusione sociale, alla povertà, alle malattie e alla disoccupazione.

La Commissione europea questa settimana ha presentato una strategia per i prossimi anni per le persone con disabilità, che cerca di rafforzare la loro inclusione nella società e il loro accesso alla giustizia, al lavoro, alle elezioni e ai diritti garantiti a tutti i cittadini europei.

“La Commissione proporrà una carta di disabilità europea riconosciuta da tutti gli Stati membri, che renderà più facile per le persone con disabilità fare uso del loro diritto di circolare liberamente” ha spiegato in conferenza stampa Helena Dalli, Commissaria europea per l'uguaglianza.

Il piano dell'UE si basa su una precedente iniziativa decennale ma per il Forum europeo sulla disabilità i progressi saranno lenti in assenza di dati chiari per monitorare gli sforzi compiuti dagli Stati membri.

“Se non abbiamo degli indicatori per il monitoraggio non avremo modo per fare progressi - chiarisce Gisèle Marlière-. Il che non significa che gli Stati membri non stiano facendo progressi, ma non saranno veloce ed efficienti come ci aspetteremmo.

La pandemia ha avuto un pesante tributo sulle persone con disabilità: gli individui si trovano in grave isolamento e solitudine, perché non hanno accesso a tutti i mezzi che le altre persone usano per avere interazioni, come videoconferenze, telefoni e questo genere di tecnologie.

Di conseguenza, alcune delle persone con disabilità soffrono di alcolismo, depressione e tendenze suicide.

Il che rende ancora più urgente la necessità di una migliore inclusione.

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