Argentina: approvata la legge che autorizza l'aborto

Attiviste pro-aborto commosse a Buenos Aires dopo l'approvazione della nuova legge in Senato
Attiviste pro-aborto commosse a Buenos Aires dopo l'approvazione della nuova legge in Senato Diritti d'autore Natacha Pisarenko/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
Di Redazione italiana e spagnola
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Il testo è passato al senato con 38 sì e 29 no. L'Argentina è il primo grande Paese sudamericano ad approvare l'interruzione volontaria di gravidanza

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Con un voto storico, dopo ore di dibattito, il senato argentino ha approvato la legge che autorizza l'interruzione volontaria di gravidanza. 38 i voti favorevoli, 29 i contrari, un astenuto. L'Argentina è il primo grande Stato sudamericano ad autorizzare l'aborto legale che diventa possibile entro la quattordicesima settimana di gravidanza.

Nel 2018, il Senato argentino aveva negato la depenalizzazione dell'aborto, lasciando il Paese ancorato a una legge del 1921, di oltre due decenni più vecchia rispetto all'introduzione del diritto di voto per le donne argentine (il suffragio universale femminile è stato approvato solo nel 1947).

Questa volta il disegno di legge è stato approvato definitivamente anche grazie all’introduzione di alcune modifiche al testo originario, all’inserimento dell’obiezione di coscienza e al sostegno esplicito del partito al governo.

Intervistata due anni fa da Euronews, Veronica Undurraga, esperta in diritti umani e studi di genere, aveva previsto che entro due anni l'aborto sarebbe stato legalizzato in Argentina.

Nel 2018, infatti, nonostante la momentanea delusione delle attiviste, "per la prima volta dopo sei tentativi precedenti in cui non era stato nemmeno discusso, era stato possibile discutere un disegno di legge" non solo al Congresso ma con un lungo dibattito in Senato.

Undurraga confidò a Euronews la sua certezza "che il progetto di legge sarebbe stato approvato al prossimo tentativo".

Nel 2018, sotto la presidenza di Mauricio Macri (contrario alla legalizzazione), la proposta di legge venne respinta dopo 16 ore di dibattito da 38 senatori, 31 i favorevoli e 2 gli astenuti. In precedenza, la proposta di legge era stata approvata dai deputati.

Oggi, la legge è stata approvata anche dal Senato con 38 voti favorevoli, 29 contrari e un'astensione.

Cosa cambia

Nel disegno di legge che è stato approvato, l'aborto è inserito nel programma medico obbligatorio (PMO) come una prestazione medica di base, essenziale e gratuita. Non sarà possibile ostacolare o negare l’accesso all’aborto.

Oltre la 14esima settimana, sarà necessario rientrare nelle deroghe previste o altrimenti la donna verrà sanzionata. La legge aggiorna anche le pene detentive in base alle quali saranno punite le persone che favoriscono o inducono un'interruzione di gravidanza al di fuori del tempo e dei motivi consentiti.

Le ragazze sotto i 13 anni potranno abortire con l'assistenza di almeno un genitore o un rappresentante legale, quelle tra i 13 e i 16 anni avranno bisogno di un'autorizzazione solo se la procedura compromette la loro salute. Tutte le maggiori di 16 anni potranno decidere in autonomia.

Criticata dai movimenti pro-aborto l'introduzione della possibilità di obiezione di coscienza, non solo individuale, ma anche da parte di strutture private, vista come un compromesso al ribasso dalla Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito.

In caso di obiezione di coscienza, tuttavia, sarà obbligatorio indirizzare il paziente ad un medico che voglia e possa eseguire l'aborto, oppure verso un'altra struttura.

Durante la maratona serale e notturna di interventi, all'esterno del palazzo che a Buenos Aires ospita il Parlamento si erano raccolti i sostenitori della legge (con fazzoletti verdi) e quelli contrari (in celeste), separati da un importante cordone di agenti di polizia.

Promessa della campagna elettorale di Fernandez

L'attuale presidente argentino, Alberto Fernandez, aveva promesso nella sua campagna elettorale del 2019 di portare alle Camere una nuova legge con lo scopo principale di ridurre gli aborti clandestini, che mettono a rischio la vita delle donne - soprattutto coloro che non possono permettersi cliniche private dove l'interruzione di gravidanza è praticata in sicurezza.

