Vista la difficoltà di reperire abbastanza vaccini, Belgrado si guarda intorno: dosi soprattutto dalla Cina, ma anche da Russia e Usa
La Serbia si riposiziona: la pandemia la spinge a guardare a est con 1 milione e 100 mila dosi di vaccino importate per la maggior parte dalla cinese Sinopharm.
Tradizionale alleata della Russia, al lavoro però per entrare nell'Unione europea, Belgrado rilancia anche con l'apertura a Pechino e diversifica le fonti da cui ricevere il vaccino anti Covid.
Spiega una delle responsabili dei centri di vaccinazione, Dragana Milosevic: "Lavoriamo con il vaccino Sinopharm, vacciniamo quotidianamente 1.500-2.000 cittadini e non abbiamo mai avuto una brutta esperienza. Dopo aver ricevuto il vaccino, i cittadini stanno seduti nella sala d'attesa per 15-30 minuti, e non ci sono stati assolutamente effetti collaterali finora".
La maggiore disponibilità ha dato alla Serbia la possibilità di somministrare il vaccino al 6,8% dei suoi 7 milioni di abitanti sinora, più del doppio del rapporto dell'Unione europea.
Slavica Radanovic, pensionata di 70 anni, si dice piacevolmente sorpresa dell'efficienza del servizio sanitario: "Sono un'operatrice sanitaria in pensione e so che il settore sanitario è buono, ma sono sorpresa dal livello di organizzazione e dalla presenza massiccia di operatori".
Geopolitica e sanità: così Belgrado ha vaccinato per ora una parte più grande della sua popolazione rispetto a qualsiasi altra nazione in Europa dopo il Regno Unito.