Bielorussia: la protesta è quartiere per quartiere, 300 arresti

Manifestanti a Minsk 29.11.2020
Manifestanti a Minsk 29.11.2020 Diritti d'autore AP/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
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Ennesima domenica di manifestazioni contro il presidente Lukashenko, a Minsk i manifestanti cambiano tattica per aggirare il divieto di assembramento ma la repressione non si ferma

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"Quartiere per quartiere contro la dittatura". Con questo slogan migliaia di persone hanno di nuovo manifestato a Minsk in Bielorussia contro il presidente Aleksandr Lukashenko. 

Questa volta con una nuova strategia: piccoli raduni, alla fine sono stati una ventina, in diversi punti della città. Come al solito le autorità locali hanno parzialmente bloccato internet e chiuso alcune stazioni della metropolitana. "Che tutti escano per le strade del loro quartiere e vedano le dozzine, centinaia, migliaia di loro compagni", ha detto sabato in un video la leader dell'opposizione Svetlana Tikhanovskaya, in esilio in Lituania esortando tutti a partecipare alla Walk of neighbors. 

Diversa la tattica dei manifestanti, medesime le istanze: le dimissioni del capo dello Stato al potere da 26 anni e rieletto in elezioni considerate truccate il 9 agosto. E' da allora che la protesta non si arresta, fine settimana dopo fine settimana attraversa le stagioni ed è andata avanti anche questa domenica nonostante il tempo freddo e nevoso e nonostante gli arresti. Almeno 300 in quest'ultima giornata di manifestazioni. Un numero ancora più impressionante se si considera che ogni settimana ormai da mesi si contano centinaia e centinaia di fermi.

Dall'inizio della mobilitazione centinaia di migliaia in piazza ma il muro contro muro fiacca

Le manifestazioni settimanali hanno riunito fino a più di 100.000 persone, un record per questa ex repubblica sovietica indipendente dal 1991, ma la mobilitazione è diminuita nelle ultime settimane poiché il governo rifiuta qualsiasi concessione.

Dall'inizio della mobilitazione, almeno quattro persone sono morte durante le proteste o dopo il loro arresto, ma altre morti sospette fanno sospettare un bilancio più pesante. Molti manifestanti arrestati hanno anche denunciato torture durante la loro detenzione e figure dell'opposizione sono in prigione o in esilio.

Sostenuto da Mosca, Aleksandr Lukashenko si rifiuta di lasciare il potere e ha solo accennato a vaghe riforme costituzionali nel tentativo di calmare la protesta. Due giorni fa ha detto che se ne andrà una volta approvata una nuova costituzione ignoti i cambiamenti da apportare alla carta costituzionale e i tempi di approvazione.

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