Nelle ultime settimane, la maggioranza dei senatori aveva preso pubblicamente posizione e tutto faceva pensare ad un esito molto equilibrato, ma con un leggero vantaggio del sì.

Ore prima del voto, e senza riferirsi direttamente alla sua nativa Argentina, Papa Francisco, la cui opinione influenza sempre la discussione politica del Paese, ha postato su Twitter un messaggio che ha avuto una grande eco. "Il Figlio di Dio è nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio. È venuto al mondo come un bambino viene al mondo, debole e fragile, così che possiamo accogliere le nostre debolezze con tenerezza".

La Chiesa cattolica locale si è sempre opposta alla legalizzazione dell'aborto. Sabato scorso, il presidente dell'episcopato, Oscar Ojea, ha pregato affinché i legislatori "non rinuncino alle loro convinzioni più profonde" in difesa della vita umana e ha sostenuto che, nel "contesto eccezionale" della pandemia, la Chiesa non può nascondere il suo "dolore" di fronte al progetto.

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A fine novembre, il Papa aveva ringraziato in una lettera le “mujeres de las villas”, una rete di donne antiabortiste. Le incoraggiava ad «andare avanti» dicendo che "il paese è orgoglioso di avere donne così", ed esortava tutti a porsi due domande. "Per risolvere un problema, è giusto eliminare una vita umana? Ed è giusto assumere un killer?"

Sud e centro America: le leggi più restrittive in tema di interruzione di gravidanza

Le leggi più restrittive in materia di aborto sono ancora in vigore in Honduras (1983), Nicaragua (2007), El Salvador (1997), Haiti (1985), Repubblica Dominicana (1948) e Suriname (1910).

In questi Paesi, l'aborto è illegale e criminalizzato, in qualsiasi circostanza, anche se la vita della madre è a rischio o se si tratta di uno stupro.

In Honduras erano stati approvati nel 1997 degli articoli di legge volti a depenalizzare l'aborto per motivi terapeutici, eugenetici e legali, ma sono stati successivamente abrogati per decreto. Oggi, tutti i casi di aborto sono punibili da 3 a 10 anni di carcere.

La Chiesa cattolica, che ha molto peso in America Centrale, gioca un ruolo essenziale nella campagna per la difesa dei "non nati". Anche il Nicaragua ha vissuto una situazione simile. Fino al 2006, l'aborto terapeutico era in vigore da più di 100 anni ma in quell'anno il Paese ha criminalizzato l'interruzione volontaria della gravidanza in tutte le circostanze, fortemente influenzata dalle Chiese cattolica ed evangelica. Nel 2007 l'Assemblea legislativa ha approvato un nuovo Codice penale, considerando tutti i tipi di aborto come un reato.

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In El Salvador, l'aborto era permesso quando la vita della madre era a rischio fino al 1997. Oggi è completamente proibito. Questo ha portato a casi controversi, come quello di Teodora Vasquez, condannata a trent'anni dopo un aborto spontaneo e infine liberata dopo dieci anni in carcere.

Le leggi più progressiste

Le legislazioni più progressiste fino ad oggi erano in vigore in Uruguay, Cuba, Guyana e Città del Messico - le uniche enclavi della regione latinoamericana in cui l'aborto è legale.

L'Uruguay è stato il primo Paese ad introdurre il suffragio universale femminile nel 1927 ed è stato nuovamente apripista depenalizzando l'aborto nelle prime 12 settimane di gravidanza (14, in caso di stupro) nel 2012.

In tutta l'America Latina, è Cuba lo Stato pioniere della legalizzazione dell'aborto. Le donne cubane sono state anche tra le prime ad acquisire il diritto di voto nei Caraibi, nel 1934.

Il caso di Città del Messico è un'eccezione nel paese. Qui l'aborto è legale fino a dodici settimane di gravidanza. Altri Stati del Messico, invece, hanno inasprito le proprie norme negli ultimi anni. A Guanajuato, per esempio, l'interruzione di gravidanza è punibile fino a 30 anni di carcere.

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