Tigrè, ultimatum scaduto. Carri armati a Macallè, si teme un bagno di sangue

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L'esercito federale a poca distanza dal capoluogo regionale, Addis Abeba respinge le mediazioni: "Sono affari interni"

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Si teme una nuova accelerazione del conflitto tra il Fronte popolare di Liberazione del Tigrè e il governo etiopico, dopo la scadenza dell'ultimatum lanciato domenica da Addis Abeba nei confronti del governo della regione ribelle e caduto nel vuoto.

Carri armati e veicoli blindati si trovano a poca distanza da Macallé, il capoluogo regionale, e nessuno può escludere un intervento muscolare dell'esercito, che ha invitato la popolazione a lasciare i centri abitati prima dell'avvio dei combattimenti.

Intanto il governo etiope ha invitato la comunità internazionale ad astenersi da "non graditi e illegittimi atti d'ingerenza" nei propri affari, in risposta ai numerosi tentativi di far calare la tensione esecitati da organismi internazionali e paesi della regione.

Mentre si susseguono le notizie di stragi e massacri, ultimo quello del 9 novembre a Mai Kadra, attribuito a miliziani tigrini e costato la vita a oltre 600 civili, non si ferma nemmeno il flusso di profughi che cercano riparo in Sudan.

Il conflitto è arrivato anche al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, dove i paesi africani hanno abbandonato la seduta per dare più tempo agli sforzi di mediazione dell'Unione africana.

L'Alto rappresentante europeo per gli affari esteri Borrell dopo un incontro col ministro degli esteri etiope ha espresso "grande preoccupazione per l'aumento della violenza etnica, le numerose morti e le violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale" in atto nella regione.

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