Repubblica Centrafricana: elezioni presidenziali in un clima di caos e terrore

Si vota questa domenica per le elezioni presidenziali e legislative nella Repubblica Centrafricana, paese nel quale è in corso una guerra civile da ormai sette anni.
Le elezioni si svolgono in un clima infuocato, dopo una settimana burrascosa caratterizzata dalle accuse di un tentativo di colpo di Stato, dalle offensive dei gruppi armati anti-governativi in almeno tre città del paese (Mbaiki, Yalokè e Bossembelè) e dall'invio di militari da parte di Russia e Ruanda per sostenere il governo sotto assedio dell'attuale presidente Faustin-Archange Touadéra, 63 anni, comunque favorito per la vittoria elettorale.
Tutti contro tutti
Lo stesso Touadéra ha accusato l'ex presidente François Bozizé, 74 anni, di essere l'ispiratore degli attacchi militari delle ultime settimane, con l'obiettivo di rovesciare il governo e tornare in sella.
La candidatura di Bozizè è stata, però, respinta dalla Corte Costituzionale del paese e l'ex presidente ha spinto i suoi sostenitori a votare l'ex primo ministro Anicet-Georges Dologuélé, 63 anni, già primo ministro dal 1999 al 2001.
La forza di pace ONU della missione MINUSCA prova a tenere sotto controllo la situazione.
I Caschi Blu (sono oltre 11.000 in Repubblica Centrafricana) e i militari centrafricani e ruandesi pattugliano le strade della capitale Bangui, appostati fuori dai seggi elettorali con veicoli blindati e armati di mitragliatrici,
Tutto, finora, si è svolto tranquillamente.
L'unico problema è stato un ritardo di circa 50 minuti prima dell'apertura di alcuni seggi a Bangui, perché il materiale elettorale non è stato consegnato in tempo.
Un paese perennemente instabile
La Repubblica Centrafricana, paese ricco di minerali, ma assai povero, è cronicamente instabile dall'indipendenza ottenuta dalla Francia 60 anni fa (era il 1960).
Migliaia di persone sono morte da quando è scoppiata la guerra civile nel 2013 e più di un quarto della popolazione (4,9 milioni di abitanti) è fuggito dalle proprie case. Di questi, 675.000 sono rifugiati nei paesi vicini e non possono votare.
Anche se negli ultimi due anni gli spargimenti di sangue sono diminuiti d'intensità, la violenza rimane una costante della vita di tutti i giorni. Le milizie dominano i due terzi del territorio, suscitando timori di intimidazioni che potrebbero anche influenzare l'affluenza alle urne.
Esperti e personalità dell'opposizione si sono già chiesti quale sarà la legittimità del presidente e dei 140 deputati da eleggere, visti gli ostacoli che si frappongono ad un'ampia percentuale di persone, al di fuori della capitale Bangui, di poter votare liberamente.
Dopo questo primo turno, è previsto un secondo turno elettorale, in programma il 14 febbraio 2021